IL TESORO DI “AMARCORD” - SI È CONCLUSO IL RESTAURO DELLE TRENTA ORE DI FILMATI, GIRATI SUL SET DEL FILM DI FELLINI - LE PELLICOLE FURONO TROVATE UN ANNO FA NELLA CINETECA DI BOLOGNA - CI SONO SCENE TAGLIATE, I DIETRO LE QUINTE E IL PROVINO DI “GRADISCA”
Valerio Cappelli per “Corriere della Sera”
C' è un tesoro inedito in Amarcord , il film Oscar di Federico Fellini entrato nella pelle di chiunque al punto che una contrazione romagnola è diventata un neologismo. «Una scoperta incredibile», la definisce il direttore della Cineteca di Bologna Gianluca Farinelli.
Un anno fa durante il trasloco dell' archivio nella nuova sede, nei magazzini che contengono 70 mila titoli, vennero alla luce 200 scatole di tagli e doppi (il girato di una scena prima del ciak) del film più onirico e autobiografico del grande regista.
Nel frattempo Zeudi Araya, che era moglie del produttore Franco Cristaldi scomparso nel 1992 e detentore dei diritti, a Farinelli, che la contattò per il restauro di Amarcord , disse di custodire nel cellario altre cento scatole. Un totale di 30 ore.
«Una massa enorme senza una sequenza cronologica dove tutto è mescolato. Così abbiamo deciso di telecinemare, cioè di passare secondo una scansione temporale tutta questa massa in video perché è difficile vedere il materiale in negativo», dice Farinelli.
«I primi 10 minuti - anticipa una Zeudi Araya ancora bellissima - saranno mostrati il 5 settembre alla Mostra di Venezia e dopo una ventina di giorni riuscirà nelle sale il film con quest' aggiunta». L' operazione è ancora lunga e complicata, la versione compiuta, della durata di un' ora, sarà pronta tra un anno. Ci sono dietro il laboratorio «L' Immagine Ritrovata», il sostegno di Voox.com e il supporto del Comune di Rimini.
Sono immagini mute, senza audio (il doppiaggio avvenne solo in fase di montaggio). Provini, scene alternative, backstage, materiale di scarto mai entrato a far parte del film. In alcuni casi si vedono le maestranze al lavoro dietro le quinte, e lo stesso Fellini che appare a sistemare qui e là gli attori. Dai tagli si capisce com' è stata costruita la scenografia di quel borgo di Rimini e dei suoi abitanti, le feste paesane, la scuola, il «sabato fascista».
Una mappatura trasfigurata della giovinezza del regista. Farinelli racconta dell' arrivo del Rex, il transatlantico, una delle immagini simbolo di Amarcord , che naviga su un finto mare fatto di teli di plastica mossi dai macchinisti; oppure Fellini che aggiusta all' ultimo il cappellino del sacerdote, «modificandone completamente l' immagine da un semplice dettaglio. I volti degli attori sono come i celebri disegni di Fellini, schizzi nelle sue mani».
C' è il provino di Magali Noël che si trasforma «nella Gradisca perfetta, lo sguardo penetrante, sensuale. Ci sono gli attori preoccupati perché capiscono che è l' occasione della loro vita, e di contro la felicità della troupe dei collaboratori storici di Fellini, dove Peppino Rotunno, il direttore della fotografia, è una sorta di viceré. Fellini non perde mai la pazienza, si sente a casa sua. E poi c' è la sua Rimini completamente ricostruita a Cinecittà».
E da quelle onde affiora l' idea felliniana che, per trovare la verità di un luogo, esso vada realizzato altrove; e la verità è di carta, è nell' idea di quel luogo, non nel luogo stesso.
Zeudi Araya nel 1975 aveva conosciuto da poco Franco Cristaldi: «Andammo a Los Angeles a prendere l' Oscar, mi disse che gli portavo fortuna. Fellini non c' era, ha sempre avuto problemi nel viaggiare. Era affettuoso. Ai miei compleanni mi regalava un suo disegnino con Pietro Notarianni, il produttore nostro caro amico comune, che mi portava un mazzo di fiori.
Per me Amarcord è stato come vivere Le mille e una notte ».
Entrando nell' officina Fellini, il risultato «un piccolo tesoro che illumina le sue scelte, come preparava una scena, la cura di ogni dettaglio; è come visitare la cucina di un grande cuoco e vedere gli ingredienti che usa. Siamo solo all' inizio di quest' avventura, che acquista valore se si pensa che per il Fellini "sacro", quello cioè antecedente Amarcord ( La strada , La dolce vita , 8 e ½ ) la prassi era di buttare tutto quello che non serviva, le scene girate e non utilizzate. Dunque è un' operazione unica, Cristaldi capì che era un film perfetto e che valeva la pena tenere tutto.
Tutti noi avremmo voluti esserci su quel set. Quando Kusturica venne a trovarci alla Cineteca e vide la scena del pranzo con la famiglia, ci disse che gli sembrava di essere tornato in Serbia». La provincia che si fa mondo e diventa universale. Così, aprendo lo scrigno su come girava, Amarcord non è solo l' evocazione di un ricordo del genio di Fellini, ma il futuro di una straordinaria invenzione finale.