UN ROMANZO 'D’APPENDICITE' CHIAMATO RECOLETOS - LA SAGA A PUNTATE PUBBLICATA DAL “CORRIERE”, A FIRMA DEL CDR, SUL DISASTROSO ACQUISTO DI RCS IN SPAGNA, FA ESPLODERE VELENI E SOSPETTI A VIA SOLFERINO - LE STESSE FIRME CHE ASSISTETTERO SILENZIOSE ALLA CACCIATA DI COLAO CONTRARIO ALL’OPERAZIONE, OGGI ACCUSANO MONTEZEMOLO, BAZOLI E MEDIOBANCA CHE INVECE LA VOLLERO - UN ACQUISTO FUORI MERCATO CHE HA ARRICCHITO BOTIN E SANTANDER E DISTRUTTO RCS…

Marcello Zacché per "il Giornale"

Di Antonveneta, forse, non ce n'è una sola. Un parallelo con l'acquisto da parte di Mps della banca veneta, inteso sia come operazione fallimentare, sia come possibile fonte di flussi oscuri di rapporti e di denaro, sembra adattarsi anche al caso di Rcs, casa editrice del Corriere della Sera. Che, nello stesso anno, il 2007, e nello stesso Paese, la Spagna, portò a termine lo stesso tipo di operazione, un'acquisizione, con persino una parte degli stessi protagonisti, i banchieri del gruppo Santander.

E, soprattutto, con lo stesso risultato: veder messa a rischio l'intera solidità del gruppo. Prima del 2007 Rcs guadagnava 220 milioni con zero debiti; oggi ne perde 320, ha debiti per 880, deve ricapitalizzarsi e ha presentato un piano con 800 esuberi. Tutte conseguenze dell'acquisto del gruppo spagnolo Recoletos. 
Ma il bello è che la ricostruzione inedita di quella transazione, citati a proposito nomi e cognomi di protagonisti eccellenti, non senza insinuare l'indicibile, avviene da tre giorni a questa parte (in tre puntate) sullo stesso Corrierone.

A firmare i tre articoli, nascosti al piede di pagine interne, è il «cdr», cioè la rappresentanza sindacale dei giornalisti, che ha fatto da regista a un'inchiesta affidata a un pool di colleghi. E a leggerle tutte d'un fiato quelle tre puntate, si capisce subito che il risultato ottenuto va oltre le intenzioni del cdr, che erano quelle, dichiarate, di richiamare i soci alle loro responsabilità attraverso il racconto delle origini del contesto aziendale attuale, quello che richiede un'urgente ricapitalizzazione e che ha portato l'ad Pietro Scott Jovane ad annunciare un piano dove, tra l'altro, è prevista anche la cessione del palazzo storico di via Solferino.

Ma qui emerge anche dell'altro: una rete di rapporti tra soci, consiglieri e manager che ha portato a termine un'operazione di dubbio interesse per la società. Fino quasi a suggerire un filone d'inchiesta alla magistratura. I fatti sono i seguenti: a fine 2004 una cordata di investitori riunita nel veicolo Retos Cartera compra il 79% di Recoletos dal gruppo Pearson per 743 milioni, valutandola 941, pur in presenza di un report del gruppo Santander di Emilio Botin che definisce Recoletos «illiquida» e il prezzo superiore del 19% ai valori di mercato.

Rcs arriva tre anni dopo pagando a Retos Cartera 1.100 milioni per il 100% di Recoletos. E qui inizia la galleria dei personaggi e dei loro rapporti «correlati»: il presidente di Recoletos, Castellanos, cognato di Botin, aveva una quota in Cartera; lo stesso Castellanos aveva venduto a Rcs, poco prima, il 30% del Mundo (quando Rcs ne aveva già la maggioranza) con gli stessi advisor di Recoletos, cioè Gerardo Braggiotti per Lazard Italia. Botin - scrive il cdr del Corriere - è un amico di Montezemolo, peso massimo nel patto di sindacato del Corriere come presidente della Fiat, e con il Santander sponsorizza la Ferrari.

L'affare Recoletos viene rifiutato da Vittorio Colao nel 2006. Ma passa l'anno dopo quando al suo posto è arrivato Antonello Perricone, altro amico di Montezemolo (oggi alla presidenza dei treni di Ntv). E con l'appoggio del resto del patto (compresi dunque i pezzi forte Mediobanca, Giovanni Bazoli) e del consiglio presieduto da Piergaetano Marchetti. E questo nonostante, secondo un rapporto di Deutsche Bank, il prezzo di 1,1 miliardi fosse giudicato spropositato.

In altri termini - perché questo si legge - un'operazione parsa fin da subito cara e rischiosa, con molti lati dubbi sul fronte dei rapporti tra le persone coinvolte (sanzionata da Consob con una multa di 200mila euro proprio per i contatti di manager Rcs con la controparte) trova l'avallo di tutti i grandi soci. Gli stessi che oggi si trovano ad appoggiare un piano di lacrime e sangue.

 

RECOLETOSn cc24 colao marchetti mieliANTONELLO PERRICONE ccc11 montezemolo antonello perricone ph riccardiGIOVANNI BAZOLI FOTO ANSAmediobanca

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?