NO, NON E’ UN MERLO E’ UNA JENA! – ‘’SALLUSTI IN PRIGIONE È IL DELITTO PERFETTO DEL GIORNALISMO ASSERVITO. È IL FRUTTO MALATO DI QUEL BERLUSCONI CHE ADDOMESTICAVA I GIORNALISTI” - DI PIÙ: “È STATO IL GENDARME DEL PEGGIORE GIORNALISMO ILLIBERALE ITALIANO, UNO DEI CANI DA GUARDIA DI QUEL BERLUSCONI CHE PER VENTI ANNI HA SEMINATO LA PESTE DELLA DIFFAMAZIONE…”

Francesco Merlo per La Repubblica

La polizia in redazione sa di regime odioso ma l'arresto di Alessandro Sallusti, la sua evasione e di nuovo il suo arresto, sia pure ai domiciliari, sono una commedia atroce perché la vittima, che senza tentennamenti noi non vogliamo in prigione, è stato il gendarme del peggiore giornalismo illiberale italiano, uno dei cani da guardia di quel Silvio Berlusconi che per venti anni ha seminato la peste della diffamazione, ben oltre l'articolo scritto ma non firmato da Renato Farina che ha infangato il giudice Cocilovo e che ancora oggi Sallusti rivendica come un'opinione forte e non come un'infamia.

E Sallusti, nel difendersi, non usa il linguaggio del detenuto che noi vorremmo liberare ma del carceriere della libertà: non ha mai chiesto scusa a Cocilovo e, nella conferenza stampa, ha mitragliato le parole "cazzo" e "palle" al posto dei ragionamenti.

E poi insulti e accuse di viltà ai cronisti, sputi in faccia a chi ha mancato di difenderlo, soprattutto ai suoi vecchi complici, ai senatori del Pdl che trincerandosi nel voto segreto gli hanno stretto ai polsi quegli schiavettoni che la magistratura gli ha invece risparmiato. E ogni volta che in questi giorni e in queste ore Sallusti ha inscenato l'epica antibuonista, la prova di carattere di chi non vuole piacere a tutti i costi, al punto da farsi gettare in gattabuia con la sua bella faccia scavata, è stato impossibile non sospettare, con dolore e con pena sinceri, il campiere che guadagna gradi e stellette dietro il Silvio Pellico allo Spielberg, dietro l'evaso che ieri, portato in aula, ha finalmente promesso al suo giudice di rispettare la legge, dietro il "delinquente abituale" che il 6 dicembre sarà processato per direttissima per evasione, e speriamo che lo assolvano visto che, cavalcando i suoi paradossi, è il primo evaso della storia che non voleva evadere dal carcere ma voleva evadere per andare in carcere ("manca l'elemento soggettivo" si dice nel linguaggio penale).

Insomma è davvero difficile non intravedere dietro tutta questa sofferenza, vera e falsa al tempo stesso, l'ascesi del galeotto riluttante nella gerarchia dei pezzi da novanta. Più si avvicina alla cella più si inoltra nel cerchio magico. Dell'Utri raccontò che quando nel 1993 Aldo Brancher fu chiuso in carcere, Berlusconi e Confalonieri giravano intorno a San Vittore con la macchina per fargli sentire la loro vicinanza, come in un rito esoterico. E Berlusconi non ha finora detto una sola parola su Sallusti «perché temo di danneggiarlo» ha confidato alla Santanché.

Nel nostro immaginario abbiamo l'esempio di Guareschi e quello di Jannuzzi, ma anche il garbo e la tenace dignità di chi come Tortora pativa un'ingiustizia. Jannuzzi reagì con l'ironia e Guareschi con il silenzio della matita con la quale disegnò se stesso prima nel campo di prigionia tedesco e poi nel carcere della Repubblica italiana. Sallusti reagisce invece con la schizofrenia di chi subisce il contrappasso, di chi finisce in galera con la satanica regia di se stesso. Sallusti in prigione è il delitto perfetto del giornalismo asservito. È il frutto malato di quel Berlusconi che addomesticava i giornalisti o li faceva tacere e dunque li imprigionava in una gabbia peggiore della galera.

È vero che la cattura di Sallusti ci riguarda tutti, che è una pesantissima minaccia per la nostra professione perché adesso corriamo il rischio di avere, anche noi come lui, i poliziotti dietro la porta. Ed è vero che il Giornale che Sallusti dirige è ricco di professionisti appassionati, che nacque per un'esigenza di libertà ed è ancora oggi scuola di cronaca, di critica letteraria, di sport ... Ma il paradosso è che ci ritroviamo ad indignarci non per l'onore di una vittima ma per quello di un carnefice, e del suo stesso giornale innanzitutto.

Sallusti è stato infatti l'agente di custodia, l'uomo di mano del più potente e ricco leader politico della storia dell'Italia repubblicana che usava i giornali e le televisioni, quelle di cui è ancora proprietario e quelle pubbliche che controllava politicamente, per truccare l'informazione, falsificare persino le immagini e le foto. Berlusconi per venti anni ha impaginato ogni mattina l'Italia e ha trasformato la sua biografia in un romanzo nazionalpopolare che i rotocalchi affidati ai suoi tanti Sallusti ogni giorno pubblicavano e ripubblicavano, lustravano una vita illustrata che non aveva mai vissuto, trasformavano i suoi disturbi e le sue ossessioni in capacità seduttiva.

Berlusconi si è circondato di lingue servili e di scrittori su dettatura, ha cacciato via dalla Rai Biagi e Santoro, ha cercato di mettere a tacere persino Montanelli, ha corrotto e comprato cronisti e magistrati, ha sporcato forse per sempre il blasone della Mondadori, ha messo le mani sui grandi giornali di tradizione, è riuscito a cacciare prima Ferruccio De Bortoli e poi Paolo Mieli dalla direzione del Corriere della Sera.

E i suoi talenti migliori come Sallusti si sono esercitati nella diffamazione, veleni e veline dal caso Boffo alla costruzione della macchina del fango utilizzata di volta in volta per tutti i nemici del padrone, da Fini sino a Crocetta. Alla fine questo giornalismo ha reso sospetta la stessa professione, le ha tolto prestigio e ha per esempio trasformato un campione dell'informazione anglosassone, un eroe della Cnn come Alessio Vinci in un propagandista impacciato persino nell'intervistare Nicole Minetti, e che adesso è stato pure licenziato (e gli facciamo tanti auguri).

Questa malainformazione ha persino contagiato un certo giornalismo antiberlusconiano che è diventato a sua volta odioso nella polemica personale, nell'insulto ferocemente goliardico e gratuito, spaventoso al punto da fare oggi il tifo per la galera a Sallusti, con l'augurio di gettare via la chiave...

La regia diabolicamente perfetta di questo arresto è dunque firmata dallo spirito del tempo: Sallusti agli arresti sta a Berlusconi come Napoleone a cavallo stava ad Hegel. A furia di sporcare e di ammanettare la libertà degli altri Sallusti ha finito con l'ammanettare se stesso, come Colombo che a furia di cercare l'Est trovò l'Ovest.

Certo, la grazia del capo dello Stato non si può pretendere perché la gratuità è nella sua natura. Ma sarebbe sicuramente una grazia al giornalismo perché disinnescherebbe la protervia intossicata di Sallusti e contribuirebbe a restituire alla diffamazione la sua sostanza di incidente tra la verità e la malafede. Non si può infatti tollerare che la diffamazione diventi eroismo grazie all'enormità della galera, che è sproporzionata quale che sia il reato commesso dal giornalista. Ecco perché la grazia, oltre che riconciliare il diritto con la dignità e con la pietà, restituirebbe il giornalismo alla civiltà della misura.

 

FRANCESCO MERLOL'ARRESTO DI SALLUSTISallusti LINO JANNUZZI MAURIZIO BELPIETRO VITTORIO FELTRI resize ALDO BRANCHER ROBERTO CALDEROLI FOTOMONTAGGIO - ALESSANDRO SALLUSTI IN CARCERESALLUSTI FELTRI BELPIETRO FERRARA MARIO SECHI BERLUSCONI berlusconi e sallusti SALLUSTI HOME PAGE FELTRI E SALLUSTRI SALLUSTI RISCHIA IL CARCEREDINO BOFFO

Ultimi Dagoreport

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO