lagioia salone libro torino

LAGIOIA E LA NOIA - SE NON SONO AUTORI DI SINISTRA IL DIRETTORE DEL SALONE DEL LIBRO DI TORINO NON LI INVITA - L'ACCUSA DE "IL GIORNALE": "OTTO SCRITTORI SU DIECI SONO PROGRESSISTI”. INUTILE CERCARE TROPPE VOCI CONTRO: MA GIORDANO BRUNO GUERRI CHE PARLA DI FIUME E DELL'ANARCHISMO DI DESTRA CI SARÀ - LA DIFESA DI LAGIOIA: "VARGAS LLOSA? NON ERA DISPONIBILE. STEVE BANNON? MAGARI VENISSE...”

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

lagioia appendino

Il Po scorre lento e trascina via tutto: fallimenti, debiti, aste, licenziamenti, lotte interne, guerre dei Saloni, fughe (come quella sospetta di Massimo Bray) e ritorni (come quello vergognoso di Ricardo Franco Levi e dell' Aie)... Il Po scorre a un metro e mezzo da qui, accanto allo spazio «Student Zone», ai Murazzi, che ieri ha ospitato la conferenza stampa di presentazione del Salone del Libro di Torino, edizione (complicata all' inizio, ora liberatoria) numero XXXII. In realtà i giornalisti sono il 5-6% - e le domande alla fine non ci sono -, gli altri sono politici, associazioni, fondazioni bancarie, bibliotecari, librai... gli amici del Salone e della Torino che conta, che canta vittoria, e che parla.

 

salone libro torino

Il primo a parlare è il proprietario del Salone - «Ma tutti sono i padroni del Salone...» -, cioè Silvio Viale, presidente dell' Associazione «La Città del libro» che lo scorso 24 dicembre - come in un film di Frank Capra, ricorda qualcuno - si aggiudicò l' asta per l' acquisizione del marchio con un' offerta (unica pervenuta) di 600mila euro, finanziata dalla Fondazione CRT e dalla Compagnia di San Paolo (le banche sono i bancomat necessari per far funzionare ogni vero grande progetto culturale, e forse è anche per questo che il Salone del libro di Milano è miseramente fallito).

 

Viale guarda naturalmente avanti e sogna un Salone che sia come il Festival di Sanremo. Ha ragione: il Salone è il Salone, qualsiasi cosa succeda. «Mille grazie a tutti». I giorni che mancano all' apertura dei cancelli al Lingotto, il 9 maggio, sono molto meno: 63. Aspettando il Salone. Giulio Biino è il secondo a salire sul palco: è il presidente della Fondazione «Circolo dei Lettori», l' ente organizzatore del Salone.

 

nicola lagioia

Biino parte alto con le citazioni - ma tutto il salone e l' intera letteratura sono fatti di citazioni. Prima Martin Luther King, e poi Mister Wolfe di Pulp Fiction: «Mi hanno chiamato per risolvere problemi». E per farlo ha dovuto riannodare i fili fra tutte le persone che sono qui, in prima fila: dal sindaco Appendino al governatore Chiamparino, dall' assessore regionale Antonella Parigi, ai rappresentanti di Adei, Aib, Aie, Ali...

 

fino alla direttrice del Circolo dei Lettori, Maurizia Rebola, che dice «Basta!» alla querelle Milano-Torino e annuncia due appuntamenti targati Salone del Libro al prossimo Bookcity.

salone libro torino 3

 

Archiviate le grane, resta Lagioia. Nicola, il direttore editoriale del Salone che ridiventa «internazionale» del Libro di Torino: fa scorrere un video che riassume - attraverso i titoli dei giornali sul web - un anno di guai, dubbi e paure, e poi festeggia. «Ce l' abbiamo fatta».

 

Ed ecco - il paragone è suo - l' unica manifestazione che in un momento di guerra tra popolo ed élite porta migliaia di persone comuni ad ascoltare in silenzio filosofi, premi Nobel, economisti laureati... L' anti-sovranismo passa dalle code in sala Gialla.

 

nicola lagioia

Se i problemi sono stati grandi, il progetto del Salone del libro 2019 lo è ancora di più. Ambizioso e ecumenico. Il tema scelto è «Il gioco del mondo» - la cultura, infatti, non deve avere frontiere: porti aperti, come le menti, e giù tutti i muri: il Salone celebrerà i 30 anni della caduta di quello di Berlino (eppure, ammette Lagioia, «non è che dopo sia arrivata la pace che ci aspettavamo...») - e il titolo è quello di un romanzo di Julio Cortázar, scrittore simbolo dell' incontro fra culture. E infatti: la lingua ospite (non c' è più il Paese ospite, concetto troppo nazionalista, meglio la «lingua», più transnazionale) è lo spagnolo.

 

Arriveranno autori e autrici dal Centro e Sud America, Cuba, Spagna... La città ospite è Sharja, negli Emirati Arabi, capitale mondiale del libro Unesco 2019. Mentre la regione ospite sono le Marche, per i 200 anni dell' Infinito di Leopardi e non solo («È anche la regione di Silvia Ballestra», aggiunge Lagioia...). A proposito di anniversari: a Torino si festeggeranno anche: i 100 anni dalla nascita di Primo Levi (qui girano già le cartoline-santino), i 30 dalla morte di Sciascia, i cento anche di Salinger (arriverà il figlio, Matt). Ecco, gli ospiti.

 

La lectio inaugurale sarà affidata a Fernando Savater, poi è annunciato Wole Soyinka. E come terza star: Masha Gessen, giornalista e attivista russo. Cioè: l' essenza intellettuale dell' europeismo, il simbolo del terzomondismo letterario e un alfiere dell' anti-Putinismo e anti-Trumpismo.

Bingo.

 

Mi scusi, Lagioia, chiediamo a margine, ma in qualche piega del programma di provata fede progressista, c' è qualcosa che potrebbe disturbare l' affezionata professoressa democratica? «(sorpresa) Beh, certo. Se gli editori ce lo propongono sì.

salone libro torino

Giordano Bruno Guerri che parla di Fiume e dell' anarchismo di destra ci sarà».

 

Però Guerri è al di sopra delle parti... «(perplessità) Avremmo voluto avere Vargas Llosa, ma non era disponibile. Steve Bannon? Magari venisse... Ancora meglio: Errol Morris, che ha girato un bel documentario su lui...». E gli editori e scrittori che il suo consulente Christian Raimo ha etichettato come «fascisti», ma ai quali riconosce che studiano e producono libri, riviste, idee? «(imbarazzo) Certo, basta che non sia CasaPound e possiamo invitare chiunque... E poi comunque il Salone è rappresentativo di ciò che succede nella società italiana. E se prendiamo dieci scrittori, otto sono progressisti, due conservatori...».

 

(sorpresa, mia, ndr): davanti alle statistiche, ci arrendiamo. A proposito: i numeri dicono che ieri la conferenza era affollatissima, che il Salone durerà dal 9 al 13 maggio. E che se anche nel Paese si legge pochissimo, il Lingotto sarà strapieno.

giordano bruno guerrigiordano bruno guerrinicola lagioia

Ultimi Dagoreport

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…