IL CINEMA DEI GIUSTI - CON L’ARRIVO DEL NATALE NON POTEVA MANCARE LA NUOVA VERSIONE DI UN CAPOLAVORO DI CHARLES DICKENS COME “GRANDI SPERANZE” DIRETTO DAL MIKE NEWELL DI “HARRY POTTER E IL CALICE DI FUOCO” CHE LO GIRA CON GLI EFFETTI “FANTASY” COME SE FOSSE UN ALTRO CAPITOLO DELLA SAGA DEL MAGHETTO - CHE NOSTALGIA PER LA VERSIONE “TRADITRICE” DEL MESSICANO ALFONSO CUARON…
Marco Giusti per Dagospia
Con l'arrivo del freddo e del Natale non poteva che farci piacere vedere al cinema la nuova versione di un capolavoro di Charles Dickens come "Grandi speranze" diretto dal Mike Newell di "Harry Potter e il calice di fuoco", "Donnie Brasco", "Quattro matrimoni e un funerale" e scritto dal David Nicholls responsabile della sceneggiatura di un piccolo gioiello come "One Day" di Lone Scherfig (due ragazzi giurano di vedersi ogni anno, allo stesso giorno, alla stessa ora...). Grande produzione della BBC, costumi e scenografie perfette, aderenza totale alla storia originale, perfino attenta ricostruzione di molte delle tavole originali che accompagnavano il romanzo.
E gran cast, dal giovane Jeremy Irvine, già protagonista di "War Horse", come il romantico e ingenuo Pip, l'emergente Holliday Grainger, già vista in "Jane Eyre" e nei "Borgia", come Estella, il suo grande amore, Ralph Fiennes come l'evaso dal gran cuore Magwitch, Helena Bonhan Carter come la pazza Miss Havisham, che vive nel suo maniero arredato come nel giorno delle sue nozze, Robbie Coltrane come il cinico avvocato Jeggins.
Tutti personaggi che i fan di Dickens ben conoscono e anche il pubblico normale visti tanti film che sono stati tratti dalla storia, dalla celebre versione di David Lean del 1946 con John Mills come Pip, Valerie Hobson come Estella e Alec Guinnes come Herbet Pocket a quella di Joseph Hardy del 1974 con Michael York, Sarah Miles, James Mason e Margareth Leighton.
Per non parlare di quelle televisive, quella del 1991 ha visto Jean Simmons, già piccola Estelle nel film di Lean come Miss Havisham, e Anthony Hopkins come Magwitch. Più recentemente Alfonso Cuaron ne ha girata una versione contemporanea, molto riuscita con Ethan Hawke come Pip, Gwyneth Paltrow come Estelle, Anne Bancroft come Miss Havisham e Robert De Niro come Magwitch. Beh, ci aspettavamo che la versione di Mike Newell fosse una specie di ritorno all'ordine e alla grande tradizione dickensiana. In qualche modo lo è, soprattutto nella deliziosa prima parte con Pip e Estelle bambini.
Purtroppo però Newell concede molto, anche se forse non poteva farne a meno, al mondo di Harry Potter e al tipo di cinema fantasy d'epoca alla post Tim Burton attuale. Forte anche del fatto che ha molti attori che vengono dalla saga della Rowling, da Coltrane a Fiennes, e che la Bonham sia ormai una presenza da tipico personaggio timburtoniano. Tutte cose che possono anche essere piacevoli, ma che poco hanno a che fare con il mondo di Dickens, soprattutto del Dickens sobrio e classicheggiante di David Lean.
Perfino l'uso della musica e il ritmo sostenuto del racconto sembrano ricalcare il modello della saga di Harry Potter e di un cinema troppo moderno. Anche gli attori, tutti bravissimi, sembrano un po' soffrire questo trattamento Harry Potter che i puristi dickensiani non potranno accettare facilmente.
Alla fine è molto più affascinante e dickensiana la versione "traditrice" del messicano Alfonso Cuaron, con una Gwyneth Paltrow indimenticabile nella sua tristezza e Anne Bancroft in una delle sue ultime apparizioni. Qua è anche un po' troppo calcata l'idea che gli adulti, Miss Havisham e Magwitch siano i responsabili dei loro figli e figliastri, sorta di marionette che devono vivere una vita che loro non sono stati in grado di vivere.
Nel film di Cuaron, che poi, curiosamente, approdò anche lui a Harry Potter con uno dei titoli più riusciti della saga, "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban", i ragazzi sembrano più consapevoli e partecipi dello svilupparsi della trama, bella ma contorta, e quindi più credibili. Newell, che è ottimo regista ma alterno, si è fatto prendere la mano dalla voglia di modernizzare pur rimanendo nella tradizione dickensiana, ma così facendo non sembra esser riuscito a accontentare nessun pubblico.
Certo, il piacere per il triste amore di Pip per Estelle, che lo ama, ma non può disubbidire a come l'ha educata Miss Havisham, cioè a diventare una donna senza cuore, rimane. Come rimangono tutti i personaggi con le loro battute e le loro celebri caratterizzazioni. Ma manca al film il fascino degli amori perduti e della crescita inevitabile dei bambini che c'è nel romanzo e che Newell non riesce a trasmetterci. In sala già da qualche giorno.





