TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL MIO SMARTPHONE - AL BAR, PER STRADA, SUI TRENI: GLI ITALIANI PARLANO SEMPRE AL CELLULARE PER NON DIRE NIENTE - SCANZI: “MAGARI SENZA TELEFONINO SAREBBERO COSTRETTI ADDIRITTURA A VIVERE”

Andrea Scanzi? per il “Fatto Quotidiano”

 

PROIETTIPROIETTI

Chissà cosa farebbero gli italiani senza telefonino. Chissà. Magari, se solo qualcuno li privasse del loro amato smarthphone, sarebbero costretti a fare altro: sarebbero addirittura costretti a vivere. Vivere veramente. Non c’è luogo pubblico che non sia invaso da uomini e donne che urlano al telefonino i loro fatti privati. Bar, ristoranti, strade. Metro, tram, treno.

 

Un’invasione di italiani che parlano sempre, e quasi sempre per non dire niente. Gigi Proietti, anni fa, ironizzava su questi dialoghi sincopati, dove nessuno riesce mai a terminare una frase perché l’altro ti ha puntualmente interrotto. Entrando in tackle sulla conversazione.

CAPATONDACAPATONDA

 

Più recentemente Maccio Capatonda ha scherzato sulla smartphonite, il morbo che porta ormai quasi tutti noi a camminare a testa bassa per scrivere messaggi e whatsappare (eh?), col conseguente rischio di farsi investire o - ben che vada - schiantarsi contro un lampione. E’ un’invasione, un’epidemia, una pandemia. All’interno della quale si incontrano variegate tribù.?

 

Enfatici. Hanno aneddoti continui, che ovviamente devono raccontare al telefono affinché tutto l’universo ne venga a conoscenza. Cominciano sempre così: “Non sai cosa mi è successo”. E poi partono. Ti immagini sbarchi sulla Luna o quinquiplette al Bernabeu, ma al massimo hanno incontrato una cugina di secondo grado a Euronics. E te lo devono proprio raccontare. Per forza. E non ci saranno sticazzi a salvarti.?

 

CELLULARE A CENA REGOLA DEL TRECELLULARE A CENA REGOLA DEL TRE

Dubbiosi. Telefonano per chiedere consigli ad amiche e amici: “Che faccio allora, ci esco?”; “Gli scrivo?”; “Le telefono?”. Tutto molto bello, ma non bastava una mail??

 

Suonanti. Chissà, forse quando poi risponderanno alla chiamata e parleranno, si riveleranno tanti nuovi Schopenhauer. Il fatto però che abbiano come suoneria l’ultima di Lorenzo Fragola, o perfino Lisa dell’indimenticabile Stefano Sani, li rende a prescindere imperdonabili. (E comunque, quando parlano, non si rivelano mai Schopenhauer).

 

Camminanti. Parlano al telefono dalla mattina alla sera, ma temendo di non rompere abbastanza le palle con la loro voce pensano bene di camminare pure su e giù mentre lo fanno. Se per esempio sono in treno, percorrono 78 chilometri sul Frecciarossa Milano-Roma dalla carrozza 12 alla 1, e se provi a fargli lo sgambetto alla settima volta che li vedi passare loro ti evitano miracolosamente (hanno mille sensori, i Camminanti).

filma sotto la gonna con il cellulare2filma sotto la gonna con il cellulare2

 

Se invece sono al bar, fanno su e giù passandoti davanti mentre con una mano impugnano il telefonino e con l’altra zuppano un croissant immaginario sul caffè. Solo che il caffè è il tuo, e quando osi fargli presente che non avevi ordinato un caffè “macchiato con avambraccio altrui”, loro si offendono pure. ‘Sti maledetti.?

 

 

Compulsivi. Odiano il silenzio e, dopo nove secondi in cui non sentono la loro voce, telefonano un’altra volta. Spesso alla stessa persona. La quale, comprensibilmente, quando si sente dire “Come stai?” un po’ si altera. Rispondendo non senza ragione: “Come nove secondi fa, e non essendo Usain Bolt non è che in così poco la mia vita cambi di molto”.?

SMARTPHONESMARTPHONE

 

Esibizionisti. Telefonano non perché devono, ma perché vogliono farsi sentire da chi li circonda. Così, al telefono, straparlano di operazioni spericolate in Borsa, meeting di rilevanza planetaria e summit da cui dipende la sorte di Urano. Poi tornano a casa e, all’apice della loro giornata, scartavetrano un Grattaevinci con moneta da 5. Sperando nella svolta della vita.?

 

Mammisti. Telefonano sempre a qualche familiare per sapere come stanno, se va tutto bene, se allora a pranzo per domenica è tutto a posto: “Sai, io e Gino avremmo pensato a una julienne di zucchine per cominciare, poi pasta al forno, il pollo che piace tanto al Gianni e quindi il mascarpone di mia figlia, che come lo fa lei non lo fa nessuno”. E tu sei lì che ascolti e, pur non fregandotene assolutamente nulla, ti scopri a pensare: “Scusa, eh, ma in un pranzo così tronfio e ipercalorico che minchia c’entra la julienne di zucchine?”.?

andrea scanziandrea scanzi

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