“VACANZE DI NATALE NON È UN CINE-PANETTONE” - ENRICO VANZINA DOPO LE CRITICHE DEL "NEW YORK TIMES", REPLICA AL CRITICO JASON HOROWITZ CHE AVEVA LIQUIDATO IL GENERE COME “SESSISTA E VOLGARE”. SI PARLA DI UN CLASSICO DI CULTO DELLA "COMMEDIA ALL'ITALIANA" (NON DI UN CINEPANETTONE) – LA STRONCATURA DEL FILM SUL "NYT": "HA ELEVATO A FORMA D’ARTE L’AMORE ITALIANO PER IL TRADIMENTO, PER L’UMORISMO DA TOILETTE E PER LE IMPRECAZIONI FOLCLORISTICHE” - VIDEO
"Il mio film, 'Vacanze di Natale', non è un cinepanettone, dunque le critiche non mi riguardano. Non aggiungo altro perché non voglio alimentare alcuna polemica". Risponde così all'Adnkronos il regista Enrico Vanzina, interpellato in merito al dibattito sui 'cinepanettoni' esploso dopo l'articolo del New York Times sulla festa dei 40 anni del suo film 'cult' 'Vacanze di Natale'.
Nel pezzo, a firma di Jason Horowitz, il giornalista americano -che ha partecipato alla festa sui 40 anni del film a Cortina d'Ampezzo, a cui erano presenti molti dei protagonisti e il produttore Aurelio De Laurentiis- non è per nulla tenero con il filone cinematografico tutto italiano, definito "sessista e volgare". "Sto rispondendo proprio ora ad Horowitz -aggiunge Vanzina- con il quale sono in ottimi rapporti".
IL NEW YORK TIMES E VACANZE DI NATALE
Estratto da fanpage.it
Il primo storico Vacanze di Natale ha compiuto 40 anni ed è stato festeggiato in Italia con il ritorno in sala in una versione restaurata e rimasterizzata.
Il risultato? 500mila euro incassati. Tanto che l'iniziativa sarà replicata al 6 gennaio. Persino il New York Times ha parlato del film che, volente o nolente, è parte integrante della storia del nostro cinema. Addirittura s'è scomodato Jason Horowitz, il critico più importante dell'autorevole quotidiano, che ha partecipato alla serata celebrativa dedicata all'opera di Carlo e di Enrico Vanzina (qui la nostra intervista) a Cortina d'Ampezzo e scrive:
"Per tre decenni, i film hanno dominato il periodo natalizio, finché le loro star non sono invecchiate, le piattaforme di streaming hanno preso il sopravvento e i gusti e l’economia del settore sono cambiati. Mai ritenute adatte al consumo all'estero, erano per gli appassionati che amavano una fetta di cultura italiana durante l'edonista e spensierata fine del secolo. Per i critici, però, riflettevano il consumismo e il sessismo da showgirl dell’era Berlusconi che, come un vergognoso segreto, era meglio custodire in famiglia".
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Jason Horowitz concentra il suo articolo sulla capitalizzazione della nostalgia da parte di produzione e protagonisti: "Lo stanno riabilitando come classico di culto che ha elevato a forma d'arte l'amore italiano per il tradimento, per l'umorismo da toilette e per le imprecazioni folcloristiche, per lo scontro tra gli italiani di classe differente".
Jason Horowitz ricorda persino di come le grandi produzioni hollywoodiane erano costrette ad adattarsi e rinviare le uscite proprio per evitare di scontrarsi con i cinepanettoni. Nel 2009, l'uscita di "Natale a Beverly Hills" costrinse addirittura "Avatar" a rinviare la sua uscita. Viene citato anche Aurelio De Laurentiis, che ha prodotto più di trenta cinepanettoni: "Il signor De Laurentiis ha detto che i film hanno avuto successo perché erano essenzialmente film "istantanei" terminati dopo tre decenni perché a corto di luoghi esotici".
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