SUNDANCE KIDS - AL FESTIVAL ARRIVA IL FILM HARDCORE GAY DI JAMES FRANCO, MENO SHOCK DELL’ORIGINALE “CRUISING” - IL DOCUMENTARIO SULLE PUSSY RIOT CON NADIA IN COLLEGAMENTO SKYPE - JANE CAMPION TORNA A CASA CON UNA MINISERIE TRA DROGA E PEDOFILIA - DEBUTTA GORDON-LEVITT CON “DON JON’S ADDICTION”, SIMPATICO E ROZZISSIMO FILM ANTICHIESA, ANTIFAMIGLIA, ANTIMACHO - IL RITORNO DI NICOLE KIDMAN FINALMENTE SENZA BOTOX IN “STOKER”…

Giulia d'Agnolo Vallan per Dagospia

Al quarto giorno di Sundance, il miglior modo per apprezzare l'edizione 2013 del festival di Redford, sfuggendo alla maledizione di troppi "indie" americani uguali tra di loro (nelle sezioni in concorso e nelle premieres "con star" che si tengono ogni sera nell'auditorium dell'Eccles), e' stato spesso quello di avventurarsi ai margini del programma. Cosi' venerdi' notte, a seguire la proiezione del documentario "Pussy Riot-A Punk Odissey", era possibile dialogare via Skype con Nadia, uno dei membri del gruppo punk situazionista russo.

La sera dopo, James Franco, nella sua versione "dietro alla macchina da presa", e (deliberatamente) due mesi prima di apparire come protagonista del kolossal disneyano ispirato a Frank Baum Oz, "the Great and the Powerful" immaginava 40 minuti di outtakes censurate da "Cruising". Il girato perduto del film di William Friedkin -con discesa di Al Pacino/poliziotto negli inferi del West Village del 1980- e' un mito. Immagini hardcore, riprese da Friekdin nei gay bar newyorkesi e che erano rimaste fuori dal final cut. Fino a qualche anno fa, il montatore Bud Smith diceva di sapere esattamente dove si trovava quella pellicola.

Friedkin e la WB sostengono invece che e' andata persa. Franco ha ricreato alcune scene del film e ipotizzato quello che la MPA avrebbe chiesto di togliere per far si' che Cruising ottenesse l'equivalente americano del visto di censura. Il tutto buttando un attore , e amico d'infanzia, etero (Val Lauren, che per Franco regista ha gia' interpretato Sal Mineo) in un contesto a luci rosse omosessuali.

Il risultato, "Interior". Leather Bar", codiretto con il documentarista gay Travis Mathews, e' una curiosa radiografia del disagio (di Lauren) che, pero', nonostante l'apprezzabile ambizione sovversiva, risulta normalizzato rispetto alla vertigine (gay e non) di Friedkin. Molto meno artsy, il debutto alla regia di un altro noto attore hollywoodiano, Joseph Gordon-Levitt, Don Jon's Addiction.

Simpatico nello spirito (antichiesa, antifamiglia, antimatrimonio, antimacho..) ma rozzissimo nella fattura (non si esce dagli stereotipi dei film fatti per "piacere alle donne" e la mise en scene e' da paura) e' la storia di un burino italoamericano (Gordon-Levitt) che preferisce il porno via internet a tutte le ragazze meravigliose che seduce. Inclusa Scarlett Johansson. Alla fine, trova la felicita' porno free con Julianne Moore.

Una ragazzina come in trance avanza senza esitazione in un vasto lago gelido. E' l'immagine d'apertura di "Top of the Lake", la miniserie di sei ore diretta da Jane Campion per il Sundance Film Channel presentata a Park City in un' unica proiezione maratona a partire dalle nove di mattina di domenica, e durante la quale -idea geniale- era previsto un intervallo con omaggio di pranzo al sacco. Come Campion e il suo cast, quasi tutto il pubblico e' rimasto fino alla fine.

Ambientata in una comunita' remota nel sud della Nuova Zelanda (e' la prima volta da "Lezioni di Piano", vent'anni fa, che la regista torna a girare nel suo paese d'origine) "Top of the Lake" distende il suo racconto d' intrigo poliziesco sullo sfondo magnifico di un paesaggio -geografico ed emozionale- in fragile equilibrio tra civilita' e wilderness, evocando la stranezza originale di "Twin Peaks" ma senza la bizzarria lynchiana, e creando, fin dall'inizio, una suspense meno sostenuta dal puzzle investigativo che dà un'atmosfera di instabilita' generale e di brutalita' incombente.

Una dodicenne misteriosamente incinta che scompare nella foresta, un padre violento con una tribu' di figli maschi e una fabbrica di droga in cantina, un gruppo di donne abusate che abitano in container di metallo sulla riva di un lago, in una comune battezzata Paradise di cui e' guru Holly Hunter, un pedofilo austriaco che vive nel bosco e insegna danze folkroristiche alle bambine...e, incaricata del caso, una giovane detective del posto (Elizabeth Moss) con una madre che sta morendo di cancro e un trauma infantile che la rende inaffidabile...

I fantasmi di Laura Palmer e Rosie Larsen stregano la serie, cosi' come Lisbeth Salander e la detective di "The Killing", Sarah Linden, hanno ispirato il DNA dell'acerba, ossessiva, poliziotta Robin Griffin in "Top of the Lake". Ma a questi precedenti riconoscibili, Campion (che si era gia' misurata con il piccolo schermo nel 1990, in "An Angel At My Table") aggiunge la cifra stilistica e I temi forti del suo lavoro, facendo di una miniserie Tv, come Todd Haynes in "Mildred Pierce" e Kiyoshi Kurosawa in "Penance", un'occasione di vero cinema. Co-firmata insieme a Gerard Lee, "Top of the Lake" sara' presentata anche al Festival di Berlino, e andra' in onda in marzo in USA sul Sundance Channel.

Valeva la pena di tornare all'Eccles nella sezione "premieres" (rischiando la colluttazione con le volontarie del festival che pattugliano la sala come secondine in un film d'exploitation anni sessanta), per vedere "Stoker", il debutto hollywoodiano di Park Chan-Wook. "Il perche' ho voluto fare un film americano e' con me su questo palcoscenico" ha detto l'autore coreano di "Old Boy" (di cui Spike Le sta girando un remake), presentando Nicole Kidman, Mia Wasikowska e Matthew Goode, protagonisti di un triangolo figlia/vedova/zio/ che si crea dopo la morte violenta di un famoso architetto.

"Ogni ragazzina e', a suo modo speciale. E, per ogni ragazzina speciale ci vuole una storia speciale", ha detto ancora Chan-Wook che in "Stoker" reinterpreta il passaggio tra adolescenza e eta' adulta della pallida, silenziosissima, India Stoker (Wasikowka) alla luce di Lewis Carroll, Hitchcock (specialmente "Psycho"), un feticcio per le scarpe bicolore e le uccisioni violente. Suo padre l'aveva addomesticata con la caccia, ma in compagnia dello zio India ri-scopre se stessa e l'ebbrezza degli strangolamenti con cintura. Il film e' piu' ingessato e scritto delle produzioni coreane del regista. Mancano le sue ellissi, I salti nel buio.

Ma, importando grandi autori dell'Est, Hollywood ha fatto danni ben piu' gravi. E comunque va visto perche' per la prima volta da anni Nicole Kidman (qui vedova consolabilissima) recita come ai vecchi tempi e ha una faccia normale, non stravolta dal botox.

 

 

TWENTY FEET FROM STARDOM top of the lake di jane campion con elisabeth moss sul set di top of the lake Stoker di park chan wook Nicole Kidman Stoker mia wasikowska nella locandina di stoker di park chan wook Matthew Goode e Mia Wasikowska in Stoker JOSEPH GORDON LEVITT E JULIANNE MOORE PUSSY RIOT DOCUMENTARIO AL SUNDANCE jane campion e garth davis al sundance festival clsJAMES FRANCO IN INTERIOR LEATHER BAR jpeg

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