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“TRA CARLO CONTI, SIGNORE DEI TINELLI, E LE CANZONI IN BATTERIA, SANREMO SEMBRA UNA FESTA AZIENDALE” - ALDO GRASSO AL VELENO: "È IL PRIMO FESTIVAL DELL’ERA SOVRANISTA MA POTREBBE ESSERE ANCHE L’ULTIMO, DOPO CHE IL TAR DELLA LIGURIA HA DICHIARATO ILLEGITTIMO L’AFFIDAMENTO DIRETTO ALLA RAI" - "LA CONDUZIONE DI CONTI E' NORMALE: COME PARTE ARRIVA, SENZA LASCIARE IL SEGNO. NORMALI LE LUSINGHE BAMBOLESCHE DI GERRY SCOTTI E ANTONELLA CLERICI, SEMBRA UNA TV DEL DAY TIME IN PERFETTA CASALINGHITUDINE, NORMALE COME SA ESSERE LA TV DEL TALEQUALISMO"
Aldo Grasso per corriere.it - Estratti
carlo conti antonella clerici gerry scotti
Il 75° Festival di Sanremo inizia con un blackout audio di una ventina di secondi: non proprio il migliore degli auspici. È il primo dell’era sovranista ma potrebbe essere anche l’ultimo, dopo che il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai, chiedendo di bandire una gara.
Chissà, forse si chiamerà Festival di Hobbiville, dove abita Frodo. Anche se è difficile poi scorgere in Carlo Conti il Signore degli Anelli, ha tutta l’aria di essere il Signore dei Tinelli, se pur antifascista. È tutto normale.
Normale la conduzione di Conti – come parte arriva, a volte senza lasciare un segno –, normale la co-conduzione e le lusinghe bambolesche di Gerry Scotti e Antonella Clerici, anche se sembra una tv del day time in perfetta casalinghitudine, normale che non ci siano i monologhi, normale come sa essere la tv del talequalismo con il pubblico dotato di braccialetto elettronico da concerto dei Coldplay.
(...) Sanremo è uno degli eventi più longevi della tv italiana. Questo senso di continuità lo rende un appuntamento irrinunciabile, non si sa se per abitudine, per finta allegria, per dimenticare la barca che affonda.
Ora è stato riscoperto anche dai più giovani (è una buona notizia?) che lo seguono prediligendo i commenti social, lo streaming e la segmentazione in base ai propri interessi musicali.
Non solo molti cantanti provengono dai talent e dai successi in rete, ma TikTok e Instagram diventano palcoscenici paralleli, dove i brani vengono scomposti in trend “virali”.
È un Festival che procede per accumulo (credendo che aggiungere valga più di togliere) nel nome della co-conduzione ecumenica e della pace nel mondo, c’è persino il videomessaggio di papa Francesco (“Imagine there’s no countries”) per accontentare il vasto ventaglio del pubblico: il pavese e il paese.
Del resto, da come è stato presentato nei giorni precedenti dal Tg1, Sanremo ha tutta l’aria di una festa aziendale, una sorta di “convention ad includendum”, se mi si passa l’adulterazione anglo-latina.
Sulla scrittura e sulla regia di Pagnussat scarseggiano i rilievi, è come se la scelta di affollare lo schieramento dei cantanti come non mai, sia stata presa anche per limitare lo sforzo sulle parti di spettacolo, da sempre le più difficili da concepire e mantenere a un livello alto, se non c’è Fiorello.
Si va di fretta, una batteria di canzoni senza troppi fronzoli di presentazione, ma la grande attesa della serata, l’hype, se fanno piacere certe parole, è tutta per Jovanotti, il momento più energico della serata.
Mal che vada il prossimo Festival, ovunque sia, lo facciamo con l’Intelligenza Artificiale e con la conduzione di Guido Crosetto.
carlo conti 1
carlo conti 3
carlo conti abbronzato
carlo conti 2
carlo conti 2