1. TRA I DUE QUELLO CON PIÙ SINAPSI È LAPO, IL FRATELLO MINORE CHE FINO A OGGI SE L'È BRUCIATE A VELOCITÀ CRESCENTE, CON COCAINA, SESSO MALANDATO E PERSONALI ABISSI
2. JOHN È L'ACQUA CHETA, L'ALTRA METÀ DELLA MELA, CHE PER INTERO FA PIÙ O MENO IL NONNO, GIANNI AGNELLI, CHE LE SINAPSI LE BRUCIAVA E LE COLTIVAVA A COLPI DI COCAINA
3. JOHN JACOB PHILIP ELKANN, DETTO YAKI, PATRIMONIO PERSONALE DI 2,4 MILIARDI DI DOLLARI, PARLA IL MENO POSSIBILE. QUANDO LO FA È PER RINGRAZIARE. UNA VOLTA INCIAMPA SU UN CONCETTO UN PO' TROPPO HEGELIANO: "I GIOVANI NON TROVANO LAVORO PERCHÉ STANNO BENE A CASA". I GIOVANI (PER LO PIÙ SENZA CASA E SENZA LAVORO) NON LA PRENDONO BENE...
Pino Corrias per il Fatto Quotidiano
Tra i due quello con più sinapsi è Lapo, il fratello minore che fino a oggi se l' è bruciate a velocità crescente, con cocaina, sesso malandato e personali abissi. Sempre facendo finta di divertirsi un mondo, in realtà soffrendo come un cane, circondato da mediocri parassiti, e un paio di volte rischiando di lasciarci la pelle, peccato per lui e per noi.
John è l'acqua cheta, l' altra metà della mela, che per intero fa più o meno il nonno, Gianni Agnelli, che le sinapsi le bruciava e le coltivava, principe di ogni dettaglio ornamentale della nostra storia patria, così tanto carismatico da concedersi il lusso di aver mandato in malora l' azienda ereditata, senza subirne le conseguenze, e anche per questo adorato da tutti gli ordinari impiegati dell' establishment, giornalisti compresi, che per essere felici, devono sognare in grande e a colori.
I giovanissimi Andrea agnelli col padre Umberto e John Elkann col nonno Gianni
John Jacob Philip Elkann, detto Yaki, patrimonio personale stimato di 2,4 miliardi di dollari, nasce con camicia bianca ben stirata e sguardo buono, a New York, anno 1976, da Margherita, la figlia insofferente dell' Avvocato e da Alain Elkann, figlio del rabbino capo di Parigi. John cresce con lingua madre portoghese e paesaggi da jet set, senza mai sbucciarsi le ginocchia, con piccoli sport praticati, la sciabola, la vela, lo sci, ma senza mai strafare, teneri turbamenti d' adolescenza incisi negli occhi, molta gentilezza intorno, molta consapevolezza dentro.
John Elkann con Luca Montezemolo
Nutrito con tutto il necessario per volare senza scosse, l' infanzia dorata in Brasile, i soggiorni a Londra, New York, Parigi, il collegio, una laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino, una manciata di stage al Lingotto, alla Magneti Marelli di Birmingham alla Fiat Auto di Tychy in Polonia, dove girano le rumorose linee metalmeccaniche, poi basta rumori, a 22 anni il puro ossigeno dei piani alti, consiglio di amministrazione Fiat, poi quello della cassaforte del gruppo, l' Ifi, a 28.
Ginevra Lapo e John Elkann con la nonna CArla OvazzaLAPO E JOHN ELKANN
Tutta bambagia che un po' lo protegge e un po' lo stordisce. Cresce circondato da turbolenze familiari che virano sempre di più in nero: il divorzio dei genitori a 5 anni, la morte improvvisa del cugino erede designato, Giovannino Agnelli, il dramma dello zio più amato, Edoardo, morto suicida, la scomparsa del nonno nel 2003, la morte del prozio Umberto pochi mesi dopo, la ribellione della madre a tutta la famiglia in lotta furiosa per l' eredità, lo scandalo dei soldi all' estero, l' horror vacui del rischio fallimento, e ora la fulminea malattia dell' uomo del miracolo, il suo ultimo mentore, Sergio Marchionne.
JOHN ELKANN PAPARAZZOGIANNI AGNELLI E LAPO ELKANN
John ne esce sempre apparentemente indenne, arredando la sua candida nuvola con una buona parola per tutti. E sempre ricambiato dai superstiti che hanno l' aria di non perderlo mai d' occhio: "Maturo", "serio", "responsabile", "riflessivo", "umile", "il nipote perfetto", "il nipote prediletto". Elogi che a intrecciarli tutti possono fare anche un nodo scorsoio. Oppure un buon appiglio per le pareti che lo attendono.
JOHN ELKANN CON FAMIGLIA COMPLETA
Il capostipite della nidiata più costosa d' Italia, l' antico senatore Agnelli che fabbricò auto a inizio Novecento, insegnò ai figli a sposare solo principesse, per aggiungere alla ricchezza che puzzava troppo di olio e di benzina, il profumo del sangue blu che fa carisma. E così fecero tutti, compreso John, tre generazioni dopo, scegliendo la più bionda di tutte le contessine milanesi, Lavinia Borromeo, sposandola tra i fiori e lo champagne dell' isola di famiglia, nell' arcipelago del conte padre, dentro al cuore blu del Lago Maggiore.
Fiaba troppo levigata persino per i rotocalchi plebei, addestrati allo scandalo, ma quella volta rimasti a bocca asciutta, nonostante i 700 invitati, gli elicotteri, i motoscafi, i bodyguard a rischio cafonaggine, e invece tutti ammirati da quello Sposalizio di Raffaello virato in Primavera del Botticelli a consacrare la nuova famiglia regnante, nata davanti ai sudditi, il popolo dei salariati. Che di lì a poco saluterà i natali di tre figli specialissimi anche nei nomi, ci mancherebbe, Leone, Oceano e Vita Talita.
Lapo John Elkann e Lavinia Borromeo
Senza alzare mai troppa polvere, John inizia la sua lunga marcia, sempre un passo indietro ai grandi che lo guidano, compresi i due consulenti di famiglia, Franzo Grande Stevens e Gianluigi Gabetti, ingranaggi anche loro di un declino che a cavallo del millennio, sembra inarrestabile e che ogni anno brucia amministratori delegati, tensioni sindacali e risorse, lasciando la Fabbrica Italiana Automobili Torino senza innovazione tecnologica, senza modelli competitivi, senza idee, se non quella di vendere il più presto possibile.
Un po' prima della catastrofe, ecco comparire dal nulla il miracoloso Sergio Marchionne - scovato da Gabetti, anno 2004, Fiat in rosso di 2 miliardi - eccentrico manager italo-canadese, che ha appena risanato una multinazionale svizzera e che in Italia non conosce nessuno, Marchionne chi? Non indossa cravatte, non frequenta salotti, non sopporta i politici, gli sta antipatico pure Luca Cordero di Montezemolo, storico compagno di svaghi dell' Avvocato.
Ha gli occhiali da miope, ma ci vede benissimo, vuole aprire la Fiat al mondo, ridimensionarla in Italia, ingaggiare ingegneri e idee. Ha un carattere compatto, ma con il morbido John è sintonia a prima vista. Lo tiene al caldo i primi anni, mentre lui disbosca duro stabilimenti, sindacati e Confindustria. Se lo porta in America, dove il presidente Obama e Detroit offrono soldi e una via d' uscita che ha il marchio globale della Chrysler.
sergio marchionne angelino alfano roberta pinotti john elkann tullio del sette
John guarda e impara. Indossa un intero guardaroba di cariche dirigenziali, vola da un consiglio di amministrazione all' altro, siede tra i grandi del gruppo Bilderberg, affida la Juventus al cugino Andrea, governa La Stampa, giornale di famiglia, accelera la fusione con Repubblica del gruppo De Benedetti, fa shopping di carta stampata, compra il settimanale Economist, entra in News Corp a fianco di Rupert Murdoch che pubblica il Wall Street Journal. Fa vita austera e sotto traccia tra gli ectoplasmi del potere globale. Per svago si concede un po' di neve a St.
Moritz, un po' di Caraibi, confidando, ai pochi amici, che gli piacerebbe mangiare, almeno una volta, in una pizzeria qualunque. In pubblico parla il meno possibile. Quando lo fa è per ringraziare. Una volta inciampa su un concetto un po' troppo hegeliano: "I giovani non trovano lavoro perché stanno bene a casa". I giovani (per lo più senza casa e senza lavoro) non la prendono bene.
Lui abbozza e sorride ai fotografi. Marchionne lo innaffia e lo pettina tutte le mattine spiegandogli come è fatto il mondo e gli allarga il regno, sbaraglia i fatturati, quota in Borsa Ferrari, si inventa la Jeep e la Nuova 500, moltiplica per dieci il valore dell' intera baracca che ora si chiama FCA , ha la sede in Olanda, residenza fiscale a Londra, quotazione a New York, ed è diventata la settima fabbrica di automobili nel mondo.
Sembra l' idillio. Con il lieto fine incorporato al 2019, Marchionne già destinato a salutare la vecchia avventura per quella nuova, sedendosi al volante di tutta quanta la Ferrari, e John che alla bella età di 43 anni, vincendo finalmente la vertigine, si sarebbe cimentato nel suo primo, avventuroso, passo avanti solitario. Invece niente. Il destino di famiglia si è voltato un' altra volta in nero.
JOHN ELKANN - MONTEZEMOLO - SERGIO MARCHIONNE
Il potere gli è cascato addosso all' improvviso. E davanti al bivio della sua prima decisione, scegliere tra Mike Manley, uomo di vendita targato Chrysler, e Alfredo Altavilla, uomo di prodotto, sceglie l' angloamericano. A perfezionare lo smaltimento di tutte le radici italiane, secondo un destino che già assomiglia a un progetto, e che nei prossimi anni farà scomparire sempre di più Torino, l' Italia, due piccoli mondi rispetto a quello grande, dove viaggiano auto elettriche e auto senza pilota che la Fca ancora deve mettere in cantiere.
andrea agnelli lapo john elkann
E dove da oggi vola John Jakob Philip Elkann, il padrone globale, che ha sempre fatto fatica a parlare italiano, e che forse si prepara a vendere tutto, addio, proibito piangere.
John Elkann con Gianni Agnelli allo stadio