"IL ROCK E’ LA LIBERTA’ DI FARE QUELLO CHE VUOI" - NOEL GALLAGHER PARLA DEL NUOVO DISCO E SPARA: "LA REGINA ELISABETTA E BONO VOX NEI PARADISE PAPERS? E QUAL È LA NOVITÀ?" - "TRUMP E IL 'CICCIONE NORDCOREANO' SONO NOIOSI" - SUL FRATELLO LIAM: "HA BISOGNO DI UNO PSICHIATRA"- "GUARDIOLA? UN FOTTUTO MESSIA" - VIDEO
Paolo Giordano per il Giornale
Mica facile essere Noel Gallagher. Faccia da duro. Occhiali neri. Battute e parolacce come se piovessero. Presenta il nuovo Who built the moon? dei suoi High Flying Birds che è il suo disco più lontano dalla sua ex band Oasis ma anche quello che lui definisce «il più rock'n'roll di tutti». Un paradosso perché Noel è proprio un paradosso in senso greco, ossia è corretto ma contraddittorio.
È una delle ultime vere rockstar perché ne rappresenta l'icona perfetta tanto è scorbutico, frontale ed esagerato. Ma per lui il rock è «libertà» mentre per l'universo mondo significa «andare in giro con i giubbotti di pelle, urlare e bere tanto Jack Daniel's. Per me significa che puoi fare tutto quello che ti pare».
In effetti in questo disco (che uscirà il 24 novembre, giusto sei giorni prima della sua apparizione a X Factor) lui ha proprio provato a fare ciò che gli pare perché nelle canzoni ha inserito imprevedibili echi di elettronica e di black music e ha coinvolto ruotano circa trenta musicisti più due idoli della sua generazione, Johnny Marr e Paul Weller («Paul abita a pochi metri da me e Johnny viene da Londra a Manchester solo per spiegarmi come suonare un accordo alla chitarra»).
Essendo paradossale, Noel Gallagher definisce «cosmic pop» quello che è il suo disco più rock'n'roll. E poi, per complicare ancora un po' il panorama, spiega che «il rock ha ucciso il rock'n'roll» e che «è facile usare le chitarre per cantare le notizie del giorno, ma a che cosa serve? E cosa serve tingersi i capelli, mettersi gli orecchini, farsi i tatuaggi?». In pratica, una badilata a mezzo secolo di canzoni impegnate. «Forse ai tempi di John Lennon le notizie erano meno noiose».
Ora «La guitar music è diventata una questione di urla, ma datevi una calmata... Dave Grohl dei Foo Fighters, i Green Day e il tizio dei Queens of the Stone Age urlano le notizie, ma chi vuole musica che parla di attualità?». Per capirci, «le notizie sono noiose». Sono noiosi Trump e «quel tizio ciccione nordcoreano che ha un aspetto buffo ma è noioso lo stesso». La noia deve essere una fissa di famiglia. Suo fratello Liam ha definito «noiosa» la musica di Noel che gli risponde facendo il gesto di uno sbadiglio: «Quando esce il suo disco, la settimana prossima?» No è già uscito. «Beh, lui è sempre così arrabbiato, dovrebbe andare dallo psichiatra». Fratelli coltelli.
In poche parole, dopo la fine del tour collegato al precedente disco Chasing yesterday, l'ex anima degli Oasis ha sentito di aver completato un ciclo e si è ritrovato a collaborare con il produttore David Holmes: «Mi fermava ogni volta che componevo qualcosa di lontanamente simile agli Oasis o al precedente materiale degli High Flying Birds. Per un anno è stato frustrante, ma poi mi sono divertito, e se questo fosse il mio ultimo disco ne sarei davvero orgoglioso».
Quando parla, Noel Gallagher concede poco alla mimica facciale e alla gestualità da teatrante. Tipicamente british, parla dritto al punto: «Il titolo del disco viene dal libro di Christopher Knight e Alan Butler secondo i quali la Luna sarebbe un corpo estraneo al sistema solare, un oggetto messo là da qualcuno. Io non credo nelle teorie cospirative, perché sono noiose (pure quelle - ndr), quindi credo che abbiano scritto quel libro dopo aver visto troppe volte Guerre Stellari magari bevendo o fumando troppo».
Invece Noel Gallagher sembra in forma perfetta, asciutto, lucido e appena un po' brizzolato. Un autentico osservatore dal giudizio tagliente: «La regina Elisabetta nei file dei Paradise Papers? E qual è la novità? C'è il mio nome in quel file? No, perché io di tasse ne pago tantissime.
Allora, qual è la prossima domanda?». Se la faranno i suoi fan, ascoltando il disco, che spariglia le carte. E poi magari seguendolo dal vivo nel suo unico concerto italiano l'11 aprile al Fabrique di Milano anche perché «per la prima volta avrò delle donne nella band». Stop. Poi si alza, concede un sorrisetto il più breve possibile e se ne va portandosi via il fascino inspiegabile di un'icona antipatica che però ti porta buon umore.
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