lo stato sociale

1° MAGGIO CON LO STATO SOCIALE - LA VOCE DELLA BAND RIVELAZIONE A SANREMO PRESENTERÀ IL CONCERTONE CON AMBRA: “COME ME LA CAVERÒ? RIDENDO. SOLO CELENTANO PUÒ PERMETTERSI DI STARE IN SILENZIO IN TV – NEL 2015 FURONO CENSURATI AL 1°MAGGIO: “VOLEVAMO CANTARE “MI SONO ROTTO IL CAZZO” MA CE L' HANNO IMPEDITO – X FACTOR? PERCHE’ NO?" - VIDEO

 

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Laura Martellini per “il Corriere della Sera”

 

«Come me la caverò? Ridendo. E facendomi guidare da Ambra. Lei di tv ne sa molto più di me. Ha il ritmo giusto. Solo Celentano può permettersi di stare in silenzio. Dice mia mamma che l' ha vista entusiasmarsi per noi ad Aspettando Sanremo».

 

Lodovico «Lodo» Guenzi dello Stato Sociale, band seconda classificata al festival, sarà quest' anno con Ambra Angiolini conduttore del Primo Maggio a piazza San Giovanni, a Roma, in diretta televisiva e su Radio2. Dall' ansia per le provocazioni che sono una caratteristica della formazione, all' incarico ufficiale da parte della terza rete Rai.

Su quel palco ne avete combinate tante.

 

«Nel 2015 ci siamo presentati tutti vestiti di nero per raccontare il Paese invisibile, e siamo stati censurati: volevamo cantare Mi sono rotto il c... , ma ce l' hanno impedito, a meno di passare in seconda serata. L' anno scorso invece eravamo vestiti al 40%, la percentuale della disoccupazione giovanile. Una manica sì, l' altra no».

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Immaginavate il salto?

«Sapevo che poteva succedere, da chiacchiere con gli autori Rai, durante il festival».

 

E adesso?

«Adesso colgo la sfida: la chiave della creatività è imparare bene a fare qualcosa, nel mio caso la musica, e poi spostarsi un po' più in là».

 

Arringherà la marea umana del concertone.

«Non mi sento come quelli che aizzano le folle nelle discoteche. Proverò a raccontare il Paese senza essere né pedante, né enfatico».

 

Come lo vede, il Paese?

«Siamo nella situazione perfetta per non essere mai governati da nessuno. Quelli che tutti chiamavano anti-sistema sono diventati sistema. Ora ci rappresentano. E il sistema di prima non ha fatto nulla per accorgersene. Ma è anche altro a preoccuparmi».

 

Cosa?

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«La rassegnazione dei giovani, convinti che niente cambierà mai. A piazza Verdi, cuore della Bologna universitaria, dove vivo, parlo con studenti ormai senza speranza. Danno la colpa a Facebook e alla corruzione. E coltivano l' utopia di andare a vivere in campagna o costruire una casa sulle nuvole. Per cambiare non resta che la coscienza collettiva, poco sviluppata nei miei coetanei. La musica aiuta, insieme a quella parola polverosa, cultura , che spinge a stare insieme».

 

Al Primo Maggio ci sarà anche lo Stato Sociale al completo. «Una vita in vacanza» disco di platino, l' album «Primati» uscito a febbraio scorso. Intemperanze, stavolta?

«Non saremo mai quelli che si tirano giù le mutande in tv. Sarebbe una presunzione. Noi siamo l' alterità che piace, non un elemento di disturbo».

 

È storia meno nota, ma Lodo ha un passato teatrale.

«E un presente! L' anno prossimo porto in tournée Il giardino dei ciliegi . 30 anni di felicità in comodato d' uso , da Checov, dove sono attore, mentre dello spettacolo di Dente e Guido Catalano curo la regia.

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Mi sono diplomato all' accademia Nico Pepe di Udine. Ho poi fondato una mia compagnia, con la quale mi proponevo a un mondo, in cui però non si muoveva niente. Piccole sale con qualche anziana in pelliccia odorante di naftalina. Così ho imbracciato la chitarra e mi sono buttato in posti vivi, fra gente viva. Birre e casino».

 

Dopo l' accesso su Vevo c' è chi ha puntato il dito, preferendovi «puri e indipendenti».

«Ma indie non è per forza sinonimo di sconosciuto! In tempi non sospetti, siamo stati fra i primi della schiera a voler conquistare i Palasport per far cantare a tutti le nostre sacre parole».

 

Se la chiamassero a X Factor?

«Perché no. L' importante è poter mantenere un recinto per la diversità e un angolo di libertà».

 

A Roma porterete anche «la vecchia che balla»?

«Non credo. Ci siamo sfiorati in tour in Spagna, è impegnata. Mi ha fatto gli auguri.

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C' inventeremo altro. I colpi di teatro funzionano legati alle nostre canzoni, sempre fuori contesto: politiche da ballare e romantiche da ridere. Ma basta guardarci in faccia».

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