“THE FERRAGNEZ? EYES WIDE SHUT IN SALSA MENEGHINA” - PAOLO LANDI: “È UNA SIT COM AMBIZIOSA, SANDRA E RAIMONDO RIFATTI DA CHI HA VISTO AL CINEMA NICOLE KIDMAN E TOM CRUISE. C'È QUESTA MESCOLANZA DI POPOLARE E DI RAFFINATO INSIEME, TRA I GENITORI TAMARRI DI LUI E LA FAMIGLIA "ALL BLONDES" DI LEI. E' UNA GIOIOSA ADESIONE DI CHIARA E FEDEZ ALLA PROPRIA ESISTENZA DI RAGAZZI BACIATI DALLA FORTUNA E AL MONDO CHE HA PERMESSO LORO DI EMANCIPARSI DAL LAVORO FISICO E DI COMANDARE…” - VIDEO
Paolo Landi per Dagospia
Eyes Wide Shut in salsa meneghina: comincia con lo skyline di Citylife la serie in onda su Amazon Prime che mette in scena The Ferragnez, ci sono anche i piani sequenza nel grande appartamento della coppia, manca solo il Waltz 2 di Dimitri Schostakovich a fare da colonna sonora al fascino discreto della borghesia che trasuda da questa sit com ambiziosa, Sandra e Raimondo rifatti da chi ha visto al cinema Nicole Kidman e Tom Cruise.
C'è questa mescolanza, infatti, di popolare e di raffinato insieme, tra i genitori tamarri di lui e la famiglia "all blondes" di lei, con la madre scrittrice di bestseller e un padre ex bello che ha dato l'imprinting alle figlie, tutte e tre con i suoi stessi occhi blu. La Casa Vianello moderna comincia con una terapia di coppia. L'amore non è bello se non è litigarello e il terapeuta fa piangere Chiara quando costringe Federico a chiederle scusa guardandola negli occhi per tutte le volte che, chiudendosi nel suo mondo, la fa sentire esclusa e inutile.
È lei che domina il rapporto, si vede lontano un miglio, lei traina. A Federico non resta che l'arma dello scontroso, il broncio del permaloso, lo spleen dell'artista: si basa su queste variabili il potere del capriccio che lui esercita per tenerla in pugno, in una sorta di gioco di ruolo in cui lei sembra far finta di sentirsi trascurata, avendo calcolato al millimetro il grado di seduzione che, all'eventuale rilascio, farebbe cadere ai suoi piedi schiere di principi azzurri. Non c'è verso: il fascino di Chiara è indiscutibile, è sempre tanto naturale quanto Fedez appare costantemente in posa, sembra grata al destino che le ha riservato tutte le gioie di cui può disporre, mentre lui dice di essere "sempre in guerra", lei sempre incantevole mentre lui invece non si piace.
Cosa fa una coppia giovane e ricca con un figlioletto e una bimba in arrivo nella Milano resa deserta dal Coronavirus? Il film inizia poco prima di Sanremo 2020, in pieno lockdown, come ci dicono i titoli di coda che specificano di aver realizzato il programma "in conformità alle norme vigenti per il contenimento del contagio da Covid 19 nonché ai protocolli di sicurezza a tutela dei lavoratori" (nessuno indossa mai la mascherina).
Fedez è impegnato in uno shooting con Francesca Michielin in vista della loro esibizione al Festival, Chiara affitta una villa sul lago di Como e dà appuntamento a tutta la famiglia, dove li raggiungerà più tardi anche Fedez. Il festival della canzone e il festival della normalità procedono di pari passo nell'impegno della regia a convincerci che questi ricchi e famosi sono gente come noi.
Le ragazze non resistono e ridono come matte quando il maestro di yoga esige da loro il suo stesso sussiego nel recitare la vibrazione "Om", Valentina confonde "Saremo giovani" con "Sanremo giovani", aprendo uno squarcio nell' indifferenza dei millennial social verso un rito che Fedez (ormai vecchio?) è costretto a officiare imparando rispostine a memoria a domande che poi non gli verranno fatte.
È una questione di linguaggio: Chiara dice "supersimpatico" ("Quando Fedez non è incazzato è supersimpatico"), Luca, il giovanissimo fidanzato di Valentina dice "Minchia, Fedez è Sbam! Supecoinvolgente". Valentina parla di loro tre come di una "supersorellanza", "sei supercool amore!", tutti sono "superemozionati" quando Chiara e Fedez vanno a ritirare l'Ambrogino d'Oro per aver raccolto fondi da destinare alla ricerca del vaccino "per porgere la mano ai più fragili nel segno del più autentico spirito ambrosiano", come dice la motivazione. Insomma, parlano come noi.
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Ma, allora, la porzione di sogno che gli spettatori si aspettano dov'è? Nelle otto ore di trucco cui Fedez si sottopone per trasformarsi in Babbo Natale e stupire il figlioletto che invece lo riconosce subito e si spaventa? Nel fitting che devono fare per Versace, Donatella presente? O nella seduta cui sempre Fedez con un amico si sottopone per ricevere tramite elettrodi potenti scariche che simulano i dolori del parto? Fedez aspetta Vittoria, l'amico è in attesa di due gemelli.
Il tempo necessario (forse anche il denaro) ad espletare queste attività non necessarie è quello che evidentemente manca alle persone normali ma di cui Fedez può disporre, sta tutta lì la differenza. Il gergo dell'autenticità esige che anche il linguaggio standardizzato diventi un prodotto per essere venduto. Con destrezza il regista usa accorgimenti da antica tv verità: quando compaiono i parenti di Chiara e di Fedez, un "sottopancia" ci dice chi sono.
Stiamo assistendo al "reel" (la parola reality è obsoleta) che si cancella dopo ventiquattr'ore, saremo o sanremo nel flusso social, sullo schermo si aprono finestrelle a forma di telefonino, un cuoricino e via. Si torna nello studio del terapeuta dove Chiara è sempre se stessa, con quell'ingenuo e sincero e apprezzabile amore per la famiglia, mentre Fedez fa l'ironico "Ciao Famiglia! Sono a casa!" dice scimmiottando i commessi viaggiatori di Arthur Miller, tra conflitti familiari che qui appaiono fittizi, utili alla telecamera ma non veri, e critica al sogno di un'italian life che cozza con la responsabilità morale che un rapper come Fedez si sentirebbe di portare avanti, con o senza video a favore del decreto Zan o contro la Lega al concerto per i Sindacati.
È bello, è brutto The Ferragnez? E' una gioiosa adesione di Chiara e Fedez alla propria esistenza di ragazzi baciati dalla fortuna, e al mondo, così come viene loro incontro, un mondo che ha permesso loro di emanciparsi dal lavoro fisico, che ha permesso loro di comandare, comandano loro sempre, quando sono svegli e quando dormono: per questo incarnano, come facevano una volta gli eroi del calcio che vendicavano i poveri con un gol, il desiderio di ognuno di noi di somigliare a qualcosa di diverso da noi, ma che sia riconoscibile, la rassicurante positività borghese facile da replicare, come una foto da postare su Instagram.
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