CONFETTO FALQUI (ANTONELLO) – “IL VARIETA’ È MORTO. NON AMO I PROGRAMMI CHE CHIAMANO TALENT, DOVE PERÒ IL TALENTO SCARSEGGIA. OGGI MI PIACCIONO PIERO ANGELA, SIMONA VENTURA E FIORELLO CHE MI RICORDA WALTER CHIARI. MINA? NON CI SENTIAMO DA ANNI. MI PIACEREBBE RIPARLARLE. MA..." - I VARIETA’ DI OGGI? L’UNICO CHE MI DIVERTA E'..." - VIDEO
Giulio Pasqui per Spy
Pensi alla televisione italiana e ti vengono in mente alcuni “padri fondatori”. Antonello Falqui tra
questi. Non un semplice regista, ma ideatore, sceneggiatore, autore e tuttofare dei suoi programmi. Nel suo palmarès figurano Il Musichiere, Canzonissima, Studio Uno, Teatro 10,
Milleluci: insomma, i migliori varietà della storia, quando ancora c’era spazio per le paillettes, le scenografie e le ballerine. Oggi è un “giovane” 92enne: abita a Roma, legge molto, scrive, ogni tanto guarda la tv e ricorda con affetto le sue prodezze. «Ma non mi chieda gli aneddoti, quelli non sono la mia forza», mette le mani avanti lui.
Domanda.
Come ricorda i suoi esordi?
Risposta.
«Eravamo proprio agli albori della televisione, c’era un gran fermento. Nel 1954 ho curato con Mike Buongiorno Arrivi e partenze, in assoluto la prima trasmissione della neonata Rai. Me la ricordo come divertente: Mike intervistava le più grandi star del momento che erano in partenza o in arrivo negli aeroporti. Lui era bravissimo a convincere le star dell’epoca».
D.Eravate consapevoli di fare la storia della televisione?
R. «Non lo eravamo affatto. Piuttosto sapevamo di mettere in scena spettacoli seguiti da milioni di persone e sentivamo una certa responsabilità, quello sì. Pensi che eravamo arrivati anche a 22 milioni di ascolto con Studio Uno. Sa, allora c’era solo il primo canale, gli spettatori erano concentrati. Oggi sarebbe impensabile raggiungere quei risultati, ci sono tremila canali...».
D. Lei ha lavorato coi più grandi, il più piacevole?
R. «Walter Chiari. Lui era un improvvisatore pazzesco, forse il numero uno».
D. Mike com’era?
R. «Molto preciso e professionale. Lui veniva dall’America e aveva quello stampo lì, serio.
Eravamo diventati amici, ci siamo frequentati per tanto tempo anche fuori dal lavoro. Mi faceva ridere».
D.Di cosa va più fiero?
R. «Non ci penso un solo attimo: aver lavorato con Mina».
D. Eravate inseparabili.
R. «Lei era fantastica. Aveva un unico difetto, se così possiamo definirlo: le dava fastidio il contatto con il pubblico perché quando andava a esibirsi alla Bussola di Focette doveva passare tra due ali di persone che allungavano le mani per cercare di toccarla. Lei odiava tutto questo. Sennonché si è poi dovuta abituare a tutta quell’attenzione».
D. Però si è ritirata dalle scene nel 1978, pensa che prima o poi si farà rivedere?
R. «Ormai lo escludo, non credo sia più possibile».
D. Siete ancora in contatto?
R.«Non ci sentiamo da parecchi anni, anche se mi farebbe piacere riparlarle. Fondamentalmente siamo due timidi: nessuno dei due si decide a fare il primo passo. Forse avremmo anche paura a dirci qualcosa».
D. Studio Uno è stato il varietà di maggior successo della storia: gli hanno dedicato pure una fiction. L’ha apprezzata?
R. «No. Quella fiction non c’entrava niente con il nostro Studio Uno, è stata fatta malissimo. Hanno messo in piedi una trama con un intreccio d’amore tra due estranei».
D. Il suo ultimo spettacolo è datato 1993, perché ha poi deciso di farsi da parte?
R. «I miei spettacoli cominciavano a essere troppo dispendiosi per la Rai: io costavo molto. Ci mettevamo settimane per preparare uno show, oggi invece ti danno due giorni per provare tutto e due spiccioli: sarebbe impensabile. Con l’inizio degli Anni Novanta in Rai cominciavano a non esserci più i personaggi, le maestranze e i dirigenti del mio periodo. Stava diventando un’azienda di estranei e ho preferito farmi da parte».
D. Oggi guarda la tv?
R. «Ne guardo molta la sera e la notte. Mi piacciono i documentari e seguo con grande piacere Piero Angela. Ma non mi sembra di vedere grandi spettacoli di intrattenimento: mancano la classe e l’eleganza».
D. Il varietà è morto?
R.«Beh, insomma. Se per varietà intendiamo uno spettacolo come Studio Uno, senz’altro. I varietà di oggi sono Tale e Quale e Ballando con le stelle: li guardo senza entusiasmarmi molto. Forse il programma di Milly Carlucci, al sabato sera, è l’unico che mi diverta».
D. Se allora le regine erano Mina e Raffaella Carrà, oggi chi sono?
R. «Simona Ventura, credo: lei mi piace molto».
D. Cosa non le piace?
R. «Quelli che chiamano talent, dove però il talento scarseggia. Il confronto con le
nostre trasmissioni non regge neanche».
D. Sono tornati di moda i programmi del passato, da La Corrida a Scommettiamo Che?.
R. «Non li ho visti. Oggi mancano i personaggi giusti. Solo Fiorello si avvicina ai mostri sacri di un tempo: mi ricorda Chiari».
D. La televisione morirà mai?
R. «Mai, è impossibile. Gli schermi, in un modo o nell’altro, rimarranno accesi con qualcosa. Anche qualcosa di non bello, eh: la qualità ormai è scadente, ma i televisori non si spegneranno».
ANTONELLO FALQUIANTONELLO FALQUIc era una volta studio unomike bongiorno depeche mode 2raffaella carra' e minapiero angelaANTONELLO FALQUI