MI SI NOTA DI PIÙ SE VADO ALLO STREGA O SE RESTO ANONIMA? - LO SCRITTORE PAOLO DI PAOLO CONTRO LA FERRANTE (ANITA RAJA): “UN’OPERA SENZA AUTORE? ALLORA CANDIDIAMO ALLO STREGA ANCHE I PC E LE LAVATRICI"
Paolo Di Paolo per “il Fatto Quotidiano”
C’è un nuovo genere letterario: le lettere a Elena Ferrante. “Cara Elena, anche se non mi risponderai, vengo a te con questa mia”. Si è aggiunto Saviano, per candidarla al premio Strega. La signora, se tale è, non appare, non è mai apparsa, e qualche giurato ha già messo le mani avanti: “Se decidi di non esistere allora non vai allo Strega” ha detto Sandro Veronesi.
Ma Saviano è convinto che la presenza di Ferrante “sarebbe un modo per fare finalmente quanto tanti auspicano da anni: mettere fine alle logiche di spartizione”. E perché mai? Che c’entra? Gli invisibili della scrittura sono altri, e Saviano, con il suo nome, potrebbe difendere loro: gente che scrive molto meglio di Ferrante ma al premio Strega non sarà mai preso in considerazione (e forse nemmeno da un editore nazionale).
Aldo Busi, sul Fatto, ha liquidato l’affaire come “familistica sbrodolatura di sentimentalismi partenopei” e Ferrante come uno/una “che scrive così da cani”, “intingendo la tastiera nella qualunquistica melassa più fintoperdente del mandolino scassato... che si meriterebbe non solo lo Strega ma anche il Campiello e, perché no, il Nobel”. Lui è ironico, ma a osannare sul serio l’autrice dell’Amica geniale si fa a gara. All’estero e in Italia.
Legittimo, per carità, ma si tratta in parecchi casi di critici nostrani dal palato finissimo, che di solito hanno riserve su tutti. E soprattutto, da buoni misogini – diciamolo – su tutte. Sparlano di (e se serve le stroncano) Mazzantini, Tamaro, Casati Modignani, anzi non le degnano di uno sguardo, e gridano al capolavoro per Ferrante. Seguendo quali criteri?
Ferrante è cool, piace alla gente che piace, si legge anche a Manhattan! Bravi provincialoni di mamma. Per fortuna, in rete, anche i lettori che le danno quattro stelle su Anobii sono più onesti: “bel polpettone ben congegnato”. “Aridatece Carolina Invernizio” grida qualcuno più perplesso. Quanto alla storia dell’invisibilità, dell’anonimato dell’autrice, i partiti sono due: chi la trova una scelta sublime, cool pure questa; chi non si dà pace e vorrebbe sapere: Starnone?
La moglie, Anita Raja? Starnone&LaMoglie? Starnone, la moglie, gli amici di Starnone e della moglie. A leggere di fila I giorni dell’abbandono di Ferrante e Lacci di Starnone, qualche dubbio viene. D’altra parte, sulle copie dei libri di Ferrante il bollino Siae non c’è, non c’è mai stato: il che funziona quasi come prova matematica che all’anagrafe italiana non è registrata nessuna Ferrante Elena.
I diritti vanno all’editore, che poi li gira sul conto o sui conti di. Il vincitore dello Strega 2014, Francesco Piccolo, presentato al premio da Starnone, plaude alla candidatura di Ferrante – e guarda caso è lui a firmare la sceneggiatura della fiction che ne sarà tratta –. Si può parlare di “giretto-Ferrante”? No, perché poi ti dicono che sei invidioso. Ma de che? direbbero nella Roma terrazzata dove forse Ferrante alberga. Di scrivere come lei/lui? Aiuto! A chi esalta “la negazione del proprio statuto di autore a favore dell’opera” verrebbe da dire che c’è modo e modo, e c’è opera e opera.
Senza scomodare Salinger e Thomas Pynchon, è possibile non diventare feticci e, volendo, mettere al riparo la privacy senza questa pantomima che sa tanto di presa in giro, di “mi si nota di più se sto in disparte”. J. M. Coetzee esiste, ma chi lo vede mai? Il nostro Vassalli, misantropo ruvidissimo, se ne sta in località praticamente senza indirizzo e dichiara sulle bandelle la volontà di non partecipare ai premi. E comunque: posso sapere cosa sarebbe un’opera senza autore? Si possono candidare allo Strega anche i computer o le lavatrici? Piantiamola.
Stiamo qui ancora a interrogarci su Shakespeare, a festeggiare Dante 750 anni dopo, a cercare di capire cosa avesse nella testa, cosa fosse il suo mondo, a leggere le lettere di John Cheever e ad ascoltare le conferenze di David Foster Wallace su YouTube e parliamo di “negazione dello statuto di autore a favore dell’opera”. Il Barthes più inutile (La morte dell’autore) non era passato di moda? Gli stessi giornali che fanno i salamelecchi alla Ferrante si fionderebbero pure sull’epistolario inedito di Peppa Pig.