MAI DIRE RAI - GUBITOSI AZZERA VILLA ARZILLA, SI LAGNA DELLA BUROCRAZIA, LA TARANTOLA LO RIPRENDE, FRECCERO CONTRO IL CAPO DEL PERSONALE E LEONE VIENE SGAMATO

DAGOREPORT

L'immagine che scorre sullo schermo è quella retorica e un po' abusata di Russel Crowe nei panni del gladiatore che, al centro dell'arena, incita i compagni di sventura prima dell'ingresso delle belve nel Colosseo: "solo restando uniti avremo la possibilità di sopravvivere".

"L'avevo già usata per una convention di Wind" - confessa Luigi Gubitosi, seduto al grande tavolo della Sala degli Arazzi, per illustrare al management della Rai il piano industriale 2013-2015. Così, di lì a poco, lo scontro si trasferisce dal lastricato del Colosseo al palazzo di vetro di viale Mazzini.

Rivendica con orgoglio Gubitosi i risultati del suo piano di incentivazioni, che ha prodotto finora "oltre quattrocento uscite volontarie, che arriveranno sicuramente a seicento", consentendo - dice il direttore generale - di "svecchiare sensibilmente l'azienda".

"Stavamo rischiando - precisa - di trasformare la Rai in una succursale di Villa Arzilla". L'imbarazzo in sala è palpabile e tutti guardano verso la presidente, ultrasessantacinquenne Anna Maria Tarantola, ribattezzata affettuosamente al settimo piano "Miss Marple".

Lei non fa una piega e aspetta il momento propizio per "mordere" il direttore generale. Momento che arriva quando Gubitosi parla della burocrazia che strangola i processi produttivi, delle regole "alle quali bisogna comunque attenersi sempre", dei lunghi mesi persi per le gare d'appalto europee, che potrebbero portare ad un paradosso: "dover implementare il piano industriale con una società diversa da quella che lo ha redatto".

In sostanza - afferma Gubitosi - "potremmo trovarci a dover lavorare con persone che non conoscono nulla di quanto abbiamo fatto finora". "Sarebbe stato sufficiente prevedere l'implementazione in fase di preparazione della gara" - gli fa eco la Tarantola, chiamandolo per nome, in un discorso alto sul senso di appartenenza, sulla missione di servizio pubblico, sulla necessità di controllare quanto va in onda con chiaro riferimento alla bestemmia durante la diretta delle nozze di Valeria Marini su Raiuno.

Giancarlo Leone non riesce, a quel punto, a controllare un tic nervoso all'occhio sinistro, presagendo che di lì a poco la verità sarebbe venuta a galla: come spiega bene Lettera43 (http://www.lettera43.it/cronaca/viale-mazzini-gubitosi-che-abbaia-non-morde_4367594613.htm), tutti avrebbero saputo che era stato lui a dare il via libera definitivo alla scaletta e che il maldestro tentativo di affondare il suo vice Daniel Toaff, scaricandogli addosso tutta la responsabilità sarebbe stato destinato al fallimento.

Anche Carlo Freccero, seduto in prima fila, non perde l'occasione per togliersi un sassolino dalla scarpa e punta diritto verso il capo del personale Luciano Flussi, denunciando "undici anni di ghettizzazione ai suoi danni" e lamentando investimenti insufficienti per i canali digitali.

Così ci si avvia a conclusione, tra slide di costi e ricavi, pubblicità e proiezioni, offerta editoriale e organizzazione del lavoro: dodici cantieri per dodici aree di intervento, coordinati da altrettanti dirigenti di viale Mazzini.

Ma non sfugge ai più che uno solo è a gestione diretta di Gubitosi: guarda caso proprio le all news, dove spadroneggia la pupilla del dg Monica Maggioni. Con un lavoro certosino, da oggi il direttore generale dovrà studiare ogni minuto di informazione in onda nei notiziari della Rai, ascoltare ogni singolo responsabile di tg nazionali e regionali, giornali radio, redazioni parlamentari, Televideo e scrivere di suo pugno una relazione per la discussione del piano industriale... è un'ipotesi credibile? O è forse più probabile che il piattino sia già pronto, magari cucinato e servito da una mano esperta?

 

 

 

Intervento di Giancarlo Leone GUBITOSI E TARANTOLA jpegCARLO FRECCERO Giancarlo Leone con monica guarritore al bolognese Roma 09 1976 - Copyright PizziDANIELE TOAFF

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