UCCI UCCI SENTO ODOR DI ENRICO LUCCI - STASERA TORNANO LE IENE IN TV E FINALMENTE IL CORRIERE CELEBRA LA MEJO IENA DEL BIGONCIO - L’ENRICO RIDENS POSSIEDE QUEL MIX UNICO E SUBLIME DI UNIRE IL COMICO E L’INFORMAZIONE, LO SNOB E IL BLOB, IL BASSO E L’ALTO, ALBERTO SORDI E JACQUES TATI, LA RAVA E LA FAVA - DA EX MILITANTE DEL PCI A PRIMA PUNTA NELLA RETE DEL PATONZA: “MEDIASET NON È FORZA ITALIA”…

Chiara Maffioletti per il "Corriere della Sera"

Per certi versi deve tutto a un'occupazione. Enrico Lucci, colonna portante delle «Iene» (che tornano stasera, 21.10, su Italia1), non crede alla fortuna ma «all'incrocio tra volontà e caso». Per lui si sono incontrati un anno dopo la laurea in Storia, quando «stavo senza fare niente e senza futuro. Sapevo cosa mi interessava: storia, letteratura, politica. Scrivevo sul giornalino del Pci di Ariccia». Poi, il caso: «All'università c'era il movimento della Pantera e il Tg3 cercava un rappresentate degli studenti: mi intervistò Claudio Ferretti».

E la volontà: «Un anno dopo lavoravo in una tv di Genzano. Mi sono detto: caro Enrico o ti dai una mossa o qui rimarrai tutta la vita. Volevo che mi spiegassero il mestiere e ho pensato: chi è la persona più importante che ho conosciuto? Per tre minuti, Ferretti. Ho chiamato la Rai e me lo sono fatto passare. Gli devo la vita». Dopo anni di consigli gli offrì il primo contratto: «Nove mesi a "È quasi goal"».

Quindi «Anni azzurri» e «Tele sogni» che lo fecero notare da «una persona, non so chi, che imbastiva le Iene». Da allora sono passati 15 anni e 780 servizi: «Le Iene sono casa mia. Siamo una cooperativa». Ma i servizi più cliccati sono i suoi: ha un contratto speciale vero? «Non me ne sono mai interessato. È cresciuto dalle prime 400 mila lire a servizio. Cito Flaiano: lasceremo un vuoto colmabile. Siamo tutti importanti ma nessuno insostituibile. Però sono orgoglioso di essere il Totti delle Iene».

Ha creato uno stile: le facce, il romanesco... «Non ho fatto nulla per correggermi». Ama i servizi impegnati o «quelli dichiaratamente scemi. Oggi è facile: l'idiozia è così affermata che spesso basta far parlare uno e tenere il microfono». Prende in giro ammiccando: «Usavo la faccia anche con i professori. E a militare. In tv prima ero più aggressivo: ho limato quella cifra se no diventi insopportabile».

Mai pentito di qualcosa? «Il mio modo di rivolgermi a Bossi all'inizio era carico di violenza». Intervistate gente che non capisce di finire nel ridicolo: «Non ce la prendiamo con i deboli». Con lei un'anziana ha alzato la maglia per mostrare «quanto era in forma»... «Ma è stata lei. Mi' nonna non l'avrebbe mai fatto. Resta l'onestà, a volte ci sono cadute di stile».

Farà un programma diverso dalle Iene? «Mi è impossibile concepirmi fuori da questo gruppo. In un programma l'ospite mica lo puoi prendere a schiaffi. A me piace chi mi vede e scappa. Mi smontano i simpaticoni. Il migliore fu Baget Bozzo che mi cacciò da casa». Mai pensato di scendere in politica? «Amo la politica ma è un mestiere serio.

Quando ero militante del Pci, per quanto la mia spinta ideale fosse inesauribile, dopo 5 minuti di riunioni dormivo, pensavo al mare. La politica è la capacità dell'uomo di organizzare l'esistenza: se migliora la vita delle persone è buona, se no pessima. E si valuta sul secolo: tra 100 anni nessuno parlerà di Mastella ma di de Gasperi, Togliatti...». Di Berlusconi? «Certo». Da militante del Pci a volto di un'azienda berlusconiana. Non stride? «Mediaset non è Forza Italia: si rivolge a tutti».

Pensa mai prima di un servizio: questo è troppo? «Sempre. A scuola non facevo le recite per paura del palco. Faccio sempre un po' di violenza su di me». Sui doveri delle Iene dice: «Una Iena è come un magistrato: non dovrebbe frequentare nessuno. Ci provano a fare gli amiconi. Ma diventa una marmellata che ti impedisce di fare le domande che vorresti».

Scongiura il rischio il suo carattere: «Sto sempre da solo. Mi piace. Vado al solito caffè, porto da casa la mia tisana menta e liquerizia, fumo il sigaro e vedo passare la gente. Penso a quello che non sono diventato, che sono riuscito a schivare».

Fissato con il meteo «così non hai delusioni», odia i regali: «Li ritirerei dietro. Mi fanno schifo: non so che farci, devo fare finta mi siano piaciuti e ho il problema di doverli ricambiare. Sono quasi un'offesa». Al compleanno? «Preferisco neanche mi chiamino: che c'è da festeggiare?» Natale? «Sono ateo. Festeggio solo il 25 aprile, l'unica ricorrenza che ha un valore universale».

 

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