toto cutugno

MARIO LUZZATTO FEGIZ RICORDA LO SCAZZO CON TOTO CUTUGNO A SANREMO 2008: “A UN CERTO PUNTO GLI FACCIO NOTARE CHE HA STONATO. APRITI SOCIAL. AVANZA MINACCIOSO VERSO LA POSTAZIONE DEI GIORNALISTI E MI APOSTROFA: ‘MA QUANDO VAI IN PENSIONE? QUELLA CHE HAI DETTO È UNA STRONZATA’” – GINO CASTALDO: “SUBÌ IL FERVORE DEL PREGIUDIZIO, PERCHÉ ‘L’ITALIANO’ ERA PROPRIO UNA BELLA CANZONE. SE NON FOSSE ENTRATA NEL CANZONIERE DI UN CAPOPOPOLO DELL’ULTRAMELODIA, AVREBBE AVUTO UN DESTINO DIVERSO” – IL NO DI CELENTANO, LA FINTA PRIMA DEL “CORRIERE” PER “SCHERZI A PARTE” E L’INTERVISTA A MIA MARTINI: “TI TROVO MOLTO ANTIPATICO, ARROGANTE E PRESUNTUOSO. NON MI PIACE LA..." - VIDEO

 

 

toto cutugno intervista mia martini

1. MIA MARTINI INTERVISTATA DA TOTO CUTUGNO, GLI DICE APERTAMENTE: «TI TROVO MOLTO ANTIPATICO»

Da www.corriere.it

 

«Ti trovo molto antipatico e arrogante»: Mia Martini svelò apertamente durante un’intervista rilasciata proprio a Toto Cutugno cosa pensava di lui. «Ti trovo arrogante perché molto spesso, nel lavoro, non ti curi degli altri. Fai delle cose antipatiche, non hai molto rispetto degli altri artisti. Ti trovo presuntuoso e non mi piace la tua musica»: così l’artista svelò durante il tour di “Sanremo in the World” del 1990, trasmesso su Rai Uno e condotto da Toto Cutugno.

 

 

toto cutugno 2.

2. UN CAPOLAVORO DI ULTRAMELODIA CHE FU RIFIUTATO DA CELENTANO

Estratto dell’articolo di Gino Castaldo per “la Repubblica”

 

Quella gli era venuta proprio bene, un grido, un’invocazione “Lasciatemi cantare...” e come se non bastasse “con la chitarra in mano” e poi una conclusione che fece saltare sulla sedia milioni spettatori che erano lì a trastullarsi col medio cattivo gusto che garantiva il Festival di Sanremo: “lasciatemi cantare… sono un italiano”.

 

CELENTANO CUTUGNO

Impavido, coraggioso, quasi blasfemo, abbastanza da far inferocire quelli che in lui vedevano l’incarnazione del più retrivo populismo canoro, abbastanza da solleticare gli orgogliosi patrioti che di belle canzoni che inneggiavano all’Italia proprio non ne avevano, dovevano accontentarsi di quella patetica Italia mia di Mino Reitano o ancor peggio molti anni dopo di quell’Italia amore mioche il principe Emanuele Filiberto ebbe l’impudenza di andare a cantare con Pupo a Sanremo.

 

toto cutugno 2

Povero Cutugno, in quel caso subì davvero il cocente e cieco fervore del pregiudizio, perché ad ascoltarla bene quella canzone non era affatto male e se non […] fosse entrata quasi per sbaglio nel canzoniere di un capopopolo dell’ultramelodia, la canzone avrebbe avuto un destino diverso, per esempio se esattamante così com’era […] l’avesse cantata uno come Celentano.

 

Non è una boutade, fu davvero proposta ad Adriano che, possiamo dire erroneamente, la rifiutò, e in più pur essendo uscita nel 1983 non era neanche ispirata alla vittoria ai Mondiali del 1982. […] la verità è che quella era proprio una bella canzone, e ti faceva digerire pure una rima “al dente/presidente” che non era il massimo, ma rendeva l’idea, e poi chi altri ha avuto il coraggio di cantare in tempi in cui l’orgoglio nazionale era ai minimi storici che era bello essere italiani, anzi che l’Italia andava carezzata, blandita, amata senza discussioni e soprattutto salutata […] per poi concludere sempre più sfacciatamente che a cantare non era solo un italiano, attenzione, era “un italiano vero”, povero grande Cutugno, quella gli era venuta davvero tanto bene. Tanto quanto un capolavoro d’arte popolare.

 

 

3. GLI DIEDI DELLO STONATO E LITIGAMMO, MA POI AMICI COME PRIMA

Estratto dell’articolo di Mario Luzzatto Fegiz per il “Corriere della Sera”

 

toto cutugno con il coro dell armata rossa

Fino a qualche anno fa non erano frequenti le risse televisive. Anche per questo fece scalpore uno scontro in diretta fra Toto Cutugno e il sottoscritto al Dopofestival condotto da Elio. Correva l’anno 2008. A tarda notte si dibatte e a un certo punto io faccio notare a Toto Cutugno che ha stonato. Apriti social. Cutugno avanza minaccioso verso la postazione dei giornalisti e mi apostrofa: «Ma quando vai in pensione? Quella che hai detto è una str...”».

 

Il pubblico in sala fischia, Elio si interpone temendo forse uno scontro fisico. Un po’ me l’aspettavo. […]  Io non perdo la calma e confesso, con un sorriso, di essere molto interessato a vedere come se la cava davanti al pubblico delle ex Repubbliche sovietiche dove lo strapagano. Insomma subisco l’aggressione senza ricambiare gli insulti. La Rai pensa bene di replicare lo scontro nella sera seguente in prime time. Registrando il picco d’ascolto.

 

lo scazzo tra mario luzzatto fegiz e toto cutugno al dopofestival 2008

[…]  Ci saremmo perdonati negli anni successivi. In realtà con Cutugno io spesso me le sono cercate. Mi riferisco a una puntata di «Scherzi a parte». Con la complicità della direzione del Corriere creammo una pagina che titolava: «Il disco truffa di Toto Cutugno», in cui si stroncava il suo ultimo album definendo l’artista un «improbabile guitto». Era circa mezzanotte e Radio Kiss Kiss ospitava per l’appunto Cutugno. Gli venne mostrata la pagina falsa del Corriere . Lui impallidì. In quel mentre squillò il telefono. Ero io che rincaravo la dose. Finché arrivò la liberatoria «Sei su “Scherzi a parte”». Fu così felice che non si arrabbiò.

 

toto cutugno 5

Cutugno piaceva al popolo, i critici invece lo massacravano: lui era il simbolo del bel canto popolare. I critici tutti sul rock e la canzone d’autore. L’intellighentzia però fu sconfitta anni dopo. Quando Céline Dion in concerto a Milano offri fra i bis «L’Italiano» lasciando stupiti i detrattori, i colti.

 

Per le platee dell’Est Cutugno era una divinità, anche per quella timbrica che ricordava molto quella di Celentano: tanto che era richiestissimo da quelle parti. Aveva infatti preso casa da decenni non lontano dall’aeroporto di Linate. Viaggiava sempre con aereo privato nell’ex Unione Sovietica e incassava compensi importanti. E a volte rientrava a Milano subito dopo lo show.

 

 

4. SIPARIO ITALIANO CUTUGNO

Estratto dell’articolo di Stefano Mannucci per “il Fatto quotidiano”

 

toto cutugno concerto in russia

Adriano non era lucido. Aveva occhi solo per Ornella. Ascoltava Toto un po’ distrattamente grattandosi il mento, con la solita espressione da cacadubbi. “Fammela ascoltare un’altra volta”. Cutugno obbedì. Teneva moltissimo a quella canzone, nata quasi per caso durante una tournée in Canada.

 

[...] Era l’inverno 1981, il Mundial e Paolo Rossi ancora di là da venire. Tornato a Milano, aveva fatto completare la musica al fido Cristiano Minellono.

 

ADRIANO CELENTANO ORNELLA MUTI

Celentano parve emergere dalle nebbie del suo tribunale interiore. Emise la sentenza. “No”. Toto trasalì. “Come no?”. “Non la canterò mai”. “Ma perché?”, lo implorò l’altro. “Perché non ho bisogno di sottolineare di essere un italiano vero, io. La gente lo sa”. Cutugno uscì dalla roulotte, si allontanò dal set del Bisbetico domato, il flirt con la Muti stava facendo deragliare il Molleggiato. Pensò di appallottolare quel testo, non meritava di essere conservato nella custodia della chitarra.

 

Ci volle Gianni Ravera per convincere Toto a portare L’italiano a Sanremo ’83. “[...] fregatene del suo rifiuto, la canterai tu. Vedrai che sarà un successo”. Insomma, successo.

 

toto cutugno in russia

Al Festival il brano arrivò quinto, dietro la “protetta” di Baudo, Tiziana Rivale, Donatella Milani, Dori Ghezzi. Un podio da storcere il naso. Quarta però era la sognante, magnifica Vacanze romane dei Matia Bazar. Subito dietro ecco L’italiano, premiata però da casa con il primato delle cartoline Totip, più di mezzo milione di voti. Un flop per la giuria, un trionfo di suffragi dai teleutenti.

 

Da lì, la conquista del mondo: sì, i connazionali all’estero, la nostalgia di casa, l’orgoglio patrio, l’inno “ufficioso” cantabile quanto e più di Mameli. Versioni in mille lingue, dal finlandese al cinese. Naturalmente il russo. In tutta l’urss avevano visto il Festival di Sanremo, il Cremlino adottò Cutugno. E non solo lui.

 

pippo baudo toto cutugno

Dissolvenza. 2019. Un gruppo di deputati ucraini invia un documento agli Sbu, i servizi segreti ucraini, chiedendo al loro capo Vasily Gritsak di mettere al bando il cantante Toto Cutugno in quanto “nemico del Paese”. Nel faldone non c’è solo l’andirivieni “per lavoro” dell’artista con la Russia, ma anche il gesto “protervo” di aver invitato il Coro dell’armata Rossa a Sanremo 2013, dove i soldati hanno accompagnato il musicista della Lunigiana in una esecuzione da superospite de L’italiano e di Nel blu dipinto di blu.

toto cutugno con belen rodriguez a sanremo

 

[…] Se n’è andato subito dopo essere diventato ottuagenario, portandosi nell’anima per tutta la vita l’incubo di veder morire soffocata, per un boccone di traverso, la sorella Anna. Lei aveva sette anni, lui due di meno.

 

Una carriera da cento milioni di copie lo ha, per quanto si possa, consolato per quella tragedia. […] Ora tutta la musica italiana tributa a Cutugno l’omaggio che si deve al big sceso dal palco. Tra gli altri, Pippo Baudo sottolinea: “Mi ero accorto subito della potenza internazionale de L’italiano, Sembrava scontroso, era solo malinconico”. Inevitabilmente, la Meloni prova a mettere il cappello sulla memoria del cantautore nazional-popolare: “Addio, italiano vero”. Ma la miglior epigrafe ce la concede ancora Al Bano: “In tanti lo denigravano, lo incenseranno dopo morto. Toto, come Totò”.

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