"IL MONDO DEL PORNO VISTO DA NOI DONNE" - MAGGIE GYLLENHAAL IN VERSIONE PROSTITUTA CON LA SERIE TV “THE DEUCE” SI RACCONTA: “PER QUESTO RUOLO HO GUARDATO MOLTI FILM PORNO VINTAGE” - “AVERE UNO COME TRUMP ALLA CASA BIANCA HA CONFERMATO CHE SIAMO UNA SOCIETÀ MISOGINA” - TRAILER
Simona Siri per la Stampa
MAGGIE GYLLENHAAL IN THE DEUCE
Oggi che è piena di turisti e di personaggi Disney sembra impossibile anche solo immaginarlo, ma c' è stato un periodo, negli Anni 70, in cui Times Square era il centro dello spaccio e della prostituzione di New York. Era il periodo in cui la 42 a strada era chiamata in slang «the deuce» (il diavolo), da cui il titolo della nuova serie di Hbo in arrivo su Sky Atlantic dal 24 ottobre.
Ideata e prodotta da David Simon e George Pelecanos - i due nomi dietro alla celebre serie The Wire - racconta la nascita dell' industria del porno per come è oggi, un giro miliardario tenuto insieme dai locali a luci rosse e dai film. È su questo passaggio - dall' illegalità a industria che è ormai parte integrante della società Usa - che si concentra la serie, raccontando le storie di cambiamento di diversi personaggi.
Una è la prostituta Candy interpretata da Maggie Gyllenhaal, una ragazza madre che si guadagna da vivere sulla strada e che viene coinvolta nella realizzazione di film porno.Trentanove anni, icona di un certo cinema indie ( Donnie Darko , Secretary ), ma famosa anche per aver interpretato la donna amata da Batman in Il cavaliere oscuro e per una nomination all' Oscar per Crazy Heart , Gyllenhaal di The Deuce è anche produttrice, un ruolo che divide con il coprotagonista James Franco. E se Candy quando lavora ha una parrucca bionda riccia, la Gyllenhaal che è oggi a New York è elegantissima in un completo giacca pantalone pied-de-poule, lontana anni luce dal suo personaggio.
MAGGIE GYLLENHAAL IN THE DEUCE 2
Perché ha voluto essere coinvolta anche come produttrice?
«David e George (i due creatori, ndr.) mi hanno chiesto di interpretare una prostituta, un ruolo delicato. Per accettare avevo bisogno di garanzie: volevo essere sicura che oltre al mio corpo volessero anche le mie idee. Così è stato. Con loro ho avuto discussioni del tipo: "Avete tagliato quell' orgasmo, ma quell' orgasmo è ciò che rende femminista invece che misogina la scena, quindi per favore rimettetelo". È lì che ho capito che mi ascoltavano veramente».
Qual è l' aspetto più difficile nell' interpretare una prostituta?
«Ho adorato Candy. Certo, le scene di sesso sono state una sfida: ero abituata a film in cui la sessualità era basata su una qualche forma di relazione emotiva, per quanto complicata, qui invece il sesso è vissuto come uno scambio e basta. Quelle e le scene violente sono state per me le più difficili».
Che tipo di ricerche ha fatto per il ruolo?
«Ho guardato molti film porno vintage (ride, ndr) perché Candy è davvero interessata agli aspetti tecnici di come si gira un film. E poi ho parlato con prostitute dell' epoca. Annie Sprinkle, ex prostituta e pornostar poi diventata un' attivista, è stata una fonte preziosa e mi ha messo in contatto con molte donne che lavoravano con lei».
La nascita del porno ha permesso a molte donne di abbandonare la prostituzione.
«Sì, per alcune è stato così. Per altre è stata e rimane un' esperienza di sfruttamento. Per Candy è entrambe le cose».
La misoginia è sempre un argomento attuale?
«Fare una serie sul porno e la prostituzione costringe a confrontarsi con il modo in cui le donne sono trattate nella società. Avere uno come Trump alla Casa Bianca rende tutto più interessante. Il risultato delle elezioni Usa ha confermato che siamo una società misogina».
Big Little Lies e Handmaid' s Tale hanno sbaragliato gli Emmy Awards. Il 2017 si sta rivelando l' anno delle donne per la tv.
«Questa estate ho girato un film scritto e diretto da una donna, prodotto da due donne, finanziato da donne. Non si tratta di un' esercitazione, questa è la realtà, e porta a una visione delle cose femminile, soprattutto quando si tratta la sessualità. Così come un trans avrà una sensibilità diversa, un gay una ancora diversa. Abbiamo bisogno di sentire tutte le voci, di guardare la realtà con più occhi».