IL PERICOLO CORRE SUI SOCIAL – GIORDANO BRUNO GUERRI E IL RAGAZZO DI 15 ANNI MORTO PER UN SELFIE ESTREMO: “QUESTI COMPORTAMENTI STANNO DIVENTANDO LA NORMALITA’. INTERNET È DIVENTATO UN MOLTIPLICATORE DI AZZARDO, NARCISISMO, INCOSCIENZA, PER CHI NON HA ALTRO MODO DI FARSI NOTARE" - FEDERICO MOCCIA SI SCAGLIA CONTRO I SOCIAL NETWORK: "UCCIDONO L'AUTOSTIMA, PER QUESTO TANTE FOLLIE…"
Giordano Bruno Guerri per il Giornale
I l ragazzo di 15 anni che è morto precipitando nella condotta per l' aria di un centro commerciale, non era diverso da tutti noi più grandi che, alla sua età, facevamo le stesse cose. Buttarsi a nuotare in un canale di notte (un mio amico), pedalare in bicicletta a occhi chiusi (un emulo di Battisti, ancora senza patente), combattere a sassate contro un' altra squadra (io).Appartiene a tutte le generazioni il gusto della sfida adolescente, la voglia di dimostrare coraggio, audacia, originalità, capacità di rompere le regole.
Il problema è che la normalità abnorme di questi comportamenti sta subendo una moltiplicazione incontrollabile legata all' uso di Internet: come tutto, e pochi di noi possono dire di rimanerne fuori. Io per primo. Pochi giorni fa mia madre compiva 99 anni e ho scritto su Twitter che avrei voluto portarle molti auguri; ne sono arrivati quasi 12mila fra «mi piace», rilanci e commenti: li ho portati a mamma come fossero un immenso mazzo di fiori. C' era del compiacimento vanitoso me ne rendo conto sia nell' avere una mamma tanto vitale, sia nel mostrare di essere un figlio così affettuoso, e non ho potuto prendermerla tanto con una signora, spietata, che mi ha scritto: «Vai da Barbara d' Urso».
Il guaio è che il moltiplicatore di consensi viene usato pericolosamente, nella vita di tutti i giorni come in politica. È di pochi giorni fa la notizia di un altro ragazzino che sarebbe morto per autosoffocamento nel corso di una sfida su Internet. La voglia che avevamo noi dinosauri preinternettiani di esibire coraggio, audacia, capacità di rompere le regole, ha trovato un pubblico immenso. Come gli auguri alla mamma sono cresciuti da una dozzina di amici e parenti a 12mila sconosciuti, il ragazzo che si vuole esibire è passato da un pugno di amici ai potenziali milioni dei social.
L' opportunità richiede un gioco al rialzo spietato e senza limiti, per farsi apprezzare in mezzo a una concorrenza sterminata occorre alzare la posta del rischio, del ridicolo, della brutalità, dell' anomalo.Moltiplicatore di tutto auguri, consenso politico, denaro per chi ne è capace, Internet diventa anche un moltiplicatore di azzardo, narcisismo, incoscienza, per chi non ha altro modo di farsi notare. Dovremo, temo, abituarci a queste tragedie.Oppure ripensare da capo il concetto di educazione dei figli.
2. MOCCIA: «I SOCIAL NETWORK UCCIDONO L'AUTOSTIMA, PER QUESTO TANTE FOLLIE»
Marco Castoro per www.leggo.it
Adolescenti che sono vittime di giochi sul web, altri che compiono gesti estremi e pericolosi per immortalare un momento con un selfie: che cosa sta succedendo ai nostri figli?
«Diciamo che la frase di Andy Warhol del 1968 è stata più che mai profetica: in futuro ciascuno avrà i suoi 15 minuti di fama e notorietà».
Federico Moccia, scrittore e regista, passato dai lucchetti ai telefonini, raccontando sempre l'universo degli adolescenti: cosa spinge un ragazzo a compiere gesti estremi e pericolosi?
«La dannata voglia di mettersi sempre in mostra».
Perché deve farsi accettare dal gruppo o per sentirsi figo?
«Secondo me il vero motivo di certi gesti è la mancanza di autostima e indipendenza dagli altri. Perché bisogna far capire ai ragazzi che gli altri non esistono. Sono numeri. Non sono importanti come le persone per cui tu sei davvero importante. Ed è proprio nei confronti di costoro che il ragazzo deve farsi sentire importante».
La palla torna ai genitori. Che cosa devono fare?
«Parlare di più con i figli. Bisogna educarli a trovare le passioni. Far crescere la loro autostima, la personalità. Lavorare sul carattere per renderlo forte. Perché se hai una personalità capisci subito che certi gesti sono bravate pericolose, stupidaggini».
Ma se sono proprio i genitori a stare continuamente sui social?
«E allora si impegnassero a trovare delle condivisioni con i figli. Anche utilizzando il web e il telefonino. È necessario che si trovino dei divertimenti comuni, delle passioni. Diventa fondamentale il racconto della propria esperienza, perché esperienza genera esperienza. Spesso i fallimenti e le delusioni funzionano meglio delle sgridate».
Ma questa società aiuta i ragazzi?
«No, tende a disintegrare i più giovani perché ha creato aspettative troppo alte. Li rende fragili e poi si verificano casi di suicidi per un brutto voto a scuola. Se invece hai carattere e personalità non ti fai condizionare lo stato d'animo e il tuo equilibrio da un'insufficienza scolastica».