a riveder le stelle prima della scala 2020

NOTE DAL SOTTOSCALA - LA GROTTESCA “RECITA” DEGLI ATTORI NON PROFESSIONISTI SULLA PRIMA DELLA SCALA - UN CAROSELLO DI ARIE CELEBRI INCEROTTATE FRA LORO DA SIPARIETTI IN CUI GIOVANI ATTORI, SPERIMENTATI PROFESSIONISTI E SIGNORE CON LA PENNA IN MANO SPIEGAVANO CHE L' OPERA NON ERA ROBA PER VECCHI, NÉ PER RICCHI, NÉ PER ANIME CANDIDE. DOPO IL DEPRIMENTE SPETTACOLO, CI È TORNATA IN MENTE LA BATTUTA DI ORSON WELLES: “L'ITALIA CONTA CINQUANTA MILIONI DI ATTORI. I PEGGIORI SUL PALCOSCENICO…” - VIDEO

Giovanni Gavazzeni per il Giornale

 

placido domingo a riveder le stelle prima della scala 2020 1

Quando ci si sveglia da un brutto sogno ci vuole tempo per ritrovare i confini della realtà. Così è accaduto dopo la serata di Sant' Ambrogio, tradizionale attesissima apertura della Scala, trasformata in quest' ultima edizione in un carosello di arie celebri incerottate fra loro da siparietti in cui giovani attori, sperimentati professionisti e signore con la penna in mano spiegavano che l' Opera non era roba per vecchi, né per ricchi, né per anime candide.

 

Anzi, «udite, o rustici», recava significati reconditi, alti e attuali. Dopo il deprimente spettacolo, ci è tornata in mente la battuta di Orson Welles: «l' Italia conta cinquanta milioni di attori. I peggiori sul palcoscenico».

 

roberto bolle a riveder le stelle prima della scala 2020 5

Welles si riferiva soprattutto al fatto che gli italiani bastava aprissero la bocca per dimostrarsi attori nati. Quella sensazione che il forestiero prova a Napoli ascoltando i dialoghi al mercato, le concioni dei tassinari, la perizia oratoria di mastri, osti e camerieri: un teatro a cielo aperto. Cosa avrebbe detto l' autore-attore di Quarto potere e Otello dei piccoli istrioni scritturati nella trasmissione televisiva scaligera?

 

Forse avrebbe consigliato al regista di rinunciare ai fini dicitori d' accademia e prendere attori di strada. Senza più mattatori, orfani di Totò, di Eduardo e Peppino, di Govi e Baseggio, di Sordi e Tognazzi, di Gassman e Manfredi, di Anna Magnani e Gian Maria Volonté, aggrappati alla grande bellezza di Toni Servillo e a qualche giovanotto di concrete speranze, oggi avremmo potuto rispondere all' illustre regista-sceneggiatore-attore di aspettare la trasmissione a reti unificate del decreto presidenziale quotidiano.

michela murgia alla prima della scala

 

Lì avrebbe avuto la conferma di quanto avvertiva mezzo secolo fa, cioè che gli attori che rappresentano il Belpaese non sono sul palcoscenico, ma si aggirano fra noi, formicolano per il transatlantico e alla buvette di Montecitorio, stazionano sugli scranni vellutati di Palazzo Madama e, a volte, sognano o si destano a Palazzo Chigi e più in alto.

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