“VOGLIAMO UN’EUROPA ROCK’N’ ROLL” – BOB GELDOF, CON ED SHEERAN E ALTRI, SCRIVE ALLA PREMIER MAY E SFIDA LA BREXIT: "FOLLIA PURA CHIUDERCI IN UNA PRIGIONE CULTURALE. NOI ANDIAMO OVUNQUE E TUTTI VENGONO DA NOI, PERCHÉ IN CAMPO MUSICALE SIAMO I MIGLIORI…” – BONO VOX 'DUETTA' CON TAJANI: "L’EUROPA E’ UN SENTIMENTO E IO NE SONO PARTE"
Caterina Soffici per “la Stampa”
"Cara Theresa May, Immagina la Gran Bretagna senza la sua musica. Abbiamo deciso di chiuderci in un carcere culturale che ci siamo autocostruiti. Una follia pura. Se c' è un campo in cui la Gran Bretagna comanda ancora il mondo, è quello della musica. Noi andiamo ovunque e tutti vengono da noi, perché siamo i migliori. La musica è globale. E' questa la vera Gran Bretagna globale che tu sogni".
La lettera è firmata Bob Geldof & friends, dove gli amici sono dozzine di artisti pop e rock tra cui Ed Sheeran, Rita Ora, Damon Albarn, Jarvis Cocker, Simon Rattle e Brian Eno. E arriva a una settimana dal vertice europeo del 17 ottobre sulla Brexit.
BREXIT _ BOB GELDOF BATTAGLIA NAVALE TAMIGI
Bob Geldof è sempre lui, il vecchio rockettaro punk e attivista, che se c' è da spendersi per una buona causa non si tira indietro. Fu tra gli organizzatori del Live Aid, il concerto in mondovisione più famoso della storia della musica (Wembley, 13 luglio 1985, per la cronaca). E qualche anno prima fu anche tra i promotori della Band Aid, che con "Do they know it' s Christmas?" ha battuto il record di disco più venduto di sempre in Gran Bretagna.
Bob Geldof ha già detto pubblicamente che vorrebbe una seconda consultazione popolare. Ora scende in campo e chissà che non tiri fuori dal cilindro qualche iniziativa analoga alle sue che potrebbe stupire. E questa lettera, pubblicata dall' Observer , è una vera chiamata alle armi per difendere la libertà di movimento della musica. Che detta così, sembra una contraddizione in termini, perché la musica, per la sua stessa natura, è movimento e libertà.
bob geldof yacht sul tamigi per il no alla brexit 1
Ma la musica, oltre che arte e creatività, è anche una industria enorme per la Gran Bretagna.
L' hanno scorso ha registrato vendite da record, i ricavi sono cresciuti del 10,6 per cento, ha fatturato 92 miliardi di sterline e il settore è cresciuto al doppio del tasso dell' economia nazionale. Ed Sheeran, per citarne solo uno, è diventato la pop star più venduta al mondo.
Il timore dei musicisti e di tutti gli operatori del settore è che Brexit causerà disastri irreparabili.
Artisti senza passaporti, costosi visti per entrare e uscire, perdita di posti di lavoro, tour annullati, difficoltà di ogni genere. Il ribasso della sterlina post referendum alcuni danni li ha già causati: aumento dei costi per affitto dei materiali e dei tour.
Inglesi con meno soldi nelle tasche che quindi hanno speso meno in T-shirt, merchandising, concerti, biglietti, mp3. «Un massiccio 60 per cento di tutte le entrare delle royalty versate al Regno Unito proviene dall' Ue. I dazi sarebbero un danno enorme, così come la limitazione di libertà di circolazione delle persone» si legge nella lettera.
Non solo per la musica, ma per tutto il mondo della produzione culturale, basta pensare alla quantità di film che vengono girati negli studi di Pinewood, una sorta di piccola Hollywood alle porte di Londra. Per non parlare del settore dell' educazione e delle università e della ricerca, ma di questo si è già scritto e non ha mai scaldato i cuori più di tanto.
La lettera di Bob Geldof è potente ed emotiva, perché per la prima volta qualcuno in Gran Bretagna smette di parlare di miliardi da rendere a Bruxelles e di contabilità burocratica e vende invece un sogno: creare una nuova Europa, una Europa rock' n'roll, scrive Geldof. "Facciamo un' Europa rock e salviamo la nostra musica, i nostri musicisti, i nostri lavori musicali e le nostre canzoni. Salviamo la nostra voce".
2. BONO: L’EUROPA E’ UN SENTIMENTO E IO NE SONO PARTE
Bono vuole prendere parte attiva in una possibile partnership rinnovata con l’Africa e nel progetto europeo. In quanto artista, “posso avere un ruolo importante nel raccontare in modo romantico cosa significa essere parte dell’Unione europea”, dice oggi a Bruxelles.
Stamani il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha incontrato il frontman degli U2, che in quest’occasione veste il ruolo di cofondatore di One Campaign, Ong impegnata nella lotta alla fame, alle malattie e alla povertà in Africa e in altre regioni del mondo.
“C’è una mente, un cervello dietro alle istituzioni europee e alla politica”, dice Bono, “che lavora guidato da valori e aspirazioni in vista del miglioramento della vita dei cittadini”. Bruxelles è “simbolo di chi siamo e di chi vogliamo essere”, e l’Unione è “un’idea, un sentimento”; Bono, lo sottolinea, vuole “essere parte di tutto ciò”.
Tajani auspica di inserire nel bilancio Ue maggiori aiuti per il continente africano. “Dobbiamo lavorare in Africa per la crescita dell’Africa”, ha affermato, “soprattutto in un momento come questo, in cui stiamo assistendo ad una sorta di seconda colonizzazione” ad opera della Cina, la quale vi sta investendo in modo massiccio. Dell’aumento del benessere africano, tra l’altro, “beneficerebbe anche il nostro continente, creando nuove opportunità per entrambi”, e consentirebbe di “gestire in modo più efficace e concreto le immigrazioni e il terrorismo”, oltre ad offrire alla popolazione “prospettive nella loro stessa terra”.
Tajani parla anche di “protezione dell’Ue”, della necessità di “essere uniti” in nome dei valori che accomunano gli stati europei, che “da 70 anni vivono in pace tra loro come non avviene da nessun’altra parte del mondo”. Ha infine ringraziato Bono per il suo impegno a favore dell’Europa e per la sua collaborazione nel tentativo di far comprendere ai cittadini comunitari “l’importanza dell’esistenza di un ‘ombrello europeo’ per essere competitivi a livello globale”.
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