bill cunningham cappelli

GIÙ IL CAPPELLO! – IL MITICO BILL CUNNINGHAM PRIMA DI FARE CARRIERA COME FOTOGRAFO ERA UN CAPPELLAIO APPREZZATO DALLE PRIMEDONNE DELL’UPPER EAST SIDE – LA PASSIONE GLI ERA VENUTA DA BAMBINO, QUANDO ALLA MESSA NON SI CONCENTRAVA PERCHÉ ERA TROPPO PRESO DAI COPRICAPO DELLE SIGNORE – IL LIBRO DI MEMORIE “FASHION CLIMBING”, LA SESSUALITÀ, L’ITALIA E IL SEGRETO PER DURARE: “NON PERMETTERE MAI A NESSUNO DI...”

Giusi Ferré per “Io Donna - Corriere della Sera”

 

bill cunningham 8

Sono stati uno degli amori di Bill Cunningham, forse il più grande, assieme a quello per la fotografia: certo il primo, visto che ha raccontato di non riuscire a concentrarsi in chiesa, dove assisteva alla messa quando era bambino, perché troppo preso dai cappellini delle signore. Prima di rubare al mondo frammenti di presente e raccontarlo come la passerella di uno show sul New York Times nelle sue celebri rubriche Evening Hours e On the Street.

 

i cappelli di bill cunningham 10

Prima di scrivere di moda per Women's Wear Daily e Chicago Tribune e setacciare le strade delle metropoli cercando di fotografare i vestiti e le donne più eleganti che li indossavano. Prima che Bill Cunningham fosse il leggendario Bill Cunningham davanti al cui obiettivo tutti sognavano di trovar-si, faceva il cappellaio per le primedonne dell'Upper East Side. Artista dell'acconciatura, maneggiava nastri, fiori, velette, piume, con un gusto soave.

 

i cappelli di bill cunningham 11

Paolo Castaldi, che alla fine degli anni Novanta riuscì a intervistarlo di persona - forse perché figlio di un fotografo eccentrico e importante, Alfa Castaldi - ricorda di aver visto ancora pendere dal soffitto del piccolo appartamento dove abitava file di lunghissime e splendide piume colorate.

 

i cappelli di bill cunningham 12

Traccia visibile di un'epoca, quasi quarant'anni fa, che è il punto di partenza del suo imprevedibile libro di memorie, Fashion Climbing, scovato nel suo archivio dopo la morte (nel giugno 2016) e che la famiglia ha ceduto in un'asta alla Penguin Press. Uscito a settembre 2018 in occasione della New York Fashion Week, non è un libro sulle celebrità, sui sorrisi facili, sul successo, ma sull'invenzione di una vita che racconta gli aspetti più profondi dell'emozione e della personalità.

 

bill cunningham 11

A introdurci in un ambiente che, con toni meno vivaci, potrebbe presentarsi come una tragedia è un ricordo d'infanzia. Estate del 1933, Bill ha quattro anni e tenta incantato di infilarsi l'abito di una delle sue sorelle, di fragrante organza rosa. Ora, non solo l'epoca non era favorevole a questi esperimenti, ma siamo a Boston, in una famiglia cattolica irlandese il cui dilemma era: che cosa diranno i vicini?

i cappelli di bill cunningham 2

 

È la Boston da cui proviene l'unico presidente americano di fede cattolica, John Fitzgerald Kennedy, e quella immensa famiglia della quale solo in seguito si saprà con quale durezza è stato educato. D'abitudine anche nella famiglia Cunningham, che per correggere certe passioni ambigue del figlio, sorpreso davanti all'armadio, «lo picchia con la cintura e lo minaccia in ogni osso del suo corpo disinibito se solo tenta ancora di indossare un vestito da ragazza».

i cappelli di bill cunningham 3

 

La doppia vita di impiegato e stilista

Per togliergli ogni fantasia artistica dalla testa, viene iscritto a una scuola commerciale, quindi spedito a lavorare da Bonwitt Teller, il più piccolo e sofisticato dei grandi magazzini Usa. Prima a Boston, poi, a 19 anni, nel negozio di New York, la cui clientela apparteneva a quella che si può solo definire high society, l'aristocrazia americana del denaro. Comincia lì a fare i suoi"lavoretti". In una stanza sul retro «crea cappellini da coordinare ai vestiti che le signore avevano ordinato».

 

i cappelli di bill cunningham 8

Idea semplice e geniale, - del tutto sconosciuta però alla direzione e che finì per l'entusiasmo di una cliente, lady Astor. Arrivò in negozio con uno di quei cappelli e ai complimenti del direttore rispose con totale onestà che si trattava di una creazione di Bill.  

 

Erbe e fiori sull'elmetto

L'artista venne licenziato, il rapporto con Brooke Astor durò per sempre. Tanto che secondo David Rockefeller fu l'unico rappresentante dei media invitato alla festa per il centesimo compleanno della lady. Intanto il giovane Bill, con quel sorriso smagliante e quella faccia chiara, dai colori vagamente sabbiosi, tipo ragazzo Kennedy, viene arruolato nell'esercito al tempo impegnato in Corea - anche se il fortunato Bill finisce di stanza a Parigi.

bill cunningham 2

 

«Ero il protagonista delle manovre mimetiche», racconta e deve aver calzato con un certo piacere l'elmetto «coperto da un abbagliante giardino di fiori ed erbe». Se era costretto a marciare per ore, immaginava di non tenere in mano un fucile, ma un mazzo di piume di struzzo. Non il più combattivo dei soldati, ma il più fantasioso degli uomini.

 

le foto di bill cunningham 5

Riprende a occuparsi dei suoi adorati cappellini quando nel 1953 rientra negli Stati Uniti e decide di firmarli soltanto William J., facendo sparire il cognome per non mettere in imbarazzo la famiglia. Ottiene un successo impensabile (…) al punto che, il New York Times elogia con entusiasmo la sua collezione del 1958 sostenendo che «alcuni dei suoi copricapi da cocktail erano tra i più straordinari che si fossero mai immaginati».

i cappelli di bill cunningham 9

 

Sono molte le personalità della moda e della stampa con le quali intreccia amicizie fondamentali, come Carmel Snow, direttrice di Harper's Bazaar che per la sua rivista volle come illustratori Dalì e Chagall, e Diana Vreeland, direttrice mito di American Vogue e consulente al Costume Institute di NewYork, dove organizzò mostre sensazionali.

bill cunningham

 

Furono le prime a capire che Cunningham osservava le donne e i loro vestiti, e che questo sguardo straordinario poteva diventare uno strumento di lavoro. Quando l'America smise di portare il cappello e nel 1962 Cunningham chiuse il suo salone, cominciò a scrivere e scattare foto di quel che accadeva nei saloni dell'alta moda e in parchi, strade, party notturni. Quasi una ventata d'aria fresca, di giovani e musica.

 

bill cunningham 3

Tra le scoperte dell'infinitamente curioso Bill, oltre alla magnificenza di Parigi, ai giorni eccitanti a Londra e in Spagna, a contatto con Cristobal Balenciaga, si fa strada anche l'alta moda romana, tutta palazzi rinascimentali, saloni da ballo con relativi balli, feste, attrici sciamate in quella che era diventata Hollywood sul Tevere, stilisti con titoli nobiliari.

 

le foto di bill cunningham 4

Ma scende in campo anche Firenze, dove il conte Giovanni Battista Giorgini raduna nomi nuovi e coraggiosi del nascente prét-à-porter. Si percepiscono un gran fermento e quelle rivalità inevitabili che segnano ogni avvenimento italiano. Se ne accorge immediatamente questo fotogiornalista che non amava gli aspetti dorati di un universo che pure lo attirava, ma sapeva coglierli con un classismo quasi sprezzante. Dire che servono "generazioni di buona educazione" per occuparsi di alta moda eli-mina di colpo molte star di quei vorticosi anni Ses-santa come di oggi.

 

bill cunningham 1

Indimenticabile è la descrizione del suo primo viaggio in Italia (nel 1963) e della partenza da Roma per Firenze con la «Super Glamorous Fashion Press» (super fa-scinosa stampa di moda). Il treno, nemmeno a dirlo, arranca attraverso una tempesta di neve e finisce per bloccarsi nella stazione di un paesino isolato tra le montagne.

 

Pellicce, stivali e occhiali da sole

le foto di bill cunningham 6

La temperatura è scesa a zero, il ritardo supera ormai le sette ore e strane creature svolazzano lungo i vagoni indossando una pelliccia sopra l'altra, cappelli, stivali e ovviamente occhiali da sole. Una scena, che ricorda i film dei fratelli Marx, rende indimenticabili questi momenti: la corrispondente romana di Harper's Bazaar, avvolta in un cappotto di alligatore nero con l'interno foderato di mongolia e un turbante di chiffon alto almeno 30 centimetri, è affacciata al finestrino e sta passando a un inserviente il suo bauletto con i gioielli quando il convoglio all'improvviso si rimette in moto, tra le sue urla che si stanno trasformando in una crisi isterica.

 

Il nostro osservatore deduce così una grande verità: le signore della stampa di moda sono allenate ad apparire chic in pubblico, ma nelle crisi si comportano come se fossero in galera. Poi a Firenze tutto appare fastoso, meraviglioso, di quasi insostenibile bellezza. Ma nelle sale di Palazzo Pitti, buyer più o meno ricchi e giornaliste più o meno importanti misurano il loro potere dal posto conquistato alle sfilate. In prima fila gli americani. Poi inglesi e tedeschi, seguiti da francesi, belgi e giapponesi. Quei giapponesi desideratissimi, superati oggi soltanto dai cinesi che occupano settori interi.

 

bill cunningham 4

Bill Cunningham li ha visti, come ha visto tutte le trasformazioni della moda e della società in questi decenni: ogni immagine, archiviata nei suoi schedari e nelle scatole che conservava nel suo appartamentino alla Carnegie Hall. Così stipato che la porta d'ingresso si apriva solo per un terzo. Senza una sedia, pare, né un armadio. E in effetti, nessuno l'ha mai visto indossare qualcosa di diverso  della giacca a tre tasche, da operaio francese, la borsa con le macchine fotografiche e le scarpe con la suola di gomma.

 

le foto di bill cunningham 7

Non aveva nemmeno la cucina e il bagno privato, ma forse questa austerità quasi monacale gli rendeva meno pesante il lusso e lo sfarzo con il quale si incrociava. Non lo dice nella sua bizzarra raccolta di fatti e riflessioni, che si chiude con gli anni '60, ma possiamo immaginarlo, per la sua insofferenza alle regole e un gusto della libertà che lo spinse a evitare ogni legame. Perfino al New York Times rifiutò di essere assunto fino a quando un furgone lo investì mentre cercava di cogliere espressioni di stile nei passanti e finì in ospedale. Senza assicurazione. Aveva orrore di qualsiasi padrone e quando un giornale richiedeva una sua rubrica chiariva bene che la scelta di chi e che cosa fotografare era soltanto sua, senza imposizioni pubblicitarie.

le foto di bill cunningham 3

 

Il suo segreto: sfuggire a tutti

«Non amo fotografare chi prende in prestito abiti, preferisco le donne che spendono i propri soldi e indossano i propri vestiti... Quando spendi i tuoi soldi, fai una scelta diversa». Più che le appassionate di red carpet, lo incuriosivano le persone che vedeva camminare per strada all'an-golo tra la Fifth Avenue e la 57th Street, dove il sindaco Bill de Blasio ha temporaneamente installato come segnale stradale "Bill Cunnigham Corner". Per capire questo suo interesse per l'umanità, basta pensare che quando gli fu dedicato un bel documentario, diretto da Richard Press, alla sera della prima non si fece vedere perché era impegnato a ritrarre gli ospiti che arrivavano.

le foto di bill cunningham 2

 

A presentarmelo, all'uscita da una sfilata a Parigi, è stata Anna Piaggi, la più grande e rispettata giornalista italiana di moda, vera scopritrice di talenti e donna di straordinaria cultura. Cunningham la stava fotografando perché nessuna era originale e sapeva portare acconciature straordinarie come lei. Mi colpì il sorriso giovane, quasi infantile di quell'uomo che poteva avere sessant'anni, ma guardava come un bambino. E niente oggi mi sembra più vero di quel che scrive verso la fine di Fashion Climbing: «L'unico modo per durare è non permettere mai a nessuno di conoscerti».

bill cunningham 7i cappelli di bill cunningham 6bill cunningham 10i cappelli di bill cunningham 1i cappelli di bill cunningham 5i cappelli di bill cunningham 4le foto di bill cunningham 1i cappelli di bill cunningham 7bill cunningham 9Marte Mei van Haaster Bill Cunningham bill cunningham 6bill cunningham 5

Ultimi Dagoreport

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...