1- L’INTRECCIO DI SOCIETÀ OFF SHORE CHE PORTA DAL RE DEI CASINÒ FRANCESCO CORALLO (LEGATO AL FINIANO COSIMO PROIETTI) AI TULLIANO’S ATTRAVERSO IL FACCENDIERE JAMES WALFENZAO è SERVITO SOLO A VENDERE LA CASETTA DI MONTECARLO AL ‘’COGNATO’’? 2- PERCHE’ CORALLO ERA IN POSSESSO DEL PASSAPORTO DI ELISABETTA? CHE AFFARI AVEVA IN PIEDI LA FIRST LADY DI MONTECITORIO CON WALFENZAO? CHI HA PRESENTATO CORALLO AI TULLIANO’S? E FINI SCARICA ELISABETTA: ”COMPORTAMENTI CHE NON CONDIVIDO” 3- L’EX FINIANO, LABOCCETTA, “UOMO” DI CORALLO: “GIANFRANCO DOVREBBE PARLARE”

1- L'INTRECCIO DI SOCIETA' OFF SHORE CHE PORTA DAL RE DELLE SLOT FRANCESCO CORALLO AI TULLIANO'S
Chiocci e Malpica per Il Giornale.it

Il risiko societario che sta dietro alla compravendita della «casa di Montecarlo» è complicato, pazzesco e a dir poco sospetto. Specie adesso che alla galassia di fiduciarie di copertura s'aggiunge la Jayden Holding Ltd, altra off-shore dell'isola di Saint Lucia - parente delle arcinote Printemps e Timara che si sono rimpallate l'immobile di Tulliani nel Principato - di proprietà del cognato di Fini e liquidata solo nel 2011, dopo lo scoop del Giornale. Carte alla mano, ecco la ragnatela di sigle e nomi nella limacciosa vicenda dell'appartamento di boulevard Princesse Charlotte.

IL COMPRATORE MISTERIOSO.
Per Fini a individuare l'acquirente per la casa che la contessa Colleoni aveva donato ad An fu proprio il cognato Tulliani. Che in quella casa, pochi mesi dopo, sarebbe andato a vivere. Non è chiaro in che modo Tulliani avrebbe individuato la Printemps, fondata due mesi prima nella lontana Saint Lucia. Non è nemmeno chiaro in che modo Tulliani sia diventato inquilino della Timara, società gemella della prima, che da questa aveva rilevato l'immobile pagandolo 30mila euro in più a ottobre dello stesso anno.
Non è chiaro, infine, come mai, sul contratto di affitto del gennaio 2009, le firme del locatario e del locatore siano identiche. Tra tante anomalie viene da concludere, vista la natura e la localizzazione delle società, che tutta questa mancanza di chiarezza sia il vero obiettivo del massiccio uso di fiduciarie.

LE SCATOLE CINESI
La mappa delle off-shore è da mal di testa. Parte da un network internazionale, il Corpag Group, che fornisce servizi «fiduciari» in tutto il mondo. Amministratore della Corpag è James Walfenzao, che costituisce da sempre anche un link tra la vicenda monegasca e il re delle slot Francesco Corallo. Walfenzao è infatti il rappresentante del Corallo Trust, oltre a essere il referente di molte succursali della Corpag: a Panama (Corpag Panama S.A., insieme a Cathy Walfenzao, probabilmente parente, di cui parleremo più avanti), nelle Antille Olandesi così care a Corallo, a Miami (Corpag Registered Agents Usa) e, appunto, a Saint Lucia (Corporate Agents Ltd St Lucia).

Proprio a Saint Lucia le società coinvolte nella vicenda della casa monegasca si intrecciano sempre di più. Sull'isola caraibica, l'ufficio di Walfenzao è in una palazzina blu al 10 di Manoel Street, sede dello studio legale «Gordon, Gordon&Co» dell'ex giudice Michael Gordon. Con Walfenzao, come agente Corpag, lavora anche Evan Hermiston, responsabile della Adco financial service, sempre ospitata nel palazzetto. Hermiston e Gordon appaiono in questa storia perché destinatari della famosa e-mail, con soggetto «Timara+Printemps», spedita da Walfenzao e resa pubblica da Valter Lavitola con un blitz a Saint Lucia.

Nella missiva, Walfenzao accenna allo scandalo in corso e spiega che «la sorella del cliente sembra avere forti legami con uno dei politici coinvolti», un riferimento che calza a pennello sui Tullianos. Gordon è anche l'uomo che firma i «certificate of incumbency» autorizzando Walfenzao e altri ad agire per conto di Printemps e Timara davanti al notaio. La Printemps, a sua volta, è «controllata» da un'altra off-shore gemella, la Jaman Directors Ltd, i cui dirigenti sono lo stesso Walfenzao e Tony Izelaar. Sono loro due che a luglio 2008 firmano dal notaio monegasco Paul Louis Aureglia l'acquisto della casa da An, rappresentata dal senatore Pontone, delegato da Fini.

Izelaar, poi, è legato a un'altra società, non caraibica, ma monegasca: la Jason Sam. È la referente del Gruppo Corpag nel Principato, e l'indirizzo della sua sede (avenue Princesse Grace) è lo stesso indicato sulla Gazzetta ufficiale del governo di Saint Lucia per contattare la liquidatrice della Jayden Holding Ltd, ossia l'ultima società scoperta dal blitz della Gdf a casa di Corallo, il cui titolare è Tulliani. La liquidatrice ha un cognome noto: è la già citata Cathy Walfenzao.

Alla Jason lavora anche Susan Elizabeth Beach, detta Suzi, che si presenta dal notaio a Montecarlo a ottobre per comprare la casa dalla Printemps Ltd per conto della Timara Lrd. Suzi è stata autorizzata a comprare da una società che, come era accaduto per la Printemps, controlla la Timara. L'ennesima off-shore gemella, la Janom Partner Ltd, i cui direttori sono i soliti Walfenzao e Izelaar. Infine, proprio l'indirizzo della Jason Sam è quello fornito negli atti di compravendita per l'invio della corrispondenza condominiale. Persino la bolletta della luce di Tulliani viene domiciliata a James Walfenzao, avenue Princesse Grace.

L'AMICO IN LAMBORGHINI
Ecco, torniamo su Walfenzao. Perché il consulente-fiduciario è protagonista anche del nuovo filone, tanto che l'informativa delle Fiamme gialle dedica un paragrafo ai «rapporti di Francesco Corallo con James Walfenzao». Proprio a Walfenzao Corallo si rivolge il 23 agosto 2006 per chiedergli di ritirare «per proprio conto una Lamborghini modello Roadster grigio metallizzato a Montecarlo presso l'indirizzo 31 Princesse Grace, 1st floor, e portarla a Roma presso gli uffici di Atlantis».

Il rapporto è molto stretto, quanto mai «fiduciario». Tanto che a marzo e a giugno del 2008 Corallo spedisce via fax (a un numero di Renton, nello stato di Washington) i passaporti di Giancarlo Tulliani e poi di Elisabetta proprio a Walfenzao. In mezzo, manda all'amico James un modulo per aprire un conto corrente intestato alla Jayden Holding, e proprio da quel documento si desume che la società è riferibile al cognato di Fini. Se si può capire il motivo per cui Corallo spedisce i documenti di Tulliani (sorprende l'invio del passaporto di Elisabetta: che affari doveva fare con Walfenzao tramite Corallo?), colpiscono le date che cristallizzano il rapporto tra i Tulliani e Corallo.

LE COINCIDENZE TEMPORALI
Proviamo a ricostruire. Fini e Corallo si conoscono almeno dal 2004, quando Gianfry viene immortalato nel ristorante del casinò dell'imprenditore a Saint Marteen. Almeno due «finiani» doc sono legati a Corallo (soprattutto l'onorevole Proietti intercettato nel 2006 mentre si dà da fare per lui coi Monopoli di Stato).

La liaison amorosa tra Fini ed Elisabetta, ex di Lucianone Gaucci, si conclama invece nel 2007, a dicembre nasce la prima figlia della coppia e solo al gennaio del 2008 risale la prima uscita ufficiale di Elisabetta con Gianfranco. E la Jayden Holding, che è certamente riferibile a Giancarlo, nasce proprio a gennaio del 2008. Chi, in così poco tempo, può aver presentato Corallo alla «nuova famiglia» di Fini, con referenze tali da far mettere l'imprenditore a disposizione dei fratelli per i loro affari d'oltreoceano?

2- FINI SCARICA LE COLPE SU ELISABETTA: «AMAREZZA PER COMPORTAMENTI CHE NON CONDIVIDO»
Emanuela Fontana per "il Giornale"

Non fa un passo indietro. Non si dimette. Non cambia niente, dice: «Non ho mentito agli italiani». Cambia forse qualcosa nel rapporto con la sua compagna, Elisabetta Tulliani, o con la famiglia di lei: c'è, da ieri, «una profonda amarezza per comportamenti che non condivido». Dopo le ultime rivelazioni del settimanale l'Espresso sulla casa di Montecarlo ereditata da An, Gianfranco Fini non mantiene il patto che aveva siglato con un messaggio video rivolto due anni fa al Paese.

Una giornata di silenzio, suo e dei suoi uomini, un lungo vertice di Fli durato oltre due ore, si sono conclusi con dodici righe di comunicato e la decisione di rimanere in sella. Dall'ultima inchiesta giornalistica non risulta «nulla di nuovo e definitivo rispetto all'effettiva proprietà» della casa, scrive Fini. Dice di non intendere farsi «condizionare dalla ciclica comparsa di documenti, più o meno autentici, sulla casa di Montecarlo».

L'unica certezza della vicenda è «l'archiviazione giudiziaria». Le notizie pubblicate dall' Espresso , fa sapere in serata la procura di Roma, sono cose «già note». Il presidente della Camera, prosegue il comunicato, continua a fare il suo lavoro «a testa alta».Le rivelazioni giornalistiche suscitano però «amarezza, ma questo è un aspetto tutto e solo personale». L'unica «novità», allora, per Fini, è il coinvolgimento della compagna. A cui sembra essere addossata tutta la colpa di una giornata da dimenticare.

Una giornata di trinceramento in ufficio e di dubbi,in cui l'ipotesi delle dimissioni sarebbe stata in effetti valutata. Vagliata con il quartier generale e, a quanto si apprende, anche con il Quirinale. Fini è comparso per mezz'ora davanti all'assemblea, poi ha delegato ai vicepresidenti. Dalle undici del mattino ha lasciato l'aula. Doveva incontrare il ministro iracheno Hoshyar Zebari in una sede pubblica, la sala del Cavaliere, invece la delegazione è stata ricevuta nello studio, dieci minuti o anche meno.

Liquidati gli iracheni, la stanza di Fini alla Camera è diventata il luogo del dramma, prima soffocato tra le poltroncine del Transatlantico, o nel giardino interno, dove gruppetti di futuristi (Flavia Perina, Benedetto Della Vedova, Antonino Lo Presti) parlavano fitto, gesticolavano, fumavano nervosamente. Sono le quattro del pomeriggio quando cede la tattica della quasi invisibilità. Fini rimane chiuso nella sua stanza, chi lo conosce dice che il fatto che non abbia mangiato non è notizia, a pranzo tira con sigaretta e caffè. Varcano il corridoio i fedelissimi, Della Vedova, Bocchino e Bongiorno, la consigliera giuridica.

Fino a quel momento avevano avuto la consegna del silenzio. Solo Fabio Granata aveva infranto la linea: «Noi siamo al suo fianco». Dopo una giornata di imbarazzi, il caso ora è affrontato di petto. Il faccia a faccia ha inizio. Dietro la porta dell'ufficio di Fini si discute, e non si esclude nessuna possibilità.

Alla Camera qualcuno inizia a parlare di dimissioni, anche se chi conosce bene il presidente, e ancor meglio le mura del palazzo, sorride: «Non se ne va! Non se ne andrà mai», esclama un commesso­che transita dal piano presidenziale («neanche se gli sparano», era stata la valutazione di Umberto Bossi). E un altro: «Non state pensando alla terza ipotesi, che si separi dalla moglie...».

Dopo mezz'ora esce Della Vedova. Si siede in Transatlantico con aria affaticata. «È una giornata difficile- ammette- ma ce ne sono state altre altrettanto difficili». Non difende però il suo capo a spada tratta:«Sto cercando di capire». Fini farà come Veltroni, anche se le storie sono diverse, ossia un passo indietro? Il capogruppo di Fli non risponde e basta. È chiaro che all'interno del partito c'è chi ci pensa a questa soluzione. Il comunicato, per ora, è l'ultima resistenza.

3 - LABOCCETTA: «IO NON MI OCCUPO DI SOCIETÀ ALL'ESTERO È GIANFRANCO CHE DOVREBBE PARLARE»...
Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"

Le ultime domande al deputato Pdl Amedeo Laboccetta, che sta «correndo a prendere un treno per Napoli», gliele poniamo via sms.

Se nell'ufficio di Francesco Corallo c'erano i fax dei passaporti di Elisabetta e Giancarlo Tulliani inviati a James Walfenzao, cioè il fiduciario che acquistò la casa di Montecarlo, vuol dire che Corallo e Fini oppure che Corallo e i Tulliani si conoscevano. Fu lei a presentarli?
L'onorevole replica pronto: «Ma perché non gira tutte queste sue cortesi domandine al presidente della Camera?».

Amedeo Laboccetta, ex grande amico di Gianfranco Fini ai tempi di An e amico tuttora e «da 30 anni» di Francesco Corallo, il re delle slot machine latitante all'estero, nel cui ufficio di piazza di Spagna i finanzieri, nel novembre scorso, trovarono le carte pubblicate da L'Espresso, smentisce che sia stato lui il «tramite» tra il cognato di Fini e l'imprenditore con base ai Caraibi per il grande affare della casa di Montecarlo.

E allora potrebbe essere stato Francesco Cosimo Proietti, deputato finiano e altro amico stretto di Corallo, a fare da tramite con i Tulliani?
«Vedo che non riesce a parlare con Fini, insista, vedrà che ci riuscirà...». Un muro.
L'intervista era iniziata ieri pomeriggio nel suo ufficio in via del Pozzetto, davanti a un caffè al ginseng.

Lei sa qualcosa della casa di Montecarlo, non è vero?
«Guardi, io non mi sono mai occupato di società all'estero né mai dei passaporti di Fini o dei Tulliani. Io non so niente di questa storia, io faccio parte della commissione antimafia e mi occupo di cose ben più serie. Della casa di Montecarlo gli unici che dovrebbero parlare sono Fini, Elisabetta e Giancarlo Tulliani. Stop».

Eppure quando i finanzieri, nel novembre 2011, perquisirono la casa di Corallo, in piazza di Spagna, lei si portò via un computer sotto il braccio. Conteneva qualche segreto?
«Quel computer era il mio e conteneva tutti i miei atti parlamentari della legislatura, a partire dal 2008».

È proprio sicuro di non aver cancellato nulla?
«Sì, una cosa l'ho cancellata: l'elenco dei 24 mila nomi degli iscritti al Pdl di Napoli».

E perché mai?
«Non volevo che finissero alla Procura di Milano».

Eppure c'è una foto che la ritrae felice a tavola insieme a Gianfranco Fini nel ristorante di Francesco Corallo sull'isola di St Maarten ai Caraibi. Solo coincidenze?
«Quella foto fu scattata il 25 agosto del 2004, il giorno di Santa Patrizia, l'onomastico di mia moglie. E a cena c'era Gianfranco, ma c'era pure la sua ex, Daniela Di Sotto. Eppoi c'erano mia moglie Patrizia e mia cognata».

E Corallo?
«No, Corallo non c'era e in questi anni con lui non ho mai parlato della casa di Montecarlo, neppure sotto l'ombrellone».

Ma l'isola di St Maarten è molto vicina all'isola di Saint Lucia, dove avevano sede le due società offshore (Printemps e Timara) protagoniste nel luglio 2008 dell'acquisto della casa di Montecarlo, società rappresentate proprio dal signor James Walfenzao, destinatario dei passaporti dei Tulliani e fiduciario dello stesso Corallo...
«Basta. Io non sono mai stato in vita mia a Saint Lucia, mentre sono innamorato di St Maarten e quell'estate del 2004 Fini venne a trovarmi solo per fare il subacqueo».

Sì, ma ora si è saputo anche che a Saint Lucia Giancarlo Tulliani aveva creato nel gennaio 2008 una nuova offshore, la Jayden, per la compravendita di immobili. Società rappresentata da un'altra Walfenzao, Cathy. Non sono troppe, le coincidenze?
«Guardi, spetterebbe a Fini parlare. E spetterebbe a Fini anche dimettersi da presidente della Camera, perché la vicenda della casa di Montecarlo continua a far soffrire l'intera comunità della destra italiana».

 

 

 

GIANFRANCO FINI CON ELISABETTA TULLIANI Fini con Elisabetta e Giancarlo TullianiFINI ELI E GIANCARLO TULLIANI Fini- GIANCARLO TULLIANIFRANCESCO CORALLO jpegSaint Lucia MAPPA saint_luciaLA FOTOCOPIA DEL PASSAPORTO DI ELISABETTA TULLIANI SPEDITA DA CORALLO A WALFENZAO jpegJames Walfenzaofini_casa_montecarlocasa montecarloPiantina di Montecarlo con casa Tulliani dal Corriere dell SeraAMEDEO LABOCCETTA I Tulliani e Fini e Laboccetta FINI, ELI, GIANCARLO TULLIANI, LABOCETTA, chiocci Francesco Proietti Cosimidaniela fini foto mezzelani gmt FLAVIA PERINA BENEDETTO DELLA VEDOVA ITALO BOCCHINO

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