TRAVAGLISMI – PRIMA SISTEMA LE CRITICHE DI URBANETTO CAIRO (“MO’ ME LO SEGNO”), E POI INFILZA SEBASTIANO MESSINA: “OLTRE A NON SAPER SCRIVERE, NON SA NEPPURE LEGGERE”
Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”
La Repubblica intervista il padrone de La7, Urbano Cairo, già portaborse di Berlusconi, con il titolo: “Santoro o Travaglio? Scelgo Michele, non amo le risse in tv”. E vabbè, come diceva Troisi: mo’ me lo segno. Cairo fa pure credere che io me ne sia andato dallo studio di Servizio Pubblico perché non volevo che l’“angelo del fango” mi “facesse domande” e che il governatore Burlando “dicesse la sua”; e che tutto sia nato dal fatto che io e Santoro abbiamo “un diverso modo di vedere la politica grillina”.
travaglio lascia lo studio dopo la lite con santoro e burlando
Naturalmente sono tutte balle: Grillo non c’entra una beneamata mazza e non ho mai chiesto di zittire qualcuno. Semplicemente non condividevo le strampalate e incomprensibili contestazioni dell’“angelo” (che non mi ha posto alcuna domanda) e mi ostinavo a ribattere alle spudorate provocazioni di Burlando.
travaglio lascia lo studio dopo il litigio con santoro e burlando
Sotto l’intervista a Cairo, Repubblica piazza il “Bonsai” di Sebastiano Messina, che pochi lo sanno ma è un formidabile concentrato di spiritosaggine. Scrive, il Messina, che avrei detto di non aver mai insultato nessuno. Balle: ho sfidato Francesco Merlo – che mi accusava di fare “tv dell’insulto” da 8 anni, da quando collaboro con Santoro – a citare un solo insulto contenuto nei miei oltre 200 interventi ad Annozero e a Servizio Pubblico dal 2006 a oggi. Merlo, noto cultore del contraddittorio, non ha risposto: l’ha fatto, in sua vece, il suo vice Messina. Che tutto contento è riuscito a scovare due miei sanguinosi insulti.
travaglio lascia lo studio dopo il litigio con santoro e burlando
Purtroppo però non erano nelle mie rubriche televisive oggetto della polemica con Merlo: erano in due articoli sul Fatto, e non erano neppure insulti. Il primo, nel mio pezzo di domenica scorsa, è “la faccia deforme di Burlando” (mamma mia che impressione).
Il secondo risale all’aprile 2013, a proposito della rielezione di Napolitano, ed è gravissimo, tant’è che Messina lo paragona delicatamente a quelli di Mussolini contro Gramsci: “un cadavere putrefatto e maleodorante”, secondo lui riferito a Napolitano. Naturalmente non è vero niente: altrimenti, vista la suscettibilità dell’uomo del Colle, mi avrebbero subito arrestato per vilipendio.
santoro contro travaglio a servizio pubblico
Bastava pubblicare l’intera frase per capirne il soggetto e il senso: “Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall’interno per non far uscire la puzza e i vermi. Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe...”.
Il cadavere non era Napolitano, che peraltro gode ottima salute, ma “il sistema”, che – a mio modesto avviso – non se la passa troppo bene. Ora delle due l’una: o Messina, oltre a non saper scrivere, non sa neppure leggere; oppure ha capito benissimo il senso dell’articolo, ma ha preferito manipolarlo e ribaltarlo a suo uso e consumo. Ora però, onde evitare che corra dal suo direttore piagnucolando “mamma, mamma, quel brutto Travaglio mi ha insultato”, è bene che sappia che è molto ironico, sagace, spiritoso, fa tanto ridere, ed è pure un bell’uomo. Contento?