IL PARADOSSO DEL GOVERNO “PATRIOTA” SU UNICREDIT: QUANDO ORCEL PROVAVA A SCALARE LA TEDESCA COMMERZBANK, IL LIBERO MERCATO ANDAVA RISPETTATO, ORA CHE ASSALTA BANCO-BPM, SI INVOCA IL GOLDEN POWER – LO SCAZZO CON IL MINISTRO DELL’ECONOMIA RISALE AL 2022, QUANDO UNICREDIT SI ERA PROPOSTA PER MPS, MA AL MEF RIFIUTARONO L’OFFERTA – IL POSSIBILE RIALZO DI UNICREDIT, GLI INTERESSI DEI FRANCESI DI CREDIT AGRICOLE E IL GIOIELLINO DELLA CORONA DI CASTAGNA: LA SOCIETÀ DI GESTIONE DEI RISPARMI “ANIMA”

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

È almeno da un paio di mesi, da quando è partita l’operazione che porta Unicredit potenzialmente vicino al 20% di Commerzbank, che dal governo si guarda alla seconda banca nel Paese con sentimenti contrastanti.

 

È probabile che a Roma a qualcuno piaccia l’idea che un istituto di Milano, con un management in stragrande maggioranza italiano, possa controllare un sesto del credito al tessuto delle medie imprese tedesche: il peso dell’Italia in Europa ne sarebbe oggettivamente consolidato.

 

E’ certo però che nel ministero dell’Economia si siano condensate altre preoccupazioni, poco importa se fondate o no: qualcuno teme che Unicredit, con la sua struttura di capitale aperta e imperniata sui grandi investitori internazionali, assuma con il tempo un’identità più tedesca che italiana.

giancarlo giorgetti - assemblea anci

 

Che magari sposti la sua sede principale a Monaco di Baviera per intercettare il rating più alto della Germania e abbattere i suoi costi di finanziamento. Che diventi, in sostanza, una banca globale.

 

L’offerta pubblica di scambio annunciata lunedì su Banco Bpm è un segnale in senso opposto. Unicredit non rinuncia al suo profilo italiano e vuole allargare la sua impronta sul mercato nazionale: dal credito, alla gestione del risparmio, fino ai servizi per un tessuto industriale nel pieno di un ricambio generazionale.

 

[…] Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Economia, ha evocato i poteri speciali del «golden power» e, secondo il «Ft», studierebbe persino di sospendere la «passivity rule» (ipotesi però smentita). Non è la prima incomprensione fra lui e la banca guidata da Andrea Orcel: già nelle ultime settimane del 2022 Unicredit avrebbe manifestato interesse per partecipare a una sistemazione di Mps – si osserva sia da Milano che da Roma – ma il governo avrebbe lasciato cadere.

 

GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE

Ora però la questione diventa concreta. Andasse avanti l’operazione su Banco Bpm, Unicredit sarebbe disponibile a cooperare per garantire una sistemazione del gruppo toscano in cui la banca di Piazza Meda a Milano ha il 10%. Ma perché quell’offerta vada avanti, restano alcuni aspetti da verificare.

 

Quando Unicredit ha presentato la sua offerta non vincolante di scambio lunedì, valutava il titolo Banco Bpm 6,65 euro: il 14,8% sopra la sua quotazione del primo ottobre. La corsa del titolo si deve, oltre che all’ottima gestione dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna, a una serie di fattori: le aspettative per l’offerta pubblica di acquisto su Anima, quelle per una progressione della redditività, oltre che all’operazione su Mps.

 

Per capire se Orcel deciderà di rafforzare la sua offerta bisogna dunque arrivare a marzo quando sarà chiaro se la redditività di Banco Bpm continuerà a crescere malgrado i tassi e la qualità del credito in calo in Italia; e se l’Opa su Anima sarà andata a segno.

GIUSEPPE CASTAGNA MASSIMO TONONI

Certo con il controllo di Anima, Unicredit avrebbe una leva per rinegoziare con Crédit Agricole, quando nel 2027 scadrà l’accordo di distribuzione con Amundi per la gestione del risparmio.  Crédit Agricole del resto potrebbe interessarsi a una parte degli sportelli che Unicredit dovesse cedere aggregando Banco Bpm. […]

ANDREA ORCEL CARLO MESSINA

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…