1- UNA MOSTRA ALLEGRA COME UN PIATTO DI VERDURE LESSE, UN LIDO TRAVOLGENTE COME UN SEMOLINO: TI GUARDI INTORNO, SEMBRA IL DOPOLAVORO DEL DIVISMO MEZZACALZETTA 2- DOPO QUASI UNA SETTIMANA IL BARBERA È ANDATO A MALE. NON SI PUO' SCAMBIARE LA MOSTRA PER UN CINE-CLUB O IL CINEMA SACHER DI MORETTI. BASTA UNA BIENNALE DI ARCHITETTURA ESUBERANTE E CAZZUTA PER RIDURRE IL LIDO A UNA LANDA DESOLATA 3- ARTE CONTRO CINEMA, VENEZIA CONTRO I DANNATI DEL LIDO. LE DUE ANIME NON SI AMALGAMANO, I DUE POPOLI RIMANGONO SEPARATI. RESTA L’INCAPACITÀ DI BARBERA DI CREARE L’EVENTO, PUR AVENDO ALLE SUE SPALLE LA GRANDE STAMPA CHE ANCORA GODE DELLA CACCIATA DEL MAL-DESTRO MULLER. DI SICURO, CANNES, CON AUTORI COME SPIKE LEE, ANDERSON E MALICK AVREBBE MESSO SU CHISSÀ QUALE FUOCO D’ARTIFICIO MEDIATICO 4- E IL 6/9 NAPOLITANO SBARCA A VENEZIA MA VA SOLO ALLA BIENNALE DI ARCHITETTURA!

DAGOREPORT
Una mostra allegra come un piatto di verdure lesse, un Lido travolgente come un semolino, un divismo mezzacalza divertente come un romanzo di Veltroni. E dalla prossima settimana parte il festival del cinema di Toronto e quel poco di cinema internazionale svanirà verso il Canada.

Dopo quasi una settimana il Barbera è andato a male. Non si può scambiare il Lido per un cine-club o per il cinema Sacher di Moretti. Basta una Biennale di Architettura, quest'anno particolarmente esuberante e cazzuta, per ridurre il Lido, già ridotto urbanisticamente a un quartiere di Bucarest degli anni Cinquanta, a una landa desolata.

Ad aggiungere altro peperoncino mondano a Venezia, a scapito del Lido, ci pensa il mondo della moda, l'unico ad avere ancora qualche cartuccia economica da sparare: le due formidabili mostre di Prada e di Pinault, le pestilenze di Gucci e Condè Nast ("Vogue" e "Vanity Fair"), la palazzina Grassi sempre più svago netturbino.

Nel campo dell'arte, grandissimo successo sta riscuotendo la mostra Venini-Scarpa, con capolavori dell'arte del vetro, e, con la scusa di vedere un giovanile Tiziano mai esposto in Italia, si fa volentieri un salto all'Accademia dove troneggiano capolavori come la "Vecchia" del Giorgione, le madonne pop del Bellini, i trittici horror-lisergici di Bosh, Tintoretto a valanga.

E il Lido? Dopo la toccata e fuga di Ingroia è arrivato oggi, a dare una mano al suo amico Barbera, Nanni Moretti. Ma resta l'incapacità di Barbera di creare l'evento, pur avendo alle sue spalle la grande stampa che ancora gode della cacciata del mal-destro Muller. Di sicuro, Cannes, con autori come Spike Lee, Anderson e Malick avrebbe messo su chissà quale fuoco d'artificio mediatico.

Alla prima di "Bad 25" dedicata a Michael Jackson, non era presente un musicista, un divo pop, un Tiziano Ferro qualunque. Niente. In una saletta dell'Excelsior, dove lo sponsor orologiaio aveva organizzato un dopo-film, Spike Lee era solo con i suoi cari: quando è arrivato Favino, con cui aveva lavorato nel suo fallimentare film italiano, è dovuto intervenire il press agent Saverio Ferragina per farlo entrare.

Sarà la crisi ma la depressione ha preso ormai possesso del Leone della mostra, alla faccia dei giornaloni che continuano a dedicare due paginate al giorno a una rassegna in decomposizione, e zero tituli alla più folgorante Biennale d'Architettura degli ultimi anni. E il 6 settembre Napolitano sbarca a Veneiza ma va solo alla Biennale di Architettura!!!!

Ps - Oggi, nella sua rubrica sul Corrierone, Maria Luisa Agnese fa trapelare lo stato dell'arte.

"Arte contro cinema, Venezia contro Lido: le due anime non si amalgamano, i due popoli rimangono separati. «Ed è un peccato, c'è una vita di qua e una vita di là: al Lido la fauna festivaliera spesso media e di bassa qualità, in crisi perché non ci sono soldi, neppure in America. A Venezia bellissimi pranzi perlopiù del mondo della moda, un po' snob e pieni di soldi» ragiona Marina Cicogna già provata al quarto giorno di tentativi di collegare i due mondi.

Due mondi che fanno fatica a incontrarsi, probabilmente per questioni logistiche: «E' così difficile muoversi in questa città e la pioggia non aiuta: si guardi intorno, non sembra un dopolavoro?» s'interroga girando lo sguardo per l'affollatissima lobby dell'Excelsior. Che fare? «Forse qualche bella conversazione creativa prima della Mostra...».

E rispettare anche il passato. «E' sbagliato ignorarlo» dice invitando a ridare una sistemazione più adeguata al busto del fondatore Giuseppe Volpi, suo nonno, che chissà perché proprio quest'anno, in cui il Festival compie ottant'anni, è stato spostato dalla posizione privilegiata in Sala Grande.

 

2- I DANNATI DEL LIDO

Alessandra Mammi per http://mammi.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/09/02/i-dannati-del-lido/

Marina Cicogna lamenta che il Lido non è più quello di una volta, che alla Mostra del Cinema son tutti vestiti male e le feste ,quelle belle con quelli vestiti bene, si fanno altrove. Il simbolo di tanto degrado a suo parere sta nell’aver spostato il busto del nonno conte Volpi di Misurata, fondatore della mostra, dal posto d’onore della hall dell’Excelsior. marina cicogna

Magari fosse questo il problema.

La deriva della Mostra, lenta a inesorabile come quella dei continenti, non è un problema di eleganza è un problema culturale e problema della Biennale tutta. Unico luogo al mondo che potrebbe essere il più potente e straordinario laboratorio delle arti. Non lo è completamente, proprio perchè il cinema manca all’appello.

“Davvero vai a Venezia oggi?” è una domanda legittima al Lido nei giorni della Mostra. “Quelli” del cinema a Venezia non ci vanno quasi mai. Anzi decisamente mai. Un film dietro l’altro, due ore l’uno, una conferenza stampa, il pezzo da scrivere o l’incontro da organizzare… Il programma non lascia spazi né tanto meno crea occasioni. La Biennale al Lido diventa Mostra, un’altra cosa. Nori Helmut Berger Marina Cicogna Pierre Clementy

Si guarda anche con sufficienza il perdigiorno che attraversa le acque. Di qua e di là della laguna si giocano due partite diverse nell’unico luogo al mondo dove il miracolo sarebbe possibile: un confronto tra i linguaggi, un rapporto felicemente dialettico o anche un po’ di mescolanza e sana confusione. Eppure gli artisti con gli architetti lavorano (vedi qui cose di Fischli&Weiss, Candida Hofer ,Olafur Eliasson), i teatranti o musicisti alla Biennale arte spesso compaiono, mentre l’arte secondo il cinema si limita a un “nome a caso in giuria” e qualche video o corto. Quest’anno più che mai. Ed ecco che la geografia di Venezia nei giorni della Biennale 2013 si è divisa in tre grandi aree. venini-scarpa

A) Un polo mondano della moda che organizza i suoi riti nei salotti buoni del Canal Grande tra l’utopia anni Settanta della Fondazione Prada e i video poetico-politici del Palazzo Grassi di Pinault. Qua e là, sullo sfondo di tanto sfarzo di intelligenze e accessori, approdano le uniche feste anche economicamente possibili: Valentino provvisto di nuovi occhiali; Levi’s che si autocelebra nel giardino di Peggy Guggenheim; dinner esclusivi e party firmati Vogue o Vanity Fair. Le cronache s’illudono che sia il grande ritorno del glamour del cinema. Ma in questo caso semmai è più l’arte a consolidare il glamour della moda che la presenza di una qualsiasi star dirottata dal Lido. biennale architettura

B) Nel mezzo (ovvero zona Giardini-Arsenale) c’è invece una Biennale architettura che cresce di fama col passa parola e si riempie di visitatori paganti e preparatissimi, studenti con taccuino e architetti in divisa pronti a sostenere il peso della domanda su: cosa abiteremo, come lo abiteremo e “se” lo abiteremo ancora questo pianeta malconcio.   venezia69

Ma a consolare il viandante c’è un percorso che accoglie chi sa e chi non sa, lo porta per mano tra video istallazioni, film e tante storie o diari di costruzioni e ricostruzioni. E poi via via, verso un filo di luce che s’intravede in fondo a un tunnel e promette un futuro più sociale, solidale e consapevole (anche se non sarà vero si esce contenti)

C) Oltre le acque, invece il Lido. Quel che resta dei Grand Hotel, il palazzo del Cinema, il buco del cantiere ricoperto per metà, le transenne e i percorsi obbligati. Abborracciato e caotico come tutti  festival del cinema (Cannes in primis), coi red carpet di moquettaccia sintetica rosso aranciato che fanno scena solo in televisione, le bodyguard con auricolare a spirale che scende dall’orecchio come un baco, i pellegrini col badge al collo.   fondazione pradamarina cicogna con benedetta

I riti del cinema. Ogni anno più esangui e più artefatti. Promesse di interviste di cinque minuti in tavoli con dieci giornalisti. Film che escono in sala prima ancora che il festival sia finito. Altri dove si urla al capolavoro e non ci arrivano neanche alla sala e soprattutto la totale impermeabilità con le altre arti. Il cinema è autistico. E gli addetti ancor di più.   palazzo Grassi venezia

A due fermate di vaporino e 12 minuti di viaggio dal Palazzo c’è il mondo nuovo. O almeno quello che gli architetti -per costituzione ottimisti e visionari- vorrebbero. Qualche fermata in più ci sono due tra le più belle mostre d’Italia ( Fondazione Prada-Palazzo Grassi), nell’Isola di fronte, San Giorgio tutti gli esperimenti che negli anni Trenta fecero esplodere il genio di Carlo Scarpa e  la bellezza dei vetri di Venini. 

Ma il Lido sta diventando la fortezza del Deserto dei Tartari. Badge al collo, programmino in mano. Non si esce dalle mura, ma ci si ripromette che un anno o un altro sarebbe bello andare a Venezia.

 

apertura festival di venezia BOB SINCLAIR E ISABELLA FERRARI A VENEZIA jpegSPIKE LEE DOCUMENTARIO SU BAD DI MICHAEL JACKSON jpegMARINA ABRAMOVIC A VENEZIA BOB SINCLAIR E ISABELLA FERRARI A VENEZIA jpegGIORGIO NAPOLITANO PAOLO BARATTA alberto barbera al festival del cinema di venezia MOSTRA PRADA A CA CORNER VENEZIA MARCO GIUSTI COMPAGNEROS E ALESSANDRA MAMMI

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