L’ULTIMO VALZER DELLA SIGNORA GATSBY – RACCOLTI IN UN VOLUME I DIARI DI VIAGGI DI ZELDA FITZGERALD, L'ECCENTRICA E FRAGILE MOGLIE DI FRANCIS SCOTT – “AL DANIELI DI VENEZIA ABBIAMO VISTO LA SLOT MACHINE E CI SIAMO DIVERTITI IN GONDOLA, SENTENDOCI COME IN UNA MORBIDA CANZONE ITALIANA” – LE PULCI AL GRAND HOTEL DI ROMA
Estratto del libro Lasciami l’ultimo valzer di Zelda Sayre Fitzgerald per la Repubblica
Siamo sposati. I pappagalli, sibillini, protestano contro l' ondeggiare dei primi capelli a caschetto nel lusso d' antan del Biltmore.
L' hotel sta cercando di sembrare più antico. I corridoi rosa pallido del Commodore finiscono nelle metropolitane e nelle metropoli sotterranee, un uomo ci ha venduto una Marmon rotta e una selvaggia ventata di amici ha passato mezz' ora a girare tra le porte girevoli.
C' erano dei lillà sbocciati all' alba vicino alla pensione di Westport, dove siamo rimasti svegli tutta la notte per finire un racconto.
Abbiamo litigato nella grigia rugiada del mattino a proposito della morale e fatto la pace con un costume da bagno rosso. A notte fonda il Manhattan ci ha accettati, nonostante apparissimo molto giovani e vistosi. Ingrati, abbiamo riempito la valigia con i cucchiai, l' elenco telefonico e un grande puntaspilli quadrato. La stanza al Traymore era grigia e la chaise-longue grande abbastanza per una cortigiana. Il suono del mare ci ha tenuti svegli. I ventilatori spandevano il profumo delle pesche e dei biscotti appena sfornati e l' aroma di cenere dei commessi viaggiatori attraverso le sale del New Willard a Washington.
1921 Il Royal Danieli di Venezia aveva una slot machine e la cera dei secoli oltre i davanzali. Eleganti ufficiali stazionavano sul cacciatorpediniere americano. Ci siamo divertiti in gondola, sentendoci come in una morbida canzone italiana. Tende di bambù, un asmatico che si lamentava del velluto verde e un pianoforte con i tasti d' avorio erano tutti equamente imbalsamati nei salotti eleganti dell' Hotel d' Italie a Firenze.
Invece c' erano le pulci sulla filigrana dorata del Grand Hotel a Roma. Dietro le palme, uomini dell' ambasciata inglese pieni di graffi. I fattorini hanno detto che era stagione di pulci. Al Claridge di Londra ci hanno servito le fragole su piatti d' oro, la stanza però dava sul cortile ed era buia tutto il giorno. Il cameriere se ne infischiava se c' eravamo oppure no ed era il nostro unico referente. In autunno siamo andati al Commodore a Saint Paul e, mentre le foglie bianche danzavano per la strada, abbiamo atteso la nascita di nostra figlia.
(...) 1924 Il Deux Monde a Parigi terminava con un orrendo cortile blu sotto la finestra. Per sbaglio abbiamo fatto il bagnetto a nostra figlia nel bidet, lei si è bevuta del gin fizz pensando che fosse limonata e il giorno seguente ha rovinato il tavolo da pranzo. Al Grimm' s Park Hotel di Hyères si mangiava capra e la bouganville era precaria come il suo colore sulla polvere bianca e calda. Molti soldati gironzolavano all' aperto nei giardini, nei bordelli si ascoltava musica dai juke-box.
Zelda-Fitzgerald-Save-Me-The-Waltz
Le notti, odorose di caprifoglio e cuoio militare, oscillavano sul lato della montagna e poi andavano a sistemarsi sopra al giardino di Mrs Edith Wharton.
Al Ruhl di Nizza decidemmo: di prendere una stanza senza vista sul mare, che tutti gli uomini scuri erano principi, di non poterci permettere neanche la bassa stagione. Durante la cena in terrazza, le stelle cadevano nei nostri piatti. Abbiamo provato ad ambientarci, guardandoci intorno in cerca di facce conosciute. Ma non abbiamo visto nessuno e siamo rimasti soli con quella grandeur blu profondo, il filetto di sogliola alla Ruhl e una seconda bottiglia di champagne.
Al Continental di St. Raphaël, un patriota francese nutriva i suoi figli come Enrico IV: con il vino rosso. Non c' erano tappeti perché era estate, così l' eco delle proteste dei bambini cadeva piacevolmente fra il tramestio dei piatti e delle porcellane. È lì che siamo riusciti a imparare qualche parola di francese e a sentirci parte del luogo. L' Hotel du Cap ad Antibes era quasi deserto. Il calore del giorno indugiava tra i mattoni bianchi e blu dei balconi; sui grandi teli di cotone, distesi sul terrazzo dai nostri amici, scaldavamo le schiene bruciate dal sole e inventavamo nuovi cocktail.
Il Miramare a Genova aveva addobbato la curva scura della riva con festoni e ghirlande di luci e la linea delle colline si stagliava nell' oscurità grazie alle finestre illuminate degli hotel più in alto.
Gli uomini che si mettevano in mostra sotto i portici vivaci ci sembravano tanti Caruso ancora ignoti, ma tutti ci assicurarono che Genova era una città di affari, molto simile all' America e a Milano. Raggiungemmo Pisa che era buio e non riuscimmo a trovare la torre pendente finché non la oltrepassammo per caso, mentre lasciavamo il Royal Victoria andandocene. Se ne sta lì in piedi, austera, tutta sola in mezzo a un campo.
(...) La madre di Marion Crawford è morta all' Hotel Quirinale di Roma.
Tutte le cameriere la ricordano e raccontano agli ospiti di come, dopo, abbiano sparso i giornali per tutta la stanza. I salottini sono chiusi ermeticamente e le palme nascondono l' accesso alle finestre.
Inglesi di mezza età sonnecchiano nell' aria stantia e mangiucchiano noccioline stantie con il famoso caffè dell' albergo, che fuoriesce da un apparecchio simile a un organo a vapore pieno di caffè macinato, simile alle palle di vetro che scatenano tempeste quando le scuoti. All' Hotel des Princes di Roma abbiamo vissuto di formaggio Bel Paese e vino Corvo; abbiamo fatto amicizia con una fragile zitella, che voleva fermarsi lì fino a quando non avesse finito una storia in tre volumi dei Borgia.
Le lenzuola erano umide e le notti erano perforate dal russare dei vicini, ma non ci importava perché avevamo sempre voglia di scendere in strada fino a via Sistina; c' erano giunchiglie e mendicanti ovunque. A quell' epoca ci sentivamo troppo superiori per usare le guide e volevamo scoprire le rovine da soli, cosa che facemmo quando esaurimmo la vita notturna, i mercati e la campagna. Ci piacque Castel Sant' Angelo per la sua rotonda, misteriosa compattezza e il fiume e i detriti ai suoi piedi.
Era entusiasmante perdersi tra i secoli nel tramonto romano e ritrovare il senso dell' orientamento grazie al Colosseo.
1925 Nell' albergo di Sorrento abbiamo visto la tarantella, una vera, mentre noi eravamo abituati a un sacco di adattamenti più fantasiosi Un sole meridionale aveva narcotizzato il giardino del Quisisana. Strani uccelli protestavano tra gli enormi cipressi per mancanza di sonno, mentre Compton Mackenzie ci spiegava perché viveva a Capri: gli inglesi hanno bisogno di vivere su un' isola. Il Tiberio era un alto e bianco hotel merlato alla base dai tetti rotondi di Capri, fatti a coppa per raccogliere una pioggia che non cade mai. Ci siamo arrampicati fin lassù attraverso un percorso alternativo, fatto di viuzze buie che ospitano panetterie e macellerie alla Rembrandt. Poi siamo ridiscesi verso la misteriosa isteria pagana della Pasqua di Capri, la resurrezione dello spirito di un popolo.