cicutto barbera

LA VENEZIA DEI GIUSTI - ALBERTO BARBERA HA FATTO QUELLO CHE POTEVA, ANCHE SE NON CI SONO I GROSSI FILM AMERICANI DA OSCAR, NON CI SONO I FILM NETFLIX, NON CI SONO LE STAR DI UNA VOLTA. QUALCHE REGISTA, A COMINCIARE DA NANNI MORETTI, MA ANCHE SOFIA COPPOLA, PAUL VERHOEVEN, STEPHAN BRIZÉ, HA PREFERITO PUNTARE DIRETTAMENTE A CANNES 2021, SENTENDOSI PIÙ PROTETTO. MA CI SONO 8 DONNE SU 18 IN CONCORSO. E DUE FILM CON STAR, ''NOMADLAND'' E ''THE WORLD TO COME''. QUATTRO ITALIANI IN CONCORSO, MENTRE FUORI CI SONO GUADAGNINO CON FERRAGAMO E…

 

Marco Giusti per Dagospia

 

alberto barbera

Venezia 77. Come pensavamo. Non ci sono grossi film americani da Oscar, non ci sono i film Netflix, non ci sono le star di una volta. Qualche regista, a cominciare da Nanni Moretti, ma anche Sofia Coppola, Paul Verhoeven, Stephan Brizé, ha preferito passare la mano e puntare direttamente a Cannes 2021, sentendosi più protetto. Così l’anno prossimo i “Tre piani” di Moretti diventeranno almeno sei. Dei 18 film in concorso, 8 sono diretti da donne. E’ una buona cosa.

 

Alberto Barbera si doveva far perdonare le gaffes dell’anno scorso. Ricordate? “The Hollywood Reporter” nota una quantità enorme di film “arthouse”, prientalie  mediorientali, e due film di Studio con star, “Nomadland” di Chloe Zhoe con Frances MacDormand e David Stratheim e il già di culto queer “The World To Come” di Mona Fastvold con Vaness Kirby, Casey Affleck e Katherine Waterston. Vanessa Kirby è già lanciata come reginetta del festival, visto che ha pure un altro film, “Pieces of a Woman” di Kornel Mundruzco, dove troviamo anche Shia LaBoeuf.

 

Trionfo, ovviamente, dei film italiani, anche se non ci sono né gli attesi “Diabolik” dei Manetti né “Freaks Out” di Gabriele Mainetti né l'ultimo film di Sergio Castellitto, né le otto puntate della già lanciatissima serie di Luca Guadagnino previste a Cannes.  Sono  quattro i film italiani in concorso, si spera buoni, “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante con Viola Pusateri, e speriamo di non rimpiangere "Le sorelle Materassi" di Poggioli, “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli con Romola Garai, “Padrenostro” di Cladio Noce con l’immancabile Pierfrancesco Favino, “Notturno” di Gianfranco Rosi sul dramma della Siria, due anni di lavorazione, sicuramente esplosivo.

 

franceschini cicutto

Sparsi ovunque gli altri film italiani che erano pronti e da qualche parte dovevano pur uscire prima di finire sulle piattaforme, ormai quasi zattere della medusa, o nelle sale, sperando che non arrivi nessuna seconda ondata. Così ecco, fuori concorso, “Lacci” di Daniele Luchetti tratto dal romanzo omonimo di Domenico Starnone con Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio in apertura, ecco “Lasciami andare” di Stefano Mordini (ma quanti film ha girato in pochi mesi?) con Stefano Accorsi, Valeria Golino, Maya Sansa.

 

NANNI MORETTI MICHELE DALL'ONGARO

Ecco “Guerra e pace” della coppia Martina Parenti e Massimo D’Anolfi, quelli che già ci avevano steso in sala col soporofero “Spira Mirabilis”, a Orizzonti, ecco “I predatori”, opera prima di un figlio d’arte, Pietro Castellitto con Massimo Popolizio e Manuela Mandraccia, sempre a Orizzonti, ecco fuori concorso “Assandira” del sardo Salvatore Mereu col redivivo Gavino Ledda di “Padre padrone”. Le cose più interessanti sono, fuori concorso, il ricchissimo e complesso documentario di Luca Guadagnino su Salvatore Ferragamo a Hollywood, “Salvatore Shoemaker of Dreams”, e alle Giornate degli Autori, “Spaccapietre” dei fratelli De Serio, gemelli meno glamour e meno Gucci dei D’Innocenzo ma più duri e politici, con Salvatore Esposito protagonista in versione barbuta al Nord.

 

Guadagnino .Foto- Alessio Bolzoni

In una marea di film a me piuttosto ignoti, vedo che passa in concorso l’ultimo film di Andrei Konchalovsky, “Dear Comrades” con sua moglie Julia Vysotskaya, poi l’ultimo del mai stato in concorso a Venezia Kiyoshi Kurosawa, “Wife of a Spy”, l’iraniano “Superchildren” di Majid Majidi, il bosniaco “Quo vadis, Aida?”, i più ovvii Amos Gitai con “Laila in Haifa” e “Amants” di Nicole Garcia con Pierre Niney e l’adorabile Stacy Martin. Mettiamoci altre due opere al femminile, “And Tomorrow the Entire World” di Julia Von Heinz e “The Disciple” di Chaitanya Tamhane.

 

A Orizzonti e fuori concorso segnalerei anche l’ultimo chilometrico film di Lav Diaz, “Genus Pan”, “Mainstream” di Gia Coppola, cugina meno dotata di Sofia, con Andrew Garfield, il primo episodio della serie dello spagnolo Alex De La Iglesia “30 monades”, l’ultimo documentario di Frederick Wiseman, “the Duke” di Roger Michell con la coppia spettacolare Jim Broadbent Helen Mirren.

 

helen mirren

Alberto Barbera ha fatto quello che poteva fare. In fondo. Zaia e Ciccutto non potevano perdere certo quest'occasione di fare Venezia 77 mentre Cannes ci rinunciava. Ma rimane il fatto che è una Venezia inevitabilmente un po’ monca, da festival di nicchia ma non sperimentale. E che il film più atteso dell’anno, “Tenet” di Christopher Nolan uscirà in 50 paesi, Italia compresa, il 26 agosto. 

 

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