LO MAOMETTO DA PARTE - “NEW STATESMAN”, SETTIMANALE DELLA SINISTRA BRITISH, CHIAMA IL GRANDE ART SPIEGELMAN PER REALIZZARE UNA COPERTINA SULLA LIBERTÀ DI PENSIERO MA POI GLI CENSURA LA VIGNETTA SU MAOMETTO
Alberto Flores d’Arcais per “la Repubblica”
Da anni New Statesman, settimanale di politica e cultura della sinistra britannica, affida a nomi più o meno celebri la direzione di un numero della rivista su un argomento particolare. Come guest editor di quello in uscita ieri erano stati chiamati Neil Gaiman (scrittore, sceneggiatore e autore di graphic novel) e la moglie Amanda Palmer (cantante, pianista e performer).
I quali, avendo deciso di puntare il numero sulla libertà di pensiero («dire l’indicibile») avevano chiamato a loro volta Art Spiegelman (il geniale disegnatore autore del celebre Maus ) per affidargli la copertina. Cosa che Spiegelman (da tempo amico dei due) aveva accettato volentieri, mettendo come unica condizione che venisse pubblicato all’interno della rivista anche una sua pagina di cartoon (titolata “First Amendment Fundamentalist”) in cui, prendendo spunto dalla tragica vicenda di Charlie Hebdo, rivendicava il diritto “a essere un idiota” disegnando anche Maometto.
A New Statesman qualcuno (forse gli stessi guest editor, per loro decisione o magari per pressioni ricevute) ha pensato che non fosse il caso. Così — nonostante quel cartoon fosse già stato pubblicato su Le Monde, Frankfurter Allgemeine Zeitung e negli Stati Uniti da The Nation — hanno ritenuto che fosse meglio non stamparlo.
A quel punto Art Spiegelman ha deciso di ritirare la copertina che aveva già disegnato (una donna legata e incatenata e con un bavaglio in bocca) denunciando l’ipocrisia (e la censura) del settimanale “liberal” sulla sua pagina Facebook: «Ho ritirato all’ultimo minuto la copertina del numero “Dire l’indicibile” perché non posso accettare l’inaccettabile». Il settimanale ha replicato in modo stizzito, negando che ci fosse un accordo per pubblicare anche il cartoon e augurando a Spiegelman «di trovare qualcuno che glielo pubblichi nel Regno Unito».