willy fratelli bianchi

WILLY, I FRATELLI BIANCHI E LA CRONACA CHE SPIEGA BENE IL PAESE – MATTIA FELTRI:  SUI FATTI DI COLLEFERRO AL SECONDO GIORNO È USCITA LA NOTIZIA – IRRESISTIBILE! – DI UNO DEI PARENTI DEGLI INDAGATI TRASECOLANTE: CHE SARÀ MAI, HANNO SOLO UCCISO UN IMMIGRATO! CAPITE CHE I PARENTI DI CINQUE INDAGATI SARANNO POTENZIALMENTE UN CENTINAIO? CHI L’HA PRONUNCIATA QUELLA FRASE? DOVE? A CHI? STA IN QUALCHE VERBALE? BOH. MA È DIVENTATA LA CATAPULTA PER I COMMENTI E GLI EDITORIALI SU UNA SOCIETÀ SFIBRATA, SENZA VALORI, RAZZISTA, FASCISTA E COSÌ VIA. NON È GIORNALISMO, RAGAZZI, È ENTERTAINMENT…

Mattia Feltri per huffingtonpost.it

 

La cronaca spesso spiega bene il paese, ma due casi recenti, più dell’orrendo massacro di Colleferro, lo spiegano meglio.

willy

 

Il primo è di pochi anni fa. In un paese della campagna laziale, una ragazzina scrive un tema per scuola in cui racconta, senza dovizia di dettagli, degli abusi subiti dal padre. La professoressa avverte la preside, la preside avverte i servizi sociali, i servizi sociali avvertono i carabinieri.

 

i fratelli bianchi

L’uomo è convocato in caserma e - in attesa che le indagini chiariscano le sue eventuali colpe, o gli eventuali disagi della figlia - è invitato a stare lontano da casa e controllato con un braccialetto elettronico. Per due settimane nessuno sa niente. La delicatezza della situazione è amministrata con pari delicatezza finché, chissà come, la notizia arriva ai giornali.

 

Partono gli inviati e partono gli articoli. Le regole deontologiche, che impongono di non svelare l’identità della ragazzina, sono aggirate con l’abile (insomma) trucchetto. Si scrive l’età, il nome della scuola, la professione dei genitori, il numero delle sorelle, le minori e le maggiori.

 

i fratelli bianchi a miami

Di quegli indizi l’Italia intera non se ne fa nulla, ma in un quarto d’ora il paese capisce perfettamente di chi si sta parlando. La privatezza è violata proprio laddove andava protetta con più cura: nella comunità in cui vive la famiglia. La faccio breve: dopo qualche giorno di trattamento, quello del diritto di cronaca, diciamo così, con qualche agile scialo di pigra ferocia, un mostro qui, un bestia là, con qualche trattatello di sociologia del dopocena a corredo, l’uomo s’ammazza. Per colmo di beffa, la moglie e le figlie vengono a saperlo da un sito. La vedova esce al cancello, dove sono assiepati i giornalisti, e gli rifila, dolente, una vana lezione di garantismo (parola antipatica, eh?): “Non si sa nemmeno se era vero”.

 

gabriele bianchi

La seconda è più recente. Siamo in una media città toscana. Una donna ha una relazione con un bambino, o poco più: ha tredici anni. Lei, sposata, con un figlio alle elementari, rimane incinta. Una storia invincibile, secondo le regole della domanda e dell’offerta: qualcuno scrive e molti leggono, gli uni e gli altri con l’inconsapevole leggerezza di chi si trastulla, come su Netflix, con le vite e le sventure degli esseri umani. Lasciamo perdere gli adulti, non muovono nessuna pietà. Abbiamo tre bambini. Di uno tutta la città sa che è il giovanissimo padre. Dell’altro tutta la città sa che ha una madre poco di buono. Del terzo, neonato, tutta la città sa che è il figlio dello scandalo. Noi intanto ci siamo ritirati, i colpi di scena sono finiti, l’intreccio ci è venuto a noia. Rimangono i tre bambini, serviti per l’intrattenimento morboso di una breve stagione, nella loro città, coi loro nomi e la loro biografia da additare per strada.

gabriele bianchi in umbria

 

La carta di Treviso, il protocollo firmato trent’anni fa a difesa dei minori, quella roba per cui sui giornali si pixellano gli occhi dei bambini, non funziona più. Nella sua velleità fa persino ridere. In un dibattito pubblico l’ho detto al presidente dell’Ordine dei giornalisti, ma evidentemente ci sono altre priorità, che io del resto ignoro.

 

A Colleferro è stato tutto più facile: i fatti sono di una brutalità non trascurabile, non c’è di mezzo alcun bambino, resta solo da stabilire il grado di responsabilità degli indagati, e comunque non è faccenda da poco. Ma una foto ci è piaciuta parecchio: quella dei due fratelli Bianchi, muscolosi, tatuati, fisiognomicamente perfetti per l’esercizio dei più automatici pregiudizi e delle teorie più alla mano, su cui non ci si deve pensare neanche trenta secondi: la manna al tempo dei social.

alessandro e gabriele bianchi

 

Al secondo giorno è uscita la notizia – irresistibile! – di uno dei parenti degli indagati trasecolante: che sarà mai, hanno solo ucciso un immigrato! Capite che i parenti di cinque indagati saranno potenzialmente un centinaio? Chi l’ha pronunciata quella frase? Dove? A chi? Sta in qualche verbale? Boh. Ma è diventata la catapulta per i commenti e gli editoriali su una società sfibrata, senza valori, razzista, fascista e così via. Non è giornalismo, ragazzi, è entertainment.

 

willy

Stamattina ho letto, su Colleferro e su uno stupro collettivo (che promette di diventare la nuova imperdibile serie), una citazione di Elias Canetti e del suo formidabile Massa e Potere, a proposito della logica del branco. Nel branco ci si fa forza l’uno con l’altro, ci si sente al di sopra delle regole e della legge, si infierisce rinfocolandosi a vicenda, lo stato di fragilità della vittima paradossalmente moltiplica la crudeltà, e la vittima diventa oggetto dell’autosoddisfazione e dell’autoaffermazione del branco. E’ in quel momento lì, mentre si colpisce chi non può difendersi, che il branco si riconosce non soltanto una forza fisica ma anche una forza morale superiore.

mattia feltri premio e' giornalismo 2018 8

 

Bene, io un’idea su quale sia il branco ce l’ho.

willyi funerali di willy monteiro 1giuseppe conte ai funerali di willy monteiroWILLY 1francesco belleggiawilly 5fratelli bianchi 2fratelli bianchigabriele e marco bianchimario pincarellii funerali di willy monteiro 3

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