1. FORSE SALVERÀ IN EXTREMIS LA PROPRIA POLTRONA DI MINISTRO DELLA GIUSTIZIA (PER POCHI INTIMI), MA DI SICURO NONNA PINA CANCELLIERI S’È GIOCATA L’ASCESA AL QUIRINALE 2. E DIRE CHE RE GIORGIO (88) L’AVEVA PENSATA BENE LA PROPRIA SUCCESSIONE. QUALE TROVATA MIGLIORE, PER PASSARE ALLA STORIA, DI CEDERE LO SCETTRO PER LA PRIMA VOLTA A UNA DONNA? FEDELE. CHE GLI DEVE TUTTO. UBBIDIENTE. APARTITICA. PIAZZATA ALLA GUIDA DI DUE MINISTERI CHIAVE, COME IL VIMINALE E VIA ARENULA, IN MODO DA PADRONEGGIARE I DOSSIER E CONQUISTARE AFFIDABILITÀ AGLI OCCHI DEI FAMOSI ALLEATI 3. MAI VOTATA, SEMPRE COOPTATA. RITENUTA “POPOLARE” SOLO PERCHÉ SEMBRA ALDO FABRIZI CON LA PARRUCCA. CON LA CANCELLIERI E IL SUO VOCIONESUL COLLE, SI SAREBBE FINALMENTE COMPIUTA ANCHE LA VERA MISSIONE DI PINGITORE: TRASPORTARE IL BAGAGLINO AL QUIRINALE E TRASFORMARE LA COMICITÀ DI REGIME IN UN REGIME DELLA COMICITÀ
a cura di COLIN WARD (Special Guest: Pippo il Patriota)
1. RE GIORGIO, TROVANE UN'ALTRA
Forse salverà in extremis la propria poltrona di ministro della Giustizia (per pochi intimi), ma di sicuro Nonna Pina Cancellieri s'è giocata l'ascesa al Quirinale. Ve l'immaginate affrontare il gioco al massacro delle votazioni per la presidenza della Repubblica, con il fuoco di sbarramento delle ironie su quell'essere "a disposizione" della famiglia Ligresti? Un po' come se Giulio Andreotti avesse tentato di arrivare al Colle ai tempi del crack di Michele Sindona.
E dire che Re Giorgio (88) l'aveva pensata bene la propria successione. Quale trovata migliore, per passare alla storia, di cedere lo scettro per la prima volta a una donna? Sembrandogli eccessiva la soluzione Clio (79) ecco Nonna Pina (70). Fedele. Che gli deve tutto. Ubbidiente. Apartitica. Piazzata in rapida successione alla guida di due ministeri chiave, come il Viminale e Via Arenula, in modo da padroneggiare i dossier e conquistare affidabilità agli occhi dei famosi Alleati.
Mai votata, sempre cooptata. Ritenuta "popolare" solo perché sembra Aldo Fabrizi con la parrucca. Con la Cancellieri e il suo vocione nelle stanze dei corazzieri, si sarebbe finalmente compiuta anche la vera missione di Pingitore&Castellacci: trasportare il Bagaglino al Quirinale e trasformare la comicità di regime in un regime della comicità .
2. LE TARANTELLE DI NONNA PINA
E invece non andrà così. Non andrà così perché una ottima cronista locale di Repubblica Torino ha tirato fuori le telefonate che scottano della Signora Ministra, assai desiderosa di fare "tutto il possibile" per una famiglia che ha scavato un buco spaventoso in quello che era il secondo gruppo assicurativo italiano (dopo Generali).
Non andrà così, ed è già tanto se Nonna Pina Pelusa salverà la cadrega attuale, perché sulla vicenda Eziolo Mauro e l'Ingegner Cidibbì ci hanno messo il carico da 12 e vogliono andare al voto prima che Renzie si logori. Con tanti saluti a Eu-genio Scalfari (89), che invece è tutto indaffarato a tenere alto il catetere di Bella Napoli in favore di Aspenio Letta.
Oggi la bordata più pesante viene affidata alla penna di Massimo Giannini, che scaraventa su Repubblica due pagine impietose: "Dal Cavaliere alla Cancellieri, il romanzo del potere al telefono. I Ligresti nel solco del âberlusconismo da corruzione'. Perché il Guardasigilli sente il bisogno di rendersi disponibile?
Pesano le vicende del figlio e un rapporto gregario. Mai sentito di iniziative per altri detenuti. Scaglia e Mazzitelli, in carcere per la vicenda Telecom-Sparkle, erano malati come Ligresti. A Montecitorio si ipotizza che dalla mangiatoia dei Ligresti potrebbero venire fuori notizie spiacevoli per il fronte âgovernista' Pdl" (pp. 6-7). Un accenno, quest'ultimo, neppure tanto velato ad Angelino Jolie Alfano e ai suoi seguaci. Ed è chiaro che se nello scandalo Ligresti risultassero coinvolte anche alcune "colombe" del Pdl, le Larghe intese verrebbero travolte in un minuto.
Il Corriere della Stabilità (bancaria) tenta di tenere basso lo scandalo, ma dopo aver impiombato il primo sfoglio con le solite doglianze dei "Piccoli" e con un po' di propaganda su "Lavoro & Giovani" e Provincie, è costretto a venire al dunque (a pagina 10!). Ed è subito velina con un finto "dietro le quinte": "Quelle dimissioni offerte due volte al premier. Le rassicurazioni di Letta. Sabato pomeriggio il colloquio risolutivo. Cancellieri prepara la ricostruzione dei fatti: âQuando Fonsai fece l'offerta a mio figlio io ero soltanto un prefetto in pensione" (p. 11).
Eh sì, povera Nonna Pina. Completa l'opera di sbianchettamento un luminoso intervento firmato Valerio Onida (ma sembra scritto a quattro mani con Marzio Breda) che dà inchiostro al Napo-pensiero (p. 1-39, letto dopo i pasti, favorisce la digestione).
Il Giornale ne approfitta per intervistare con tutte le pompe la fidanzata del direttore: "Daniela Santanchè: âSalviamo la Cancellieri, ma lei sia coerente. Sbaglia a dire che il caso Berlusconi-Ruby è diverso dal suo" (p. 8). E invece è diverso: un conto è intervenire per liberare la finta nipote di Mubarak, un altro è muoversi per la vera figli di Don Salvatore.
Ottima e abbondante anche la segatura sparsa dal Messaggero di Don Cusenza: vigorosa apertura di prima sulla casa ("Tornano le detrazioni") e memorabile intervista a Nonna Pina Pelusa. Che straparla così: "Personalmente sono una roccia. Il metodo Boffo lo abbiamo ben conosciuto in altri tempi. Bisogna reagire". E ancora: "Non sempre sono piaciuta a tutti, da ministro dell'Interno prima e della Giustizia poi.
Qualcuno si è visto sciogliere comuni per mafia, altre persone sono state mandate via perché rubavano o perché hanno fatto strame del denaro pubblico" (p. 7). Ah, ecco. Il Complotto, la mafia, i servizi deviati. Dietro la divulgazione della sue indecorose telefonate con i Ligrestos, forse, anche l'interferenza di misteriose entità della Galassia.
Anche la Stampa del corazziere Calabresi dedica la prima pagina ad altro (intervista a Epifani, code alle edicole) e rassicura i cassintegrati Fiat: "Cancellieri, niente dimissioni. La maggioranza è compatta. Cuperlo: nessuno ultilizzi questo episodio per colpire l'esecutivo Letta" (p. 4). Ma figuriamoci, caro compagno! Poi passa la Corbi Maria e sono subito confetti: "I Peluso, tre uomini guidati da una donna iperprotettiva. La famiglia del ministro: per i figli i migliori studi e incarichi prestigiosi" (p. 5).
3. MARKETING POLITICO E VECCHI SISTEMI
Mirabile spettacolo in casa del Piddimenoelle, impegnato a scegliere tra i suoi prodottini di mero marketing elettorale con sistemi degni di Casal di Principe. E prendiamo Repubblica, giornale del partito: "Congressi caos, Epifani riunisce la segreteria Pd. Chiti: a Empoli tessere vendute a centinaia di immigrati. Sul rinvio ora Cuperlo frena. Spese folli negli alberghi, lascia l'incarico il capogruppo in Emilia". "A Piacenza colpi bassi tra lettiani e renziani. âVoti comprati'. âNon sapete perdere'. I due litiganti erano nella stessa giunta nel 2007 e sostenevano entrambi Letta. Ora si sfidano a colpi di ricorsi" (p. 11).
4. LOMBROSIANI PER SEMPRE
Ritagliare e rimirare la sacra immaginetta pubblicata a pagina 6 dal Corriere della Sera. Vi si contempla Fitto Raffaele, già noto ai Regi Tribunali, mentre argomenta con la mano destra rotante a mo' di statista di Nusco. Sullo sfondo, giganteggia su uno schermo il faccione di Angelino Jolie che si gratta la pelata e lo guarda con due occhi da triglia dell'altro ieri. Il doppio mento e il rotolino di ciccia che escono dal colletto della camicia di Fitto ci ricordano che per il post-Banana si preparano forze fresche.
5. CHAPEAU!
"Sprechi e infiltrazioni mafiose a L'Aquila', l'atto d'accusa dell'Europa sul post-sisma". Gran bello scoop di Attilio Bolzoni per Repubblica. "Ecco il dossier di Bruxelles: le new town costate il 158% in più dei prezzi di mercato. Il report scritto per conto della Commissione di controllo dei bilanci Ue da un eurodeputato danese dopo tre anni di indagini. Giovedì sarà discusso dall'Europarlamento. Solo per il calcestruzzo si sono spesi 4 milioni in più del previsto. I costi dei pilastri lievitati di 21 milioni. âMateriali scarsi, impianti elettrici difettosi e intonaco infiammabile'.
La Corte dei conti europea: se si farà pagare gli affitti l'Italia dovrà restituire 350 milioni. Critiche anche alla Commissione: doveva vigilare sull'uso dei fondi concessi" (pp. 8-9). Anche l'informazione avrebbe dovuto "vigilare". E invece, salvo poche lodevoli eccezioni, ha preferito appecoronarsi totalmente di fronte alla macchina della propaganda Berlusconi-Bertolaso.
6. SCAGLI LA PRIMA CIMICE CHI E' SENZA PECCATO
Per la serie, "Lo scandalo Snowden non è uno scandalo" (una coproduzione Langley-Via Veneto), ecco a voi lo scooppone del Giornale: "Anche i servizi italiani hanno spiato il Papa'. Memorie di uno 007. Un ex funzionario dell'intelligence: âSorvegliammo l'incontro tra Giovanni Paolo II e Tarek Aziz'. E sugli americani: âA Roma in 32 scoperti a intercettare" (p. 12). Solo?
7. L'ETERNA CARICA DEI BOIARDI
Il CorrierEconomia si dedica con insospettabile entusiasmo al poltronificio di Stato, un evergreen che ci appassiona sempre tanto. "Cento poltrone. Così cambia lo Stato imprenditore. Iniziano le grandi manovre in vista della stagione dei rinnovi. Primavera sembra lontana, invece c'è già che si muove... (sic!). Scaroni e Conti sono alla conclusione del terzo mandato. Ma con la nuova direttiva il quarto è possibile...(sic!) Le incognite su Cattaneo e la convivenza di Pansa e De Gennaro. Sarmi fa il chek-in per volare con Alitalia" (p. 2).
8. GIORNALISMO STRANOMAVERO
"Un miliardo in quadri: il tesoro nazista. Era accatastato da mezzo secolo dietro un muro di barattoli di fagioli e frutta sciroppata in un vecchio appartamento di Monaco" (Corriere, p. 1). Ma era Monaco o era via Gradoli?
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