PASOLINI SAPEVA BENE COME SAREBBE MORTO - PUBBLICATA DOPO 45 ANNI UNA SCENEGGIATURA DELLO SCRITTORE-REGISTA IN CUI SI RACCONTA DI UN GAY PICCHIATO A MORTE

Gianpaolo Serino per "Libero"

È il 1959 e Pier Paolo Pasolini, in una sceneggiatura cinematografica rimasta sino a oggi inedita, anticipa lo stesso scenario che lo vide morire assassinato nel 1975. Un gruppo di teppisti sequestra un omosessuale, lo conduce in uno spiazzo deserto e lo picchia a sangue fino alla morte. Nel film non siamo a Roma, ma a Milano, nella Milano del boom economico, sfavillante dei primi grattacieli, dei bar di periferia, dei teppisti che scimmiottano i teddy boys inglesi pur essendo figli della borghesia cittadina.

Di quel film per molti anni si dubitò persino dell'esistenza: apparvero soltanto pochi frammenti nel volume dei Meridiani Mondadori Pasolini e il cinema, ma solo ora La Nebbiosa, questo il titolo del progetto cinematografico, viene pubblicato nella sua edizione integrale da Il Saggiatore (pp. 192, euro 14), a cura di Graziella Chiarchiossi, cugina ed erede dei diritti pasoliniani.

La stessa Chiarcossi che, in una serie di inchieste che scrissi per Repubblica nel 2006 rivelando l'esistenza della sceneggiatura, dichiarò che di quel film negli archivi non esisteva traccia. Oggi, finalmente, La Nebbiosa appare nella sua interezza e si tratta di una scoperta che fa luce non solo su un Pasolini inedito, ma sulla visione profetica di uno scrittore che per primo, negli stessi anni della Milano popolare descritta da Giovanni Testori, raccontò quella città nera che nei decenni successivi riempì le strade di giovani teppisti della rivoluzione.

Perché Pasolini da una parte colse il lato più grottesco di una spirale di violenza ancora lontana dal divenire, anticipando le trame noir di Giorgio Scerbanenco e dei poliziotteschi che negli anni '70 avrebbero sbancato i botteghini dei cinema; dall'altra intuì che proprio quella spirale di violenza sarebbe divenuta presto una triste e sanguinosa realtà.

Pasolini per quasi un mese soggiornò a Milano frequentando quei teddy boys che lui stesso, proprio un mese prima, nell'ottobre del 1959, sulla rivista Vie Nuove, aveva, se non giustificato, almeno tentato di spiegare come una «gioventù insofferente e incattivita»: «Non possono che nutrire disprezzo per la morale vigente: disprezzo non critico, naturalmente, e quindi anarchico, improduttivo, patologico.

Alla superficialità dei padri rispondono con la superficialità, alla crudeltà con la crudeltà. In realtà sono proprio i teddy boys i figli reali dei nostri avvocati, dei nostri professori, dei nostri luminari». Pasolini intuisce che il disagio giovanile nasce non solo nelle periferie descritte da Testori, ma nella Milano più borghese.

Quasi tutti i protagonisti della Nebbiosa, infatti, sono figli di papà (e anche qui Pasolini anticipa un tema che avrebbe affrontato a proposito della rivoluzione del '68): Il Teppa, Toni detto "Elvis", il Contessa, il Gimkana, il Rospo rappresentano la «disperata vitalità » dei figli di una classe media stritolata dalle illusioni al neon del boom economico.

Gli stessi dialoghi della sceneggiatura alternano l'uso di uno slang giovanilistico al dialetto milanese dei sciuri, dei signorotti arroccati nelle loro case mentre i figli sfrecciano sulle loro moto Guzzi per le vie deserte. Una Milano notturna, come la descrive Pasolini proprio all'inizio della sceneggiatura: «Un luccicante bar della zona Metanopoli: splende il neon sulle vernici, sui metalli. Dalle grandi invetriate si vede l'esterno: un panorama crudele di file di luci e di palazzi di vetro, simili a globi di chiarore». È l'ultima notte dell'anno e i teddy boys decidono di festeggiare a modo proprio: niente "sbarbate", ma una notte all'insegna della violenza più sfrenata.

Tutto si svolge in una sera, l'ultima dell'anno, che decidono di inaugurare aggredendo una coppietta, appartata: il classico cumenda e la sua giovane segreteria, sorpresi a fare l'amore in macchina in un prato della periferia: «Sono due tipici milanesi medi», scrive Pasolini, «lui, piccolo commerciante o viaggiatore di commercio, un po' spelacchiato e congestionato: sta per arrivare l'infarto. Lei una bruna, dura, coi capelli neri lisci».

I teddy boys li insultano, li prendono a bastonate per poi fuggire. Proseguono la nottata decidendo di rubare una macchina per dirigersi a tutta velocità a Bollate, dove rubano i gioielli che addobbano la Madonnina della chiesa. Quando si accorgono che sono falsi non si perdono d'animo e nel loro cinismo li usano per rivestire una barbona che dorme per la strada. Non contenti rapiscono tre signore della Milano bene e le fanno ubriacare sino a costringerle a un'orgia dove nessuna perversione viene risparmiata.

Alle tre vanno in un night club del centro per ballare il rock' n'roll e subito trasformano la festa in una rissa perché non sopportano questa gente elegante: «La nostra bella classe dirigente immersa nello sterco fino al collo... questi democristiani bigotti e opportunisti... Si divertono, eh, alla faccia del popolo...», scrive Pasolini.

Fino all'epilogo: l'alba è vicina e i ragazzi caricano in macchina un omosessuale, lo portano in uno spiazzo isolato, lo spogliano e lo massacrano a sangue. Una scena che sconvolge perché ricorda molto da vicino proprio le modalità con cui Pasolini verrà ucciso nel 1975 al Lido di Ostia. Talmente da vicino che, se stessimo scrivendo un giallo e non un articolo, potremmo ipotizzare che chi ha ucciso Pasolini avesse letto il copione e avesse tutto l'interesse a farlo scomparire. Quasi che La Nebbiosa potesse contenere quei segreti sulla morte dello scrittore che nemmeno la magistratura è mai riuscita del tutto a chiarire...

 

PASOLINI - IL VANGELO SECONDO MATTEO - ENRIQUE IRAZOQUIPASOLINI MORAVIA FOTO ARCHIVIO RIZZAIl cadavere di Pasolinic pasolinimatteidemauro PASOLINI PIER PAOLO PASOLINI

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)