JACKIE ‘O MY GOD! - PER SUPERARE I FLASHBACK CRUENTI DELL’ASSASSINIO DI KENNEDY, JACKIE SI BUTTO' NELLA VODKA, E FINI' A LETTO PURE CON L'ARCHITETTO CHE PROGETTO' LA LAPIDE DI SUO MARITO - LE RIVELAZIONI BOMBA DEL NUOVO LIBRO DI BARBARA LEAMING FINALMENTE PUBBLICATO IN ITALIA
VIDEO - UN VIDEOMONTAGGIO A COLORI DI ALCUNI MOMENTI PRIMA DELL’OMICIDIO DI JFK
VIDEO - CAROLINE KENNEDY RICORDA JACKIE IL GIORNO DELLA FESTA DELLA MAMMA
Jackie Kennedy aveva gli occhi fissi sul viso del marito in quel fatidico giorno a Dallas nel 1963, quando il terzo colpo lo colpì alla testa sul sedile posteriore della limousine presidenziale.
“Una nuvola rosa di cervello scoppiò fuori dalla ferita, piovendo sui capelli, sul viso e sui vestiti di Jackie ".
Gli strinse la testa tra le mani per tenere insieme quello che rimaneva del cranio.
Al Parkland Hospital, “Ignorando un Niagara di sangue, Jackie cadde in ginocchio e pregò” mentre i medici eseguivano un massaggio al torace nel tentativo di regolare la respirazione del Presidente. Ma poco dopo il medico neurochirurgo Kemp Clark disse che non c’era nulla da fare. Il presidente era morto.
Jackie baciò le dita del marito, la pancia e le labbra. Poi tolse l’anello di nozze con il sangue incrostato e cercò di metterlo al mignolo, ma era troppo largo. Come in trance, Jackie riviveva l’evento nei minimi dettagli durante l'attesa per l'autopsia. "Vuoi che ti racconti?” chiedeva ai visitatori al Bethesda Naval Hospital.
Così racconta il nuovo libro della scrittrice Barbara Leaming, intitolato “Jacqueline Bouvier Kennedy Onassis: The Untold Story”. Nei mesi dopo l’attentato, ha pianto, ha bevuto e ha rivissuto quel rapido intervallo di tempo infinite volte.
COPERTINA DIELLA BIO DI JACKIE KENNEDY
“Il primo colpo sembrava uno scoppio della marmitta. Poi Jack si voltò, così tranquillamente. La sua espressione era così semplice. Mi porgeva la mano. Ho visto un pezzo del suo cranio che schizzava via. Era color carne, non bianco. Vidi questo pezzo che si staccava dalla sua testa per finire sul mio grembo. Il suo sangue e il cervello erano sul mio grembo. Sapevo che era morto, ma non provavo disgusto”.
Dopo un anno, doveva uscire dal lutto. Così andò a letto con John Warnecke, l'architetto che ha progettato la lapide di JFK. E poi, per quattro settimane, si buttò nella vita notturna: tutte le sere tra la discoteca più in voga di Manhattan, l’“Arthur”, e “Le Club”, un night ultra-esclusivo. Jackie continuò il suo “addio alla tristezza” in giro per feste, teatri, balletti, viaggi, al braccio di uomini single, sposati, gay. E questo è solo un assaggio della scodellata di rivelazioni bomba che il libro vuole offrire.