QUEL PISELLONE DI ALBERTO ANGELA FA IL BOOM, QUASI 6 MILIONI DI TELESPETTATORI E IL 25,4% DI SHARE SU RAIUNO, CON LA PUNTATA SUI SEGRETI DI SAN PIETRO: “HO AVUTO LA FORTUNA DI LAVORARE CON IL MIGLIORE: MIO PADRE. ARRIVAVO DA 10 ANNI DI SCAVI IN AFRICA. FUI CHIAMATO DALLA TV SVIZZERA PER RACCONTARE QUEGLI SCAVI. IL PROGRAMMA ARRIVÒ IN ITALIA, A TELEMONTECARLO. E COSÌ, HO INIZIATO A FARE TV”
Ruggero Paternó per “Libero quotidiano”
Alberto Angela è riuscito in un' impresa che sembrava impossibile. Martedì sera è andato in onda su Rai Uno con "Stanotte a San Pietro", un programma culturale che, in questo periodo di festa, ha stracciato la concorrenza con quasi sei milioni di telespettatori e il 25,4% di share. Un successo che ha superato tutte le aspettative e che ha confermato quello che il più famoso divulgatore scientifico sostiene da sempre: la cultura e la qualità pagano. Anche in televisione. Abbiamo uno straordinario patrimonio culturale.
Un' eredità del passato che costituisce una risorsa del presente. E che è alla base del nostro modo di pensare e di vivere. Queste opere uniche fanno parte del nostro Dna. Ecco perché questa eredità deve essere condivisa con tutti e il risultato lo dimostra. L' intento del nostro programma e di Rai Uno, parlando di cultura in prima serata, è far capire che quelle ricchezze sono situate ovunque sul nostro territorio, possono giovare a tutti. E costituiscono una grande risorsa per il futuro.
I giovani italiani dunque in tv non sono solo pubblico da talent?
Non crediate che nelle tv del resto d' Europa si veda tutta questa qualità. Anzi, Ulisse credo sia l' unico esempio di divulgazione scientifica il sabato sera in prima serata in Europa. E pensate, Una Notte agli Uffizi è andato in onda anche su Arte, il prestigioso canale franco tedesco, come probabilmente sarà anche per questa puntata su San Pietro. Anni fa il ministro della cultura francese Jack Lang convocò mio padre, Piero Angela, per chiedergli una consulenza su come fare divulgazione culturale in tv, in prima serata.
Quindi alla Rai la cultura rende?
Non dovrei essere io a dirlo, ma i rapporti tra costi e benefici parlano chiaro. Oggi Ulisse e Passaggio a Nord Ovest sono al primo posto nel Qualitel, la classifica dei programmi che il pubblico percepisce di qualità.
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Il successo televisivo che segue quello in libreria. Angela, infatti, ha da poco pubblicato un libro sulla Gioconda. Un quadro su cui c' è ancora molto da scoprire ma che ha anche molto da rivelare. Ne "Gli occhi della Gioconda. Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa" (Rizzoli), Angela interroga questo piccolo enorme quadro, lo fa testimone e rivelatore di quel tanto che ancora c' è da capire del genio di Da Vinci. Quasi volesse dirgli: Perché non parli?.
Eppure Angela, questo quadro ha 500 anni? Come può raccontare particolari inediti?
Può se lo si analizza col rigore di un' indagine della polizia scientifica. Ecco che allora emergeranno persino dettagli sulla moda del Rinascimento, sui rapporti dell' autore, sulle conoscenze tecniche, persino sui suoi viaggi. Ne risulterà evidente il dato più particolare: le peripezie del quadro s' intersecano sino all' ultimo respiro con la vita di Leonardo; e l'opera che vediamo esposta al Louvre è stata accanto a lui sino alla morte.
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Ma non svela il giallo sull' identità della donna ritratta.
Esatto: Giocondo, il marito di colei che storicamente era Monna Lisa e che aveva commissionato il quadro, sembra non averlo mai ritirato. Ma insomma, al di là del giallo, questa storia con ancora molti punti oscuri fece sì che Leonardo potesse riversare tutte le sue conoscenze artistiche su quel misterioso ritratto. Tanto che quel che noi oggi vediamo esposto è la summa delle tecniche del genio vinciano.
Altro che semplice ritratto...
Di solito i ritratti dell' epoca hanno un sorriso fermo, ieratico. Quelli di Leonardo sembrano vivi, come se riuscissero a cogliere l' emotività del soggetto. Perché Leonardo era dotato di un' incredibile memoria fotografica, immortalava il soggetto in un preciso stato emotivo, in una sorta di pittura 3D che sembra uscire dal quadro anche grazie alla particolare rotazione del corpo.
Non solo, con la tecnica dello sfumato intorno a occhi e bocca ha regalato quel senso di indefinito mistero allo sguardo per cui non sappiamo esattamente cosa pensasse Monna Lisa: è come se fosse collocata fuori dal tempo, così diventa un' icona universale. Ciascuno ci può leggere qualcosa di diverso. Sensuale, morbida ma anche accogliente, materna. Un po' come appare l' Italia a un turista che venga anche solo una volta in una qualsiasi nostra città: si sente accolto.
Un vero simbolo della nostra cultura che non siamo riusciti a "riprenderci". È ora che l' Italia si faccia sentire?
Siamo chiari. La Francia non ci ha rubato la Gioconda. Era tra i quadri che l' anziano Leonardo aveva nella sua ultima dimora francese mentre sentiva che le forze gli stavano venendo meno. Per tutelarle le donò al suo amante, il Salai. Comunque fu poi lo stesso Salai a vendere questi quadri ai francesi dopo la morte del suo Maestro. La Gioconda gli fu pagata 12 mila ducati d'oro. Si pensi che mille ducati all'anno era considerato uno stipendio medio. Pensate poi che la Gioconda rimase appesa per anni nella camera da letto di Napoleone Bonaparte... Potesse parlare, oltre che raccontarci di Leonardo, pensate che cosa ci direbbe.
La Gioconda al Louvre, in Francia, dice anche che non siamo capaci di tutelare il nostro patrimonio artistico?
Molte città italiane, anche quelle di provincia, potrebbero essere capitali europee per la bellezza del patrimonio artistico. Io viaggio molto e posso affermare che nessun luogo al mondo ha un tale concentrato di bello, arte, cultura e anche buono, penso alle nostre tradizioni culinarie che a volte lasciamo da parte per nuove mode.
All' estero riescono a valorizzare in modo eccezionale opere che noi considereremmo davvero minori. In ogni nostra città chi ci ha preceduto ha lasciato un segno del bello che ha vissuto: un loggiato, un monumento, un po' come i nostri nonni ci lasciano la loro saggezza. Ecco, calarsi dentro a tutto questo, sentendolo nostro è la prima forma di appartenenza e dunque di tutela di un patrimonio che è, ribadisco, unico.
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Questo è lo spirito con cui in Ulisse abbiamo realizzato per esempio la puntata su Napoli, come quella su Roma, o su Venezia. Tra l' altro la Rai ci ha chiesto di mandarle in replica: c' è domanda di cultura in tv. Ecco Napoli non è solo criminalità, pregiudizi, ma arte, bellezze incredibili fin dal sottosuolo. Farlo vedere, ribadirlo, in prima serata tv, serve a far prendere consapevolezza e orgoglio di noi come italiani. Un po' come le immagini della serie tv su Montalbano ci fanno vedere una Sicilia meravigliosa, unica, non fatta solo di criminalità.
Solo che il bello fa meno notizia della cronaca nera.
Ma mica ce li abbiamo solo noi i problemi. Solo che noi ne parliamo a gran voce. Li hanno anche in Francia, Germania, Inghilterra ma gli altri forse sono più bravi a lavare in casa i panni sporchi... Guardate per esempio lo scandalo della Volkswagen, migliaia di auto con emissioni di gas fuori norma.
Nemmeno sulla tutela dei beni artistici?
Ad Amatrice e a Norcia, sulle chiese danneggiate dal sisma, è intervenuto il Nucleo di tutela patrimonio artistico dei Carabinieri che è stato preso come struttura perno su cui l' Onu ha costituito i Caschi Blu della cultura per preservare l' arte nel mondo. Poi sono fiducioso per come vedo rispondere i giovani. Sono sempre più interessati alla cultura.
E oggi hanno degli strumenti incredibili per soddisfare la propria fame di sapere. Certo, la divulgazione deve allontanarsi dai toni paludati cattedratici, essere veloce per un mondo in cui nessuno ha tempo per nulla...Faccio un esempio: quando abbiamo mandato in onda la puntata di Ulisse sul naufragio dell' Andrea Doria, ci sono state sul web 20mila ricerche sul nome "Calamai", l' eroico capitano del transatlantico. Quella storia poi è un altro esempio di come l' Italia non abbia difeso fino in fondo le proprie ragioni, mentre gli svedesi del mercantile Stockholm che speronò l' Andrea Doria, furono bravissimi a sminuire le proprie responsabilità.
Nei suoi documentari è sempre in video da solo. C' è un collega con cui le piacerebbe lavorare?
Ho avuto la fortuna di lavorare con il migliore: mio padre. Tra l'altro in modo assolutamente casuale. Io facevo tutt'altro, arrivavo da 10 anni di scavi in Africa alla ricerca dell' origine dell' uomo, mi immergevo nell' emozione di riportare alla luce attrezzi che per un milione di anni nessuno aveva più fatto parlare. Fui chiamato dalla tv svizzera per raccontare quegli scavi. Il programma poi arrivò in Italia, venduto a TeleMontecarlo. E così, casualmente ho iniziato a fare tv. Ma sempre con la curiosità di scavare, come tanti anni fa.
Il consiglio più importante ricevuto da suo padre?
Lavorare tanto, metterci il massimo della qualità, umilmente. I risultati poi arrivano sempre. Col tempo poi ho imparato che la divulgazione è una incredibile navigazione che ogni volta che ti fa approdare su una costa, ti svela un altro tratto di mare da esplorare. I miei libri o le puntate di Ulisse nascono dal piacere di immergersi nel mare della conoscenza.