lavette

LA VITA DISPERATA E POI INFELICE DI BETTYE LAVETTE – A 72 ANNI LA DIVA DEL SOUL “CANTA” IN UN LIBRO IL SUO BLUES - NEL 1962, A 14 ANNI HA AVUTO UNA FIGLIA, A 15 IL PRIMO DIVORZIO, POI MOLTO SESSO (“UNA GROUPIE DI TALENTO MA UNA PESSIMA PROSTITUTA”), MOLTO ALCOL, FIUMI DI COCAINA CON ARETHA FRANKLIN, MOLTE CANNE CON MARVIN GAYE E UN ACIDO “MEMORABILE” CON GEORGE CLINTON – ‘’FINALMENTE SONO UNA VECCHIA PAZZA E FELICE’’ - VIDEO

 

 

Giuseppe Videtti per la Repubblica

 

Accadde in Italia. Incontrò Dylan dietro il palco. Il bassista Tony Garnier sussurrò al menestrello, quella è Bettye LaVette. «Lui si avvicinò, mi prese il viso tra le mani, mi baciò, e senza proferire parola s' incamminò verso il palcoscenico». Quando è stato? «Non ricordo. Era Bob Dylan, mica Dio!».

bettye lavette

 

Bettye LaVette ha la sua filosofia: «Alla mia età (72 anni) racconto le cose come stanno, senza romanzarle. Sono una mezza star che ha avuto un mezzo successo. Questo è un momento magico, un contratto con una major! Finalmente sono una vecchia pazza e felice».

 

Non è sempre stato così. La sua carriera altalenante è iniziata nel 1962, a quattordici anni ha avuto una figlia, a quindici il primo divorzio, poi molto sesso («una groupie di talento ma una pessima prostituta»), molto alcol, fiumi di cocaina (sniffava anche con Aretha Franklin e suo marito Ted White, del quale fu segretamente amante), molte canne con Marvin Gaye e un acido «memorabile» con George Clinton.

Riscoperta all' inizio del nuovo millennio dall' etichetta indipendente Anti, che ha pubblicato i suoi primi album dopo quasi quarant' anni da sfigata, nel 2009 è stata invitata dal presidente Obama, un suo fan, a cantare al Kennedy Center.

 

bettye lavette

Aveva tutto, sex appeal, voce graffiante (incise It ain' t easy anni prima che David Bowie la ricantasse in Ziggy Stardust), presenza scenica pazzesca, eppure sia la Atlantic che la Motown, mitiche etichette soul, le fecero firmare contratti mai onorati e la lasciarono in bancarotta; tutto raccontato in un' autobiografia choc, A woman like me - pubblicata dalla Penguin nel 2012 e già in lista per diventare un film - che farebbe arrossire le protagoniste di Sex and the city.

 

Dylan la abbraccerebbe con molto più calore, e forse le parlerebbe anche a lungo dopo aver ascoltato Things have changed (Verve), l' album in uscita il 30 marzo in cui Bettye interpreta con la consueta grinta (complici Keith Richards e Trombone Shorty) dodici sue composizioni. «La cosa più difficile è stata scegliere il repertorio», spiega LaVette.

 

bettye lavette bettye lavette

«Il mio povero marito (Kevin Kiley, antiquario e cantante con il quale vive in New Jersey, ndr) ha ascoltato un migliaio di canzoni e ne ha scelte circa settantacinque da sottopormi, volevamo evitare l' ennesima versione di Blowin' in the wind e Knocking on Heaven' s door ». Keith Richards suona la chitarra in Political world, una canzone che per i suoi contenuti sembra scritta oggi. «È una persona deliziosa, adoro lavorare con quelli della mia età, con i sopravvissuti. Bob, Keith e io siamo più o meno coetanei».

 

Che ricordi ha degli esordi? Era solo un' adolescente.

bettye lavette 3a

«Accadde per caso: qualcuno venne da me e mi disse, "Hey, hai una bella voce, vuoi diventare una star?". Io non sono una di quelle cresciute pensando, un giorno farò la cantante, come Diana Ross, una con una piccola voce e una grande ambizione. Se mi avessero detto, saresti perfetta come insegnante o infermiera, avrei preso un' altra strada».

 

In oltre cinquant' anni ha inciso solo dieci dischi, cosa non ha funzionato?

«Niente ha funzionato! Sfortuna, brutti incontri, cattive abitudini: spararono in testa al mio manager che non ero ancora maggiorenne; capitai alla Atlantic nel momento in cui Jerry Wexler e Ahmet Ertegun avevano litigato a morte e il mio album, già inciso, rimase impantanato; mi accusavano di non avere il background gospel di tutte le altre dive del soul; alcol e cocaina per alleviare la frustrazione (mai bucata, gli eroinomani mi fanno orrore); squattrinata al punto di prostituirmi e diventare ostaggio di un pappone che minacciò di buttarmi giù dal ventesimo piano.

Ma alla fine è sempre arrivato qualcuno a dirmi, ti va di fare un' altra canzone?».

 

A proposito, quanti Weinstein c' erano, o ci sono, nel music business?

«Le donne hanno sempre subito, e senza fiatare. Per quelle di colore la situazione era (è) ancora più difficile, in casa e sul lavoro, nessuno all' epoca avrebbe creduto a una nera che denunciava stupri o molestie.

bettye lavette

Non è un mistero che dietro ogni grande black singer ci sia un padre padrone. Ne hanno fatto le spese Billie Holiday, Nina Simone, Etta James, Aretha Franklin, Tina Turner. Era una cosa scontata, senza un uomo alle spalle - vogliamo chiamarlo protettore? - non andavi da nessuna parte: il prezzo del successo. A me andò anche peggio, a diciassette anni, a New York, un bellimbusto mi stordì di belle parole per poi pretendere cento dollari al giorno dalla mia breve attività di prostituta».

 

Ebbe la fortuna di fare un tour come spalla di James Brown

«Gran figlio di puttana! Era inavvicinabile, anche se il mio camerino era accanto al suo. C' era sempre un gran viavai di coriste trattate come groupie; nessuna ha mai lavorato con lui senza andarci a letto. Non volle che cantassi Let me down easy alla fine del mio show, all' epoca il brano era in classifica e lui non voleva essere oscurato da nessuno».

bettye lavette

 

Con Otis Redding andò meglio?

«Un provinciale del Sud, ma attraente. Quando mi chiese di sposarlo stavo con un altro, quando poi avrei voluto "conoscerlo meglio" mi disse che la sua ragazza aspettava un figlio.

Che errore non aver cantato Respect prima di Aretha. Da tagliarsi le vene».

 

Come ha trascorso i lunghi periodi in cui è rimasta lontana dal palcoscenico?

«Fortunatamente mia madre mi ha insegnato altro: viaggiare, cucinare, coltivare fiori, quelle cose che ti aiutano a stare calma, a non salire sul tetto e cominciare a sparare al primo che passa».

bettye lavette

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…