luciano bianciardi

''SE NON HAI TALENTO RESTA SUL VAGO E FUMA LA PIPA: SEMBRERAI COMUNQUE UN INTELLETTUALE'' – IL BOMBASTICO MANUALE PER LETTERATI MEDIOCRI BY LUCIANO BIANCIARDI (CHE USCÌ A PUNTATE SU "ABC" NEL 1966) - COME VESTIRSI, CON CHI ACCASARSI, LA RACCOMANDAZIONE: “NON LEGGETE I LIBRI, FATEVELI RACCONTARE” – “IL SUCCESSO? SOLO IL PARTICIPIO PASSATO DI SUCCEDERE” – DOPO "LA VITA AGRA": “INVECE DI MANDARMI VIA DA MILANO A CALCI NEL CULO, FINIRÀ CHE MI DARANNO UNO STIPENDIO SOLO PER FARE L'ARRABBIATO” - LA PREFAZIONE DI PINO CORRIAS

La prefazione di Pino Corrias al libro di Luciano Bianciardi “Non leggete i libri, fateveli raccontare” pubblicata da Tuttolibri – la Stampa

 

luciano bianciardi

È un Bianciardi in purezza quello che sgocciola dalle righe di questo manuale dedicato ai giovani, purché «particolarmente privi di talento», che vogliano intraprendere la bella carriera dell'intellettuale.

 

Suggerendo loro i vestiti e i gesti adeguati. Le strategie sulla conversazione in casa editrice o nei salotti, «tra un whisky e l'altro». Meglio se con la pipa per fare fumo e nascondercisi dentro. Svelti nel dire e nel disdire. Capaci di stare sul vago in politica. Di non leggere libri, ne escono troppi, ma di farseli raccontare.

 

luciano bianciardi cover

Di mostrarsi tolleranti sui costumi sessuali altrui, ma severi se il discorso «cade sul prossimo più immediato». Di marcare i colleghi a uomo o a zona, come nel calcio. Di presentarsi sempre fresco, riposato, scattante, sapendo che l'intellettuale di successo non va in ufficio, ci passa. Non ha la segretaria, ma usa quella degli altri. Non evita il padrone, lo cerca. Discute. Ammette di preferire «in prospettiva» l'operaio carico di valori, al ceto medio miope e grigio, sorvolando sul dettaglio che l'operaio, magari siderurgico, non vede l'ora di diventare ceto medio.

 

Il manuale è uno spasso. Esce in sei puntate su Abc, settimanale di attualità eccentrico, fondato da Enrico Mattei, il patron dell'Eni e del Giorno, il quotidiano che fiancheggerà il centrosinistra. Il rotocalco è da battaglia radical-socialista. Ingaggia scrittori di grido. Pubblica inchieste sociali, cavalca scandali politici, si batte per il divorzio, predica la rivoluzione dei costumi, compresa quella di toglierli alle soubrette fotografate al mare nel paginone centrale.

 

luciano bianciardi 19

Siamo nell'anno 1966. E Luciano Bianciardi ha già macinato gran parte della sua parabola. Viene da Grosseto, viene dalle Maremme agricole. È cresciuto divorando libri. È anarchico. È ironico. Ma è anche affetto da disincanto e da umor nero. Ha fatto la guerra risalendo la penisola con gli inglesi, e ha fatto il professore di filosofia.

 

Per fame di ossigeno, nell'anno 1954, si è lasciato alle spalle la provincia grande dei minatori e dei braccianti e quella piccolissima degli eruditi di paese e dei bottegai per trasferirsi nella grande Milano delle banche, delle mille aziende metalmeccaniche e della nascente industria culturale che vuol dire giornali, case editrici, agenzie pubblicitarie.

luciano bianciardi

 

Vuol dire il Piccolo Teatro di Giorgio Strehler e il cinema di Ermanno Olmi, il Design, gli Uffici studi per il marketing e le relazioni umane. Lui arriva assunto da Giangiacomo Feltrinelli per «la grossa iniziativa», la nascente casa editrice, fiore della sinistra non ortodossa. Ma la sua camminata lenta e la sua risata larga sono ingranaggi fuori misura. Detesta gli orari e i conformismi del quieto vivere.

 

Si licenzia. Per scalare il fine mese diventa traduttore a cottimo, 120 libri tradotti in 18 anni, battuti a macchina di notte con la sua donna, Maria Jatosti, compagna dello scandalo, visto che Luciano si è lasciato per sempre alle spalle una moglie e due figli a Grosseto.

bianciardi cover 1

 

La loro Bohème inizia nella camera ammobiliata in Brera, dentro la «cittadella dei pittori», inseguiti dalle cambiali che scadono, dai soldi che non bastano mai, meno male che sotto casa non chiude fino all'alba il Bar Giamaica per il rifornimento di grappa gialla.

 

Gli anni di stenti e rabbia diventano La vita agra che esce nel 1962, romanzo in prima persona singolare, storia della «solenne incazzatura » contro «la diseducazione sentimentale al tempo del Miracolo Economico», scritta «in lingua dotta popolare e carognona».

 

bianciardi cover

Invettiva contro Milano e la frenesia calvinista dei milanesi per i soldi «che ti corrono dietro e poi ti scappano davanti». Montanelli lo recensisce entusiasta sul Corriere della Sera, dirà «mai letto un libro così divertente». Il libro vola. Il primo a stupirsene è Bianciardi: «Invece di mandarmi via da Milano a calci nel culo, come meritavo, mi invitano a casa loro». L'aggettivo «agro» diventa di moda, «lo usano persino gli architetti». Scrive: «Finirà che mi daranno uno stipendio solo per fare l'arrabbiato».

 

 

Lui quello stipendio non lo vuole, gli sembra un cedimento, un altro passo verso la definitiva integrazione piccolo-borghese in una Italia che gli piace sempre meno. Intuisce, molto prima di Pasolini, anche se più confusamente, i veleni del consumismo, il vuoto della omologazione, la solitudine dell'uomo dentro al rumore della folla.

 

LUCIANO BIANCIARDI

E mentre tutti cantano le lodi del supermercato e dei grattacieli, dell'utilitaria e delle creme solari, lui scrive da guastafeste.

Il successo lo spiazza e gli fa paura: «Per me è solo il participio passato di succedere».

 

Non gli piacciono le amicizie di convenienza, le piccole mafie dei premi, le virgole dei letterati da convegno, le cordate. Rifiuta un ingaggio al Corriere della Sera che gli ha offerto Montanelli. Sceglie di collaborare al Giorno, a Abc, ai settimanali sportivi. Bazzica i notturni milanesi, Jannacci, il Santa Tecla, il Derby Club. Frequenta pittori matti, fotografi squattrinati. È amico di Giancarlo Fusco e di Giovanni Arpino, gli piace Lucio Mastronardi, un altro solitario di provincia che finirà suicida. Nell'Italia bigotta scrive di rivoluzione sessuale. Elogia l'ozio. Traduce i due «Tropici» di Henry Miller, che fanno strillare la censura, e invaghire la sua fantasia fino a immaginarsi l'alter ego dello scrittore americano.

 

pino corrias foto di bacco

Ma quando inizia davvero la rivoluzione dei costumi, decide, sventatamente, di voltare le spalle all'esilio milanese per infilarsi in quello di Rapallo. Dove prova a smaltire la bronchite cronica e le venti Nazionali senza filtro al giorno. La solitudine si volta in malinconia. Idealizza le Maremme «che sono il posto più bello e più pulito del mondo». Ma intanto si perde nelle piogge di entroterra e nei Campari coi pensionati.

 

Il mondo sta cambiando e lui non se ne accorge più. Scrive di Risorgimento e dell'esilio di Garibaldi, l'eroe della sua infanzia, per non parlarci del suo. Questo Manuale in sei stanze e in sei risate è uno degli ultimi pezzi di bravura, declinati in un presente che ancora ci riguarda. Stesso sguardo sperimentato ne Il lavoro culturale e nell'Integrazione che con La vita agra formano la sua trilogia della rabbia disarmata. Proverà a salvarsi tornando a Milano. Ma è troppo tardi. Nell'anno 1971, seduto al fondo di un bicchiere, perderà per sempre la testa. E poi la vita.

BIANCIARDI

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!