DALAI, MAI DIRE MAI! NON FU BANCAROTTA FRAUDOLENTA, L’EDITORE ALESSANDRO DALAI, EX PROPRIETARIO DELLA BALDINI CASTOLDI DALAI ASSOLTO DOPO DIECI ANNI DI CONTENZIOSO . “SE IL MARCHIO CHE AVEVO FONDATO FALLÌ, NON È CERTO STATO PER MIA RESPONSABILITÀ” - LA VICENDA INIZIO’ NEL 2013 CON L’AFFAIRE MONDADORI CHE "FECE UN CONTRATTO" CON "IL NOSTRO AUTORE FALETTI" – “SE NON L’HO FATTA FALLIRE IO, L’HA FATTA FALLIRE..."
R.C. per il “Corriere della Sera” - Estratti
Una storia durata dieci anni. Ora Alessandro Dalai (1947), editore ed ex proprietario della Baldini Castoldi Dalai — che pubblicò bestseller come Va’ dove ti porta il cuore (1994) di Susanna Tamaro e Io uccido (2002) di Giorgio Faletti — lo scorso 21 dicembre è stato assolto dall’accusa di bancarotta fraudolenta della società dichiarata fallita nel 2014, «perché il fatto non sussiste». La sentenza è stata emessa dal giudice della Prima sezione penale del tribunale di Milano, presieduta da Andrea Ghinetti.
Dalai, che nella sua carriera editoriale è stato anche responsabile di collane in Mondadori e amministratore delegato di Einaudi e dell’«Unità», ha ripercorso la sua vicenda giudiziaria con il «Corriere».
Vicenda che inizia nel 2013, in occasione della pubblicazione, da parte dell’allora Baldini Castoldi Dalai (oggi rilevata, col nome Baldini+Castoldi, da La nave di Teseo), del nuovo romanzo di Giorgio Faletti, scomparso nel 2014. «Nel 2011 — spiega Dalai — noi avevamo già pagato a Faletti un anticipo di 320 mila euro.
La Mondadori nel frattempo fece un contratto, o forse due, con lo stesso Faletti perché voleva uscire a tutti i costi col nostro autore. Era un periodo in cui la casa editrice di Segrate non andava bene, e aveva perso diversi autori, come Roberto Saviano e Vito Mancuso e altri che non volevano più restare».
Così, prosegue Dalai, inizia una trattativa con Faletti per l’uscita del suo libro: «Mi disse che non si trovava più bene con noi, nonostante dieci giorni prima ci fossimo fatti gli auguri di Natale 2012. A un certo punto capisco però che non è solo un problema di onorare il contratto del libro, ma che Mondadori voleva a tutti i costi Faletti, anche se questo ci avrebbe fatto fallire. Infatti ci chiudono il magazzino dei libri, dato che loro erano il nostro distributore, che resta chiuso da marzo fino al momento in cui avviene il fallimento nel 2014, e decidono di fare uno stock di 5 milioni di copie di libri. E stiamo parlando, all’epoca, di una casa editrice che era tra i primi dieci editori in Italia».
Dalai dice che Mondadori ha sempre negato di aver fatto un contratto a Faletti, «cosa che invece è stata poi provata dalla vedova, che ha restituito l’anticipo a Mondadori di questo secondo contratto, come ha dichiarato in udienza nel 2014. Non solo: quando ho tentato la strada del concordato preventivo, e ho dato in affitto la casa editrice per garantire la continuità aziendale, il concordato preventivo non è andato in porto perché Mondadori non ha liberato i libri dal magazzino, quindi la nuova Baldini Castoldi ha dovuto ristampare tutto il magazzino e non se la sono sentiti di firmare il concordato preventivo che avrebbe evitato il fallimento.
(...) Così l’editore commenta la sentenza: «Stiamo aspettando le motivazioni dal giudice, ma sono stato assolto dai capi di accusa di bancarotta fraudolenta dovuta al fallimento della casa editrice. Quindi, se non l’ho fatta fallire io, l’ha fatta fallire Mondadori d’accordo con Faletti. Dopo dieci anni è stata fatta giustizia su una vicenda che riguarda la cosa più delicata che abbiamo in un Paese democratico, che è l’informazione dell’editoria, là dove per la prima volta il più importante gruppo editoriale ha fatto fallire un concorrente per portargli via l’autore».