1- MARCO GIUSTI INTERVISTA FRANCESCO VEZZOLI, L’AUTORE DEL “PORNO D’ARTISTA” ("TRAILER FOR THE REMAKE OF GORE VIDAL'S CALIGULA"), UN FILMATO DI CINQUE MINUTI, STARRING IL GRANDE SCRITTORE SCOMPARSO, CHE NEL 2005 SCONVOLSE LA BIENNALE DI VENEZIA 2- IL VIDEO INTEGRALE, ORGE E CAZZI D’ORO COMPRESI, SU SESSO & POTERE SECONDO VIDAL 3- VEZZOLI: “PER SEI DECENNI E’ STATO IL TESTIMONE PIÙ ECCEZIONALE E SCOMODO DELLA SOCIETÀ AMERICANA. QUELLO CHE LO RENDEVA UNICO NON ERA SOLO LA SUA ABILITÀ DI SCRITTORE, O LA SUA CONOSCENZA DELLA STORIA, DELLA FILOSOFIA, E ANCHE DELLE PIÙ PARTICOLAREGGIATE CRONACHE MONDANE, MA SOPRATTUTTO LA SUA CAPACITÀ DI TESSERE INSIEME QUESTE INFORMAZIONI IN UNA VISIONE LUCIDISSIMA DEL MONDO” 4- “NON MI HA MAI NASCOSTO IL DISPREZZO PER JACKIE KENNEDY E LA STIMA PER FLAIANO”

1- "TRAILER FOR THE REMAKE OF GORE VIDAL'S CALIGULA" BY FRANCESCO VEZZOLI
http://www.youtube.com/watch?v=SpUzCyLiMmM
Nel 2005 l'artista Francesco Vezzoli ha presentato alla 51ª Biennale di Venezia (nell'ambito della mostra L'esperienza dell'arte) un filmato di 5' dal titolo ‘'Trailer for the remake of Gore Vidal's Caligula'', pensato per un ipotetico remake del film ‘'Io, Caligola''. Nel trailer, ambientato in una villa ultra-kitsch di Hollywood, compaiono star come Milla Jovovich, Benicio Del Toro, Courtney Love, Barbara Bouchet, Gore Vidal e Adriana Asti; i costumi sono stati ideati da Donatella Versace.

2- MARCO GIUSTI INTERVISTA FRANCESCO VEZZOLI
Marco Giusti per Dagospia -

Il vecchio Caligola unisce Gore Vidal col giovane artista Francesco Vezzoli. Un progetto, un trailer per un film, il ‘'Gore Vidal's Caligula'', che non esiste, ma esiste come opera da mostrare alla Biennale d'Arte di Venezia nel 2005 scompigliandola non poco. E un progetto Caligola che rimanda a un altro film assurdo e sconcertante, il ‘'Caligola'' prodotto da Bob Guccione (il mitologico editore di "Penthouse", l'anti-"Playboy"), scritto da Gore Vidal, diretto da Tinto Brass.

Un porno d'autore con cast stellare, Malcolm McDowell, Peter O'Toole, Helen Mirren, John Gielgud, Adriana Asti, Therese Ann Savoy, dove tutti litigano con tutti e vince solo la follia di Caligola. Vidal pensa che la sua opera sia stata massacrata, Brass si vede togliere il film al montaggio da Guccione che vuole scene hard più accattivanti e meno fastidiose.

Un capolavoro del non finito dove le idee su sesso e potere di Gore Vidal avrebbero dovuto incontrare quelle di Brass e non lo faranno mai. Vezzoli riprende il progetto e si lega di profonda amicizia con Gore Vidal. A lui abbiamo chiesto un ricordo di un vecchio maestro da parte di un artista che lo ha conoscuto molto da vicino.

- Come hai conosciuto Gore Vidal? Che impressione hai avuto di lui la prima volta?
L'ho conosciuto quando stavo preparando il mio progetto per un trailer di un finto remake Hollywoodiano di Caligola, il famigerato film di Tinto Brass e Bob Guccione, sceneggiato e poi misconosciuto da Gore Vidal.

Sono stato presentato telefonicamente da una comune amica a Gore stesso, che mi ha gentilmente accordato un appuntamento nella sua abitazione di Los Angeles.
Io ero ovviamente onorato, ma soprattutto intimorito dalla sua autorità.
Sapevo assai bene che "he couldn't suffer fools" e speravo proprio che non mi considerasse l'ennesimo scocciatore inopportuno.

Mi ha accolto con grande gentilezza ed ironica eleganza fin da subito.
Gli ho accennato del mio folle progetto e lui ha reagito letteralmente urlando: "Caligulaaa!" a voce alta, fingendo ira, proprio come faceva Peter O'Toole nel film originale.
Poi mi ha guardato con sguardo beffardo e ha detto: "Va bene: sarò il tuo Svetonio".
Non mi ha più chiesto nulla del progetto, si è presentato sul set ed ha anche accettato di scrivere e recitare il suo discorso.

Un momento per me indimenticabile, per quanto l'espressione sia banale.
Da quel momento in poi, il nostro rapporto di cordiale amicizia è continuato e, durante i nostri saltuari incontri, mi chiedeva sempre notizie dell'Italia, della situazione politica, del cinema e poi iniziava a raccontare i suoi aneddoti mozzafiato: dal funerale di JFK, ai pranzi con la Principessa Margaret o alla sua amicizia sincera con i coniugi Newman-Woodward.

Amava condire il tutto con outing estemporanei di alti prelati o politici democristiani o missini del tempo in cui viveva a Roma e io regolarmente andavo in deliquio.
Ogni volta ero sempre più estasiato dall'ampiezza della sua visione.
Quello che lo rendeva unico non era solo la sua abilità di scrittore, o la sua conoscenza profondissima della storia, della filosofia, e anche delle più particolareggiate cronache mondane, ma soprattutto era la sua capacità di tessere insieme tutte queste informazioni in una visione lucidissima del mondo.

Il suo valore assoluto era la ricerca strenua della verità. Proprio per questo motivo disprezzava Truman Capote, gli fece causa perchè l'aveva diffamato relativamente ai suoi rapporti con i Kennedy. In tutte le conversazioni che ebbe con me l'avversione per l'autore di "Colazione da Tiffany" non era nemmeno lontanamente celata. Lo accusava di essere un mendace, un accompagnatore per signore.

- Come vedeva il suo rapporto col cinema di Hollywood? Cosa ti ha raccontato della sua collaborazione a Ben Hur, dei suoi teleplay degli anni 50 con James Dean...
Una volta mi raccontò che Oliver Stone si era recato da lui per chiedergli aiuto per "Alexander". Dopo averlo ascoltato attentamente, Gore gli disse che l'unica chance che aveva di salvare il film era quella di andare a Lourdes...

- Come vedeva il cinema italiano del tempo. Caligola e Brass, ovviamente, ma anche tutto il resto. E' vero che non amava Visconti? Figuriamoci Zeffirelli...

Mi ha parlato a lungo di Fellini e delle sue capacità manipolatorie, che notoriamente esercitava attraverso i suoi diabolici montaggi e doppiaggi...
Di Brass non aveva molto da dire, credo che nel tempo la sua acredine verso Tinto fosse pressochè svanita.
Gore era molto abile nel scegliersi nemici esclusivamente alla sua altezza. Per l'appunto con Capote andò in tribunale e la sua diatriba con Norman Mailer si concluse con la notoria testata che Mailer stesso diede a Vidal mentre aspettavano di andare in onda al Dick Cavett Show.

- Del suo rapporto con Kennedy e del suo rapporto con la politica cosa ti ha raccontato? E' stato sempre così attento alla politica, fino all'ultimo, col suo saggio sull'11 settembre...
Con me non ha mai nascosto il suo disprezzo per le sorelle Bouvier, ma al riguardo preferirei non dire di più.

- Omosessualità. Ha vissuto apertamente, da scrittore, da uomo di cinema, la propria omosessualità. E' diventata parte dei suoi testi, spesso ("Improvvisamente l'estate scorsa", il Billy the Kid con Paul Newman...).
Gore ha vissuto la sua sessualità apertamente e selvaggiamente, ma senza mai anteporla alla sua ambizione letteraria o intellettuale. La sua agenda storica e politica era e rimaneva la sua priorità.
Quando il senatore Buckley in un dibattito televisivo gli ha dato del "finocchio", Vidal si è guardato bene dal lasciargliela passar liscia, e l'ha portato in tribunale. Ma anche in quel caso la querelle oggi può esser letta a posteriori più come un tranello politico ordito da Vidal stesso, che come una vera e propria rivendicazione di diritti sociali.

6- Ho letto che poco tempo fa ha fatto una lesson a Los Angeles su Italo Calvino. Chi amava fra gli scrittori italiani, chi frequentava...
Con me parlava spesso della sua ammirazione per Ennio Flaiano. Diceva che gli unici film interessanti di Fellini erano quelli a cui aveva collaborato lo scrittore...

- Cosa ha significato per te la sua amicizia...
Sono tuttora incredulo dell'onore e del privilegio di avere avuto la sua confidenza e la sua ospitalità.
Sono profondamente triste per la sua scomparsa.
Per quanto banale sia dirlo, personaggi intellettualmente scomodi ma moralmente inattaccabili come Vidal non ce ne sono più. Come dice oggi il NyTimes, che per decenni peraltro lo ha boicottato, "He believed himself to be the last of a breed, and he was probably right".
Non esiste una ragione specifica, ma da quando ho saputo che non c'era più, penso ossessivamente alle parole di Moravia al funerale di Pasolini:
"Abbiamo perso un uomo diverso, diverso perchè aveva il coraggio di dire la verità... era diverso in quanto era disinteressato... abbiamo perso un poeta, e poeti non ce ne sono tanti....."

Gore non era un poeta, e forse non amava troppo nè Moravia nè Pasolini, quindi questa citazione lo avrebbe fatto un po' arrabbiare, ma sicuramente il suo rigore ed il suo coraggio lo hanno reso per sei decenni il testimone più eccezionale e scomodo della contraddittoria società americana.

 

 

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