POP SAVES THE QUEEN - LA CACIARA SUL “ROYAL BABY” È L’ENNESIMO TASSELLO ALLA COSTRUZIONE DI UNA MONARCHIA FORMATO “SOCIAL”

John Lloyd per "la Repubblica" - (Traduzione di Fabio Galimberti)

Quando, nel 1926, la regina Elisabetta II, sovrana di Gran Bretagna, venne al mondo, il parto avvenne con taglio cesareo al 17 di Bruton Street. Era una grande villa del centro di Londra appartenente al conte di Strathmore, il padre di sua madre nonché uno dei più grandi proprietari di miniere di carbone del Paese.

Il lieto evento coincise, senza volerlo, con un avvenimento più drammatico: lo sciopero generale, in sostegno dei minatori che lottavano per avere salari più alti, cominciò pochi giorni dalla nascita di Elisabetta (anche se questo non ridusse la fame di notizie sulla nuova principessa da parte del pubblico, fame che rimase inappagata perché erano scesi in sciopero anche i lavoratori dei giornali). Il ministro dell'Interno, Joynson Hix, cui competeva la gestione dei preparativi per lo sciopero, si prese comunque il tempo di aspettare per dieci ore la conclusione del difficile parto a Bruton Street, per presentare le congratulazioni dell'esecutivo.

Era l'ultima di una serie di nascite reali la cui tradizione risaliva fino al Medioevo: nascite che avvenivano in luoghi riservati, alla presenza dei cortigiani e con i particolari della nascita che in generale venivano tenuti riservati (la notizia del taglio cesareo si seppe solo anni dopo). Diana, la madre del principe William, lo partorì nel giugno del 1981 in un ospedale pubblico, il St. Mary's di Paddington (anche se in un reparto maternità privato, la Lindo Wing). Anche Kate è venuta qui: si dice che sia il reparto di ginecologia più all'avanguardia del Paese.

Questo passaggio dalla tradizione medievale e dalla segretezza all'odierno approccio semi pubblico - l'annuncio della nascita è stato dato su Twitter - è ormai il tratto dominante della famiglia reale britannica. È in corso un lento e deliberato processo di decompressione dello status della famiglia regnante, una determinazione non dichiarata a mettere il monarca d'Oltremanica più o meno sullo stesso livello di quello olandese o di quelli scandinavi, pur senza rinunciare alle sfarzose e popolari cerimonie pubbliche in cui i britannici, con il loro gusto per il teatrale e il sentimentale, eccellono. Il royal baby
erediterà ricchezza e prestigio (anche se nessun potere reale), ma dovrà esibirli con modestia.

William naturalmente ha presenziato alla nascita, come qualsiasi genitore moderno ma diversamente dai suoi predecessori. A differenza di suo padre e sua madre, lui e Kate non assumeranno subito una tata, ma vivranno con i genitori di Kate, Michael e Carole Middleton, che hanno fatto fortuna mettendo in piedi un'azienda che vende per posta decorazioni e articoli per le feste e che si sono conosciuti quando ambedue lavoravano come assistenti di volo per la British Airways in Giordania.

Michael veniva da una famiglia di commercianti borghesi, Carole da una famiglia di minatori (un altro punto di contatto con l'estrazione del carbone, anche se a un livello ben diverso). William, che è ufficiale dell'aeronautica di sua maestà, avrà solo le canoniche due settimane di congedo paternità.

Il padrino probabilmente sarà di sangue reale, il fratello di William, Harry, la cui apparizione pubblica più nota recentemente è stata sulla copertina del Sun, nudo e con le mani sopra i genitali in una foto scattata in un party a Las Vegas dove il principe aveva organizzato una partita di biliardo in cui chi sbagliava un colpo doveva togliersi un capo di vestiario. Dietro di lui c'era una ragazza che si nascondeva. Harry è una miniera d'oro per i tabloid e probabilmente continuerà a esserlo, una sorta di contrappunto scandaloso alla piattezza di suo fratello e di sua cognata.

Ha una partner (non in senso sentimentale) nella sorella di Kate, Pippa, ex consulente di pubbliche relazioni che ora lavora per una società londinese che organizza feste e cene aziendali. Pippa è sempre sulle pagine dei rotocalchi: a trent'anni, è stata votata dalla rivista Tatler la "single numero uno" della città. Ha messo a frutto la sua fama con un anticipo - sembra - di 400.000 sterline per un libro su come organizzare una festa, che ha venduto poco e ha avuto cattive recensioni, ma che non le ha impedito di essere assunta come editorialista per la rivista britannica Spectator e l'americana Vanity Fair.

Kate, William e il loro bambino cresceranno in un mondo composto in gran parte dall'élite danarosa della capitale, circondati dall'attenzione dei tabloid e delle riviste, con la loro immagine costantemente tirata a lucido da una squadra di consulenti di pubbliche relazioni incaricati di farli sembrare al tempo stesso ammalianti e normali. Non è un'eredità eccessivamente impegnativa per il nuovo arrivato, ma le difficoltà non mancheranno.

 

 

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