
WILD BOYS! I DURAN DURAN DURANO ANCORA E TORNANO A SUONARE IN ITALIA, FU PATRIA DEI PANINARI ANNI '80 - SIMON LE BON: “LA NOSTRA MUSICA E’ INVECCHIATA BENE" - "BOWIE SAPEVA EDUCARE I SUOI FAN. PRINCE? ERAVAMO ESASPERATI DAL SUO TALENTO” - VIDEO
Gianni Santoro per “la Repubblica”
«Eravamo ospiti di un programma tv e guardandomi intorno capii che nel pubblico c’era un’agitazione un po’ sospetta». Inizia così la lunga storia d’amore tra i Duran Duran e l’Italia. 35 anni fa. «La volta successiva non riuscimmo neanche a uscire dall’albergo. Era pieno di ragazze che erano lì ad aspettarci ». Simon Le Bon ricorda bene. Le “duraniane” erano un esercito agguerritissimo. E non solo in Italia.
Alcune sarebbero anche diventate famose: Jennifer Aniston, ad esempio, come ama ricordare spesso l’attrice. Nessun’altra? «Beh, anche Angelina Jolie era sempre sulle nostre tracce. E Jennifer Lawrence. E poi la principessa Diana ci perseguitava ovunque, lo sanno tutti. Sto scherzando. Ovviamente».
57 anni, di cui 30 da marito della modella Yasmin Parvenah, tre volte padre, oggi Simon Le Bon è una popstar appagata. La storia ha dato ragione ai suoi Duran Duran, che nei prossimi giorni tornano a rinnovare le promesse matrimoniali con l’Italia con cinque concerti (il 5 giugno al Teatro Antico di Taormina, il 7 al festival Rock in Roma, l’8 all’Arena di Verona, il 10 al Parco della Cascine di Firenze e il 12 allo Street music art di Milano) in cui presentano l’album Paper gods del 2015.
Non sono molte le band pop che possono vantare una tale longevità.
«È vero. È più facile invecchiare nel rock che nel pop. Penso ai Rolling Stones, per esempio, che hanno fatto un buon lavoro rimanendo insieme. Gli U2. E i Depeche Mode. Gli altri sono tutti artisti solisti. Ah, no, i Coldplay ci stanno arrivando quasi. E i Radiohead ».
E i Duran Duran come sono invecchiati?
«Abbiamo sempre avuto un lato pop ma anche uno rock e uno soul. Considerando gli anni da cui veniamo credo che la nostra musica sia invecchiata abbastanza bene».
Gli anni da cui venite sono anche quelli del punk, che compie 40 anni. Vi odiavano?
«Non credo fossimo esattamente odiati. In fondo dall’inizio del punk al nostro arrivo passò qualche anno. C’era spazio per tutti. Anche per quelli che amavano gli Wham!».
A lei piaceva il punk?
«Sì, molto. Nel nostro primo album c’era una canzone, Careless memories, che era abbastanza punk. Quando esplose abitavo nei sobborghi di Londra, partivo da casa e arrivavo al trenino locale cercando di evitare i teddy boys che mi avrebbero preso a calci e andavo al centro per ascoltare le band punk. Ogni volta perdevo l’ultimo treno dell’una di notte e mi ritrovavo a dover passare la notte a Hyde Park. In attesa del primo treno del mattino».
Poi si è avvicinato ad altri generi. Nel nuovo tour avete ospitato anche gli Chic.
«Grandi! Immagino che molte donne avranno detto ai mariti: “Dai, andiamo a vedere i Duran Duran”. E i mariti: “Ma stai dicendo seriamente?”. “Sì, ci sono anche gli Chic”. “Ah, ok allora”. Grazie a loro abbiamo avuto modo di suonare davanti a più gente. Con Nile Rodgers la collaborazione è lunghissima, da Wild boys e Notorious fino all’ultimo album».
Avete parlato anche di David Bowie con lui?
«Nile mi ha raccontato di quanto fosse bravo e professionale: aveva le idee chiare quando entrava in studio. Bowie mi ha influenzato tantissimo. Dal punto di vista artistico era così libero, sapeva educare i suoi fan. Fu importante anche per i New Romantic, la scena musicale degli esordi dei Duran, perché era un’icona. Lo adoravano».
Anche Prince è stato importante per i Duran Duran.
«Eravamo esasperati da lui, dalla sua abilità musicale, dal suo talento. Quando arrivò Sign o’ the times mi travolse. Ci costrinse ad alzare i nostri standard.
Skin trade era un brano sicuramente ispirato al suo sound, anche se Nile Rodgers ci sentiva Curtis Mayfield. A volte quando mi blocco cercando una melodia vocale mi chiedo “cosa farebbe Prince?”. E la melodia arriva».
Come mai non ha mai realizzato un album solista?
«Non ne ho mai sentito l’esigenza. Ma chissà. In qualche modo con il tempo sto mettendo su un album mio. Molto molto lentamente. Non ho fretta. Dovrà essere di qualità. Ma in realtà già negli anni Ottanta ho avuto il mio progetto fuori dai Duran, ricordate gli Arcadia?».
Il suo progetto art-pop. Ha mai pensato di rimettere insieme la band?
«Ogni tanto, ma sarebbe molto complicato. In quell’album ci suonavano Andy Mackay dei Roxy Music al sassofono, David Gilmour alla chitarra, Herbie Hancock. E Grace Jones. E Sting. Metterli insieme oggi sarebbe straordinario ».
I tempi non sono maturi per un film sui Duran Duran?
«Credevo ne avessero già realizzato uno, no? Sposerò Simon Le Bon (prova a dirlo in italiano, ndr). Ma magari prima o poi ci sarà un bel biopic su di noi, ma sarebbe più divertente con una buona dose di fiction».
E a chi farebbe interpreterebbe Simon Le Bon?
«Ah, bella domanda. Mi piacerebbe Alicia Vikander nel ruolo di Simon. Perché no? Se Cate Blanchett ha potuto interpretare Bob Dylan (nel film Io non sono qui, ndr) allora Alicia può essere Simon».
Non le hanno mai chiesto di fare il giudice in qualche talent show?
«Non partecipo ai talent show. Non mi piacciono. Non credo siano giusti per gli artisti. Tolgono credibilità».
Invece Morgan, vostro famoso fan italiano, è tornato a lavorarci.
«Ah, Morgan, certo. È in qualche talent? Mmm. Credo che vada bene per Morgan, ma non per Simon».