andree ruth shammah

L'ULTIMO TIRO - “AL FUNERALE DI STREHLER IO E VALENTINA CORTESE, PER RENDERGLI OMAGGIO, ABBIAMO MESSO DUE RIGHE DI COCAINA SULLA BARA. GLIELO DOVEVAMO” –  LA REGISTA TEATRALE ANDRÉE RUTH SHAMMAH APRE IL CASSETTO DEI RICORDI: “NEGLI ANNI ’80 ERANO LOTTIZZATI ANCHE I TEATRI, GABRIELE SALVATORES IN AREA SOCIALISTA ALL'ELFO, PER DIRE – QUANDO CRAXI CADDE IN DISGRAZIA A MILANO NON SI TROVAVA PIÙ UN SOCIALISTA, SPARITI TUTTI - DARIO FO NON VOLEVA FARE L'ATTORE, FRANCA RAME SOGNAVA LA TELEVISIONE..."

Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”

 

andree ruth shammah

Geniale, caotica, sempre in movimento. L'irrequietezza come temperamento e forse un motivo c'è: Andrée Ruth Shammah è figlia di una fuga. Quella di una famiglia sefardita di Aleppo, ebrei che per «scappare dai pogrom arabi prima trovarono rifugio sui tetti e poi si dispersero nel mondo».

 

Gli Shammah capitarono a Milano, nel 1948 nacque Andrée, «e forse - racconta - i miei nemmeno sapevano bene che cosa era Milano. L'idea era di andare in Giappone. Ma rimanemmo». Quattro sorelle, tra le quali lei: intelligente, vivace, amante del teatro. Il padre faceva tutt'altro: investimenti finanziari, consulenze, insomma si occupava di soldi.

 

Lei però è diventata un'apprezzata regista. Come ha cominciato?

andree ruth shammah e giorgio strehler

«Incontrai Giovanni Testori per motivi che nulla avevano a che fare con il teatro. Papà faceva investimenti nel mondo dell'arte, Giovanni era un appassionato di pittura. Per anni sono andata nello studio di Testori, in via Brera, nel pomeriggio. Caffè, conversazioni su arte e teatro. Fu il mio apprendistato di ragazza ebrea ma allieva di una scuola cattolica, milanese ma di origini aleppine».

 

Milano, negli anni Sessanta, era un laboratorio di linguaggi. La lingua di Carlo Porta veniva rielaborata a teatro, c'era il «grammelot» di Dario Fo.

andree ruth shammah e franco parenti

«E la mia prima regia fu nel '73, con l'Ambleto di Testori, rivoluzione del concetto di idioma. Ma tutto era cambiato con le contestazioni del '68: Strehler se n'era andato dal Piccolo, Paolo Grassi voleva rinnovare, chiamò Franco Parenti. E mi chiese di fargli da assistente alla regia, anche perché Franco era molto giù.

 

Era da poco stato lasciato da Benedetta Barzini, per la quale lui aveva detto addio a moglie e figli. All'inizio non lo sopportavo: mi irritava per come parlava. E poi tenga conto che a Milano in quel periodo c'era Marco Bellocchio, che faceva cose fighissime».

 

GABRIELE SALVATORES NEL 1992 CON L OSCAR PER MEDITERRANEO

Poi il legame con Franco. Per la verità, breve, dal '72 al '73. Ma esattamente cinquant'anni fa, insieme, avete fatto nascere il Salone Pier Lombardo, che si chiama Teatro Franco Parenti dal 1989.

«E ne abbiamo fatto un esempio unico di teatro privato con funzione pubblica. Se io oggi devo fare un qualsiasi lavoro qui, devo andare a chiedere ai sostenitori. Mille, duemila, cinquemila euro. E vado di persona, meno male che tutti riconoscono la qualità di quello che facciamo».

 

Che tipo era Franco?

andree ruth shammah e franco parenti 2

«Coerente. Fermo nelle sue idee, anticonformista, se necessario controcorrente. Quando mise in scena Claudel, un autore cattolico, il Pci gliene disse di ogni. Oddio, il Pci bacchettone non ammetteva neanche le parolacce nei testi di Carlo Porta. E anche Dario Fo non era d'accordo su Claudel, ne discussero a lungo, Dario cercava di dissuaderlo. Franco gli disse: "Vedi, Dario, tu fai sempre te stesso e va bene, io però non ho bisogno di ripetere me stesso"».

 

dario fo jacopo fo franca rame

Che rapporto c'era con Fo e Rame?

«Buono. Dario studiava architettura e per mantenersi scriveva degli sketch. Franco faceva il personaggio di Anacleto il gasista alla radio, in corso Sempione, e allora era consuetudine che i giovani autori lasciassero nel camerino degli attori affermati questi foglietti con delle piccole scene. Parenti rimase colpito dalla bravura di Dario e lo invitò per parlare. Insisteva: devi fare l'attore. Ma Dario non voleva fare quello. In ogni caso, iniziò un sodalizio e poteva durare di più, ma Franca sognava la televisione».

 

andree ruth shammah 2

Com' era Silvio Berlusconi prima di diventare Silvio Berlusconi?

«Senta questa. Una volta Silvio incontra Franco in aereo. Gli dice: "Venga a trovarmi, io se vuole le apro un teatro". Parenti torna a Milano e mi fa: "Ho incontrato un industriale che vuole finanziare un teatro, ma io ho la sensazione che voglia il suo teatro".

Non se ne fece niente. Però mi ricordo che ai funerali di Craxi Berlusconi piangeva a dirotto. Tenga presente che quando Craxi cadde in disgrazia a Milano non si trovava più un socialista, spariti tutti».

Valentina Cortese Giorgio Strehler

 

Craxi. È vero che le offrì la direzione del Teatro Stabile di Roma?

«E io gli risposi: "Ma che ci vengo a fare a Roma se ho un teatro qui a Milano? Finanziami questo, se puoi". Ma lui non poteva, e insomma eravamo punto e a capo, ce la siamo sbrigata noi».

 

andree ruth shammah 1

Erano lottizzati anche i teatri?

«Eccome. Ma almeno sapevi chi faceva cosa. Gabriele Salvatores in area socialista all'Elfo, per dire. Il Parenti però restava fuori, non eravamo ingabbiabili».

 

Strehler. Lei lo ha conosciuto molto bene. Se dovesse raccontarlo in breve?

«Un visionario, un grande uomo di teatro. Le racconto questa. Maggio Musicale Fiorentino, lui sta provando. Valentina Cortese cerca di farlo mangiare, mi manda a prendere due vassoi con sei paste di riso ciascuno. Lei gliene offre una. Lui, insofferente, "Ma non vedi che sto lavorando?", però intanto allunga dietro una mano e la prende. Lei, di volta in volta, sostituisce il dolce mancante attingendo dall'altro vassoio. Morale: alla fine il maestro ha mangiato ma ha dato a vedere di non mangiare».

eugenio scalfari bettino craxi

 

 

Cortese gli era legata?

«Al suo funerale io e Valentina, per rendergli omaggio, abbiamo messo due righe di cocaina sulla bara. Glielo dovevamo».

 

Un altro suo grande sostenitore è stato Eduardo De Filippo. È così?

«Non dimenticherò mai quella volta in cui venne a teatro e, davanti a tutti, mi definì "a shamma", che in napoletano vuol dire "fiamma". Fu bellissimo, anche perché era un sostegno a una figura facilmente attaccabile: una donna sola, che molti continuavano a definire con malizia la compagna di Franco . Ma in questo teatro si è fatto di tutto».

 

Anche il pane, vero?

michela proietti andre' ruth shammah,maria luisa agnese, lina sotis,angelo petrocelli

«Certo, nei programmi dedicati ai bambini. Ma abbiamo fatto anche i matrimoni. Oggi c'è una piscina, si organizzano dibattiti».

 

Lei non ha fatto il '68?

«No, anzi, mi schierai con Paolo Grassi contro chi lo contestava. D'altra parte io, ebrea, nutrivo grande ammirazione per il cardinal Martini. Sempre controcorrente».

valentina cortese 19

andree ruth shammah andre ruth shammah vittorio sgarbi foto riccardo schitoandree ruth shammahfilippo timi andre ruth shammah foto riccardo schito133 lapo elkann;andree ruth shammah nin 5934

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…