COSA PENSANO DALLE PARTI DI ''STAMPUBBLICA'' DEL ''SOLE DELLA SERA''? LO DICE STATERA: ''SAREBBE L'UNIONE DI DUE DEBOLEZZE. IL 'SOLE' STA MESSO MEGLIO DEL 'CORRIERE', MA DEVE ESSERE RISTRUTTURATO. NON CREDIAMO CHE I DUE GIORNALI SI FONDERANNO IN EDICOLA''
Alberto Statera per ''Affari & Finanza - la Repubblica''
State certi che questa settimana nella sua prima uscita pubblica, il nuovo presidente della Confindustria Vincenzo Boccia non farà cenno, salvo imprevedibili bizzarrie, al “Sole-24 Ore”, l’ex glorioso gioiello della corona dell’organizzazione imprenditoriale. Eppure, mentre il grande riassetto della stampa nazionale è in corso, il foglio rosa, che ha qualche peso in Italia (meno nel panorama dall’informazione finanziaria internazionale), è stato uno dei protagonisti della partita per l’elezione del nuovo presidente.
Caricato di 200 miliardi di perdite messe insieme in sei anni, con operazioni rischiose e spesso senza costrutto, vecchio, senza visione, ondivago e esposto alle liturgie dei past president, da un valore di borsa di 5,75 euro il titolo è sceso all’incirca a 0,5. In ogni conciliabolo riservato degli ultimi mesi si è posto l’interrogativo: che farne, mentre tutta la stampa nazionale si fonda e si ristruttura?
Da una parte Benito Benedini, il roccioso presidente della società del quotidiano, che ha fatto scudo col suo corpo ad ogni ipotesi di unione-matrimonio al grido “giù le mani dal glorioso foglio che non si imparenterà con nessuno”. Dall’altra, il potente presidente dell’Assolombarda Gianfelice Rocca, che del quotidiano aveva chiesto la presidenza in caso di elezione alla presidenza della Confederazione di Alberto Vacchi. In questo caso, il dossier “Sole” sarebbe già squadernato sul tavolo presidenziale.
Ma al vertice del gruppo che edita il quotidiano è stato messo il past president Giorgio Squinzi, non pregiudizialmente contrario, ma che non si è mai segnalato per grinta decisionale. Intanto si consuma la ben più impegnativa partita per il controllo del “Corriere della Sera”, icona d’influenza e di potere politico. Giovanni Bazoli, che del quotidiano milanese è stato il padrino per tanti anni e che ha avallato l’Ops lanciata da Urbano Cairo, ha detto a Ezio Mauro che la partita non è affatto chiusa.
Ci si può scommettere, dopo il lancio della contro-Opa (cash) di Andrea Bonomi, che tra l’altro dieci anni fa dal “Corriere” era uscito vendendo alla Recoletos (che ha poi affossato il gruppo italiano), spalleggiato da Alberto Nagel. Così, mentre Bazoli tesse le lodi del sano imprenditore Cairo (“serio, umile, libero politicamente, uno che quando esce da una stanza spegne la luce”) si almanacca di un nuovo possibile socio di Cairo e di una discesa in campo della famiglia Pesenti attraverso l’Italmobiliare o Clessidra.
MARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARI
E “Il Sole-24 Ore”, che è stato uno degli aghi della bilancia della partita per la Confindustria? Si favoleggia di un piano già pronto per la possibile aggregazione tra il giornale della borghesia milanese e il foglio della Confindustria, che naturalmente ha ripreso vigore subito dopo l’annuncio dell’operazione “Repubblica-La Stampa”. Ma si tratterebbe di mettere insieme due debolezze.
Il giornale confindustriale sta messo meglio del “Corriere” (nel 2015 ha avuto un margine positivo), ma necessita di una profonda ristrutturazione, con riduzione di costi e organici, che peraltro un’aggregazione potrebbe rendere meno complessa. Francamente non crediamo che troveremo in edicola “Il Sole della Sera”, troppe sono le difficoltà e gli interessi finanziari e politici. Quel che è certo è che, dopo questi giorni, il mondo pietrificato della grande editoria non sarà più quello di prima. Auguri a chi spera in meglio.
a.statera@repubblica.it