FREQUENZE DA FREQUENTARE - OCCHIO A SPERARE DI FARE CASSA COSTRINGENDO RAI, MEDIASET, LA7 E GLI ALTRI A PAGARE PER NUOVI SPAZI NEL DIGITALE TERRESTRE: LA LEGGE È GIÀ STATA FATTA DA PAOLINO ROMANI, D’ACCORDO CON L’EUROPA, E SI RISCHIANO RISARCIMENTI MILIONARI - IL PARAGONE CON LE ASTE PER L’UMTS NON REGGE: A FRONTE DI 4 FREQUENZE PER CELLULARI, CI SONO 240 CANALI IN PALIO NEL BEAUTY CONTEST: SI RACCOGLIEREBBERO POCHI SPICCIOLI - COME HA PREDETTO IL PADRONE DELLE ANTENNE (IL BANANA): SE SI FA UN’ASTA, RISCHIA DI ANDARE DESERTA…
1- «L'ASTA SULLE FREQUENZE TV? SAREBBE UN FLOP COLOSSALE»
Andrea Cuomo per "il Giornale"
«Ha presente la favola della ricottina?».
Quella della contadinella che va al mercato con la sua ricottina, sogna di venderla e di reinvestire i suoi guadagni fino a diventare ricchissima; e mentre pensa a tutto ciò la ricottina le cade e lei perde tutto?
«Quella. Bene, la vicenda dell'Âasta per i diritti televisivi mi ricorda quella favola. I diritti sono la ricottina, e chi sogna di far guadagnare allo Stato miliardi di euro è la contadina. Stiamo parlando di fantasie».
La spiega così Vincenzo Zeno-Zencovich, professore di diritto comparato all'Università Roma Tre ed esperto di media e nuove tecnologie. Con una favoletta che potremmo ribattezzare dei fantastiliardi. Quelli che secondo alcuni si potrebbero ricavare annullando il cosiddetto beauty contest (il «concorso di bellezza che premia i requisiti dei concorrenti e non la loro offerta) per l'assegnazione delle frequenze televisive e indicendo un'asta che coinvolgerebbe non solo i soliti noti (Rai, Mediaset, Telecom) ma anche altri soggetti.
Sedici, quattro, tre, sei. La ridda di miliardi negli ultimi giorni è stata frenetica. Così come è stata frequente la compulsazione del libro dei sogni su come utilizzare il presunto tesoretto digitale: in cima alla lista, la possibilità di rendere meno traumatica la riforma del sistema pensionistico. Peccato che per Zeno-Zencovich tutto ciò sia solo utopia.
Professore, cosa c'è che non va nell'indire un'asta per l'assegnazione delle frequenze per la tv digitale terrestre?
«Prima di tutto siamo di fronte a una palese illegittimità . La gara secondo il sistema del beauty contest è già in corso e numerose imprese, tra le quali due quotate in Borsa, vi stanno partecipando. La revoca del bando arrecherebbe loro un grave danno in termini di investimenti pianificati, assunzioni, acquisizione di programmi del quale finirebbero per chiedere un risarcimento allo Stato. Ma c'è di più».
Dica, dica.
«Il beauty contest non solo poggia su precisi atti di legge che il Parlamento dovrebbe abrogare, ma è costituito su una delibera dell'Agcom concordata fin nel dettaglio con la Commissione europea. Annullando il beauty contest il governo si porrebbe in contraddizione con l'authority e soprattutto con un atto che ci è stato chiesto da Bruxelles».
Ma c'è chi dice: negli altri Paesi le frequenze televisive si assegnano con le aste.
«Non è vero. Nessun Paese europeo ha indetto l'asta per le frequenze».
I fautori dell'asta sostengono però che l'asta per la banda larga mobile con le tecnologie del 4G ha portato nelle casse dello Stato quasi 4 miliardi e che si potrebbe fare lo stesso con la tv digitale...
«Ma nelle telecomunicazioni la rete è quasi tutto,c'è una struttura dei costi più semplice e un pubblico affamato che garantisce grandi ricavi. Una frequenza tv quanto vale? Di per sé nulla, visto che non dà certezza in ordine al ritorno economico. Nella televisione la rete è solo l'inizio, l'investimento grosso è sulla produzione o sull'acquisto di contenuti».
Sta dicendo che a nessuno converrebbe acquistare a peso d'oro frequenze televisive?
«Io posso anche decidere di mettere all'asta per un milione di euro il ritratto di mio nonno, ma se poi nessuno lo acquista non mi posso sorprendere. Veda, il caso classico è Telecom: Bernabè è disposto a sborsare 1,2 miliardi per le frequenze di telecomunicazione, ma se uno gli chiedesse di acquistare una frequenza televisiva lui risponderebbe: "Ma quanto mi date voi, piuttosto?"».
Insomma, scordiamoci di fare cassa così.
«Mi viene voglia di ricordare che io assieme ad altri ho gestito la gara Umts nel 2000 che ha portato in cassa 14 miliardi, e quella 4g che ha portato 4 miliardi. Questi sono soldi veri che io ho contribuito a procurare. Per tutto quanto il resto, le chiacchiere (e i soldi) stanno a zero».
2- FREQUENZE, IL PIATTO NON Ã COSÃ RICCO DIFFICILE INCASSARE MILIARDI VENDENDOLE ORA ALLE EMITTENTI. IL VERO REGALO? TRA 5 ANNI....
Enrico Grazzini per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"
Il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera è di fronte all'alternativa se permettere la gara «concorso di bellezza» gratuita avviata dal suo predecessore Paolo Romani, e concedere quindi gratis le preziose frequenze pubbliche a Mediaset e a Rai, o se invece farle pagare, con un'asta al rialzo, o con una gara a pagamento. Ma qual è l'effettivo valore economico delle frequenze tv? «Stimarne il valore è particolarmente complesso e incerto perché le frequenze non hanno un valore intrinseco - spiega Antonio Sassano, considerato il maggiore esperto del settore -, valgono tanto quanto gli operatori prevedono di ricavare dai servizi che offriranno».
Il valore di mercato delle frequenze è quindi diverso in relazione alle tecnologie utilizzate, ai servizi offerti, e alle diverse condizioni di mercato e della domanda. Per fare degli esempi: Omnitel nel 1994 vinse la gara «concorso di bellezza» per il Gsm versando nelle casse dello stato 750 miliardi di lire. Nel 2000, per l'asta al rialzo per l'Umts, ogni gestore mobile partecipante pagò invece circa 5 mila miliardi di lire; l'asta fruttò allo Stato addirittura 30 mila miliardi di lire (15 miliardi di euro). Allora i gestori delle Tlc mobili ritenevano che l'Umts, ovvero i servizi mobili di terza generazione (come per esempio le videotelefonate e Internet), fossero remunerativi nel breve periodo: la storia ha dimostrato invece che il Gsm per molto tempo è stato più redditizio dell'Umts.
Più recentemente l'asta al rialzo per i servizi di telecomunicazioni di quarta generazione si è conclusa con la vittoria di Telecom-Tim, Vodafone e Wind che hanno pagato ciascuno un miliardo per frequenze abbastanza analoghe a quelle attualmente messe in gara gratuita per le televisioni nazionali. I gestori mobili hanno pagato salato perché il traffico sulle reti mobili raddoppia ogni anno grazie a smartphone e tablet: e chi non disporrà di sufficienti frequenze sarà costretto ad uscire dal mercato.
Le frequenze dedicate alla tv digitale terrestre valgono però molto meno perché l'offerta è sovrabbondante. Il piano delle frequenze preparato da Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità delle comunicazioni, prevede che alle tv siano dedicate ben 40 frequenze, o 40 multiplex: considerando che ogni multiplex trasmette almeno 6 canali tv, c'è spazio per trasmettere 240 canali nazionali e locali. Inoltre il mercato della pubblicità televisiva si sta contraendo. «Nelle condizioni attuali - dice Sassano - un'eventuale asta riservata solo alle emittenti televisive per le 6 frequenze nazionali in palio potrebbe raggiungere al massimo qualche centinaio di milioni».
Ma le frequenze digitali sono neutre, cioè possono essere usate per tutti i servizi, sia quelli tivù che mobili. E il bando di gara per le televisioni nazionali prevede che dopo 5 anni le frequenze ottenute gratis possano essere vendute liberamente sul mercato. Tra 5 anni le televisioni potrebbero allora rivendere le frequenze ai gestori mobili con una plusvalenza netta di centinaia di milioni, e senza incassi per lo Stato. Questo potrebbe essere il vero regalo per Mediaset e Rai.
berlusca papaBERLUSCA BENITO Benny per LiberoPAOLO ROMANI CORRADO PASSERA CON LE CUFFIECORRADO PASSERA SUPERSTAR CON MOGLIE e CORRADO CALABRO CORRADO CALABRO Antenne MediasetCONFALONIERI Lorenza Lei - foto AnsaStellaVINCENZO ZENO ZENCOVICH