craxi anna bettino

1. PARLA ANNA CRAXI, VEDOVA DI BETTINO: “LUI HA SPERATO FINO ALLA FINE DI POTER TORNARE IN ITALIA. CERTO, DA UOMO LIBERO. INTANTO PER FARSI CURARE. ERA GRAVEMENTE MALATO. ALL’ULTIMO SPERAVA CHE ALMENO GLI SOSPENDESSERO LA PENA PER POTERSI SALVARE…", SENZA DUE CARABINIERI DIETRO LA PORTA D’OSPEDALE COME LA PROCURA DI MILANO ORDINÒ 2. ALLORA CRAXI DECISE PER LA PRIMA VOLTA DI OBBEDIRE: "VOGLIONO CHE MUOIA E COSÌ SIA"

Da Hammamet Paola Sacchi per www.ildubbio.news

 

Craxi ad HammametCraxi ad Hammamet

 

Il lungo tavolo rettangolare nel patio della casa di Hammamet, praticamente l’ultimo ufficio rimasto allo statista socialista in esilio Bettino Craxi, ora è completamente sgombro. Non c’è più la montagna di carte, di libri, e di lettere di gente comune ma anche di Francois Mitterand, di Felipe Gonzalez e Mario Soares, la triade del socialismo mediterraneo. Spira un vento gelido in Tunisia, nei giorni del diciassettesimo anniversario, ricorso il 19 gennaio, della scomparsa di Bettino, l’altro ieri omaggiato sulla sua tomba anche dal ministro degli Esteri Angelino Alfano.

ANNA E BETTINO CRAXI ANNA E BETTINO CRAXI

 

LA Famiglia Craxi - Bobo, Anna, Bettino e StefaniaLA Famiglia Craxi - Bobo, Anna, Bettino e Stefania

Che seppur leader del Nuovo Centrodestra è stato il primo esponente di alto rango di un governo di centrosinistra a recarsi nel piccolo cimitero cristiano, luogo simbolo della caduta della nostra Prima Repubblica. Stefania Craxi scherza con amara e pungente ironia indicandomi la fontanella prima del patio: «Lo so, sarai delusa, qui non c’è più la fontana di piazza Castello che secondo i giornali italiani mio padre avrebbe rubato a Milano. Sai, l’abbiamo rispedita in Italia, con un carico speciale…». 

cerimonia ad HAmmamet in memoria di Bettino Craxi  - la moglie Annacerimonia ad HAmmamet in memoria di Bettino Craxi - la moglie Anna

 

Ride, Stefania. I Craxi hanno sempre saputo affrontare con stile e grande dignità una tragedia che non è solo la loro, ma una tragedia politica italiana. Il tavolo del patio ora è vuoto e non c’è più neppure il gatto Nerino che passava ore accoccolato sulle ginocchia dell’ex premier e leader socialista.

GHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO jpegGHERARDO COLOMBO ANTONIO DI PIETRO PIERCAMILLO DAVIGO jpeg

 

Mi racconta Anna Craxi, vedova di Bettino, facendo un rarissimo strappo al suo noto riserbo: “Nerino è morto, poco tempo dopo la scomparsa di Bettino”. Anna Maria Moncini (questo il suo cognome da nubile), figlia di un ferroviere socialista, la ex first lady italiana, forse la più discreta first lady di sempre, ha scelto di vivere qui, di restare vicina alle spoglie di suo marito.

 

cerimonia ad HAmmamet in memoria di Bettino Craxi  - la moglie Anna insieme alla figlia Stefania - In mezzo alle due donne il ministro degli Esteri tunisino Kamel Morjane - Sulla destra i ministri Brucerimonia ad HAmmamet in memoria di Bettino Craxi - la moglie Anna insieme alla figlia Stefania - In mezzo alle due donne il ministro degli Esteri tunisino Kamel Morjane - Sulla destra i ministri Bru

Aspira una sigaretta estratta da un pacchetto, elegantemente coperto da un astuccio rosa argentato, e mi racconta: «Sono contenta di tutte le visite e i riconoscimenti che ci sono stati per mio marito in questi anni. Iniziò Napolitano che per il decennale mi mandò un fax in cui riconobbe che per Bettino ci fu “una durezza senza uguali”, poi ieri (l’altro ieri ndr) è venuto anche Alfano. Mi ha pure baciata…». 

 

ANNA E BETTINO CRAXI ANNA E BETTINO CRAXI

Sorride. Ma poi Anna Craxi si ferma, la mente va indietro agli anni (1994-2000),  trascorsi in questa casa (una villetta carina, ma niente di lussuoso, niente rubinetti d’oro come fu comicamente scritto, se la vogliamo prendere a ridere) da Craxi in esilio e confida: «Lui ha sperato fino alla fine di poter tornare in Italia. Certo, da uomo libero, come lui ha sempre detto. Ma intanto per farsi curare. Era gravemente malato. All’ultimo sperava che almeno gli sospendessero la pena per potersi salvare…». Che, insomma, almeno gli concedessero di poter tornare nel suo Paese per salvarsi la vita, senza due carabinieri dietro la porta d’ospedale come la Procura di Milano, invece ordinò.

 

BETTINO E ANNA CRAXI CLAUDIO MARTELLI BETTINO E ANNA CRAXI CLAUDIO MARTELLI borrelli borrelli

E Craxi, che sulla sua tomba ha fatto scrivere «La mia libertà equivale alla mia vita», a quel punto decise per la prima volta di obbedire, come ha scritto il direttore del Dubbio Piero Sansonetti, dicendo a se stesso: «Vogliono che muoia e così sia». E però la sua memoria resta sempre più viva e scomoda per l’Italia. Lui continua a restare il convitato di pietra della nostra politica, costretta ogni anno a ricordarlo in occasione dell’anniversario della sua morte. E non solo.

 

Mi racconta la vedova Anna: «Pensa che abbiamo contato nel registro delle presenze al cimitero una cosa come 20.000 firme con tanto di dedica all’anno, le presenze però, dopo gli atti di terrorismo che hanno colpito la Tunisia, sono calate negli ultimi due anni. Ma in questi giorni ho perfino trovato firme di spagnoli, francesi, ma anche tedeschi. Quest’ultima un po’ una stranezza. Perché fino alla Francia di Mitterand o alla Spagna di Gonzalez capisco…E comunque la sua tomba continua ad essere sempre meta di pellegrinaggio».

craxi  napolitanocraxi napolitano

 

LETTERA DI NAPOLITANO A CRAXILETTERA DI NAPOLITANO A CRAXI

È una giornata grigia e uggiosa, dall’Italia sono in arrivo militanti socialisti, amici, simpatizzanti che ogni anno giungono qui per la ricorrenza della morte di Craxi, di cui il ventennale ormai si avvicina. Come avrebbe passato la giornata di oggi Bettino? Anna racconta lo schema dei giorni dell’esilio: «Lavorava sul tavolo nel patio o quando faceva freddo nella stanza dei fax. Dipingeva vasi (celebri quelli con la “lacrime” dei colori della nostra bandiera che simboleggiano l’Italia che piange), faceva litografie, serigrafie, scriveva discorsi (regolarmente cestinati nelle redazioni dei giornali italiani ndr), non stava mai fermo. Bettino lavorava sempre. Scriveva fino alle 2 o alle 3 di notte. Nel pomeriggio si recava nel centro di Hammamet al Caffè Moro alla Medina…». 

CRAXI BERLUSCONICRAXI BERLUSCONI

 

Dove tutti andavano a omaggiare, anche per chiedergli consigli di vita, Monsieur Le President. Dice Anna: «Lui era un uomo del popolo». Non c’è tassista, barista, ambulante, commerciante della Medina che non abbia conosciuto «Monsieur Craxì», con l’accento francese sulla i. La sua presenza qui era motivo di orgoglio per poveri e ricchi, per gente semplice e intellettuali e registi che in Tunisia hanno le ville.

 

Ma Bettino era amato soprattutto dai poveri, come la famiglia di pescatori a Salloum dove lui si era fatto costruire un capanno, il suo secondo “ufficio”, nell’esilio di Hammamet.  «Il 19 gennaio al cimitero siamo sempre di più», dice Anna Craxi. E Stefania: «Pensa che in questi giorni in Italia si stanno facendo anche tante messe di commemorazione organizzate dai militanti laici socialisti».

BERLUSCONI CRAXIBERLUSCONI CRAXI

 

Paola Sacchi e Saverio Zavettieri ex parlamentare Psi sulla tomba di Craxi Paola Sacchi e Saverio Zavettieri ex parlamentare Psi sulla tomba di Craxi

Anna, l’altro ieri si è commossa quando la figlia Stefania le ha fatto leggere il messaggio in cui Silvio Berlusconi, di cui la vedova Craxi con il marito fu testimone di nozze, ricorda che i valori di Bettino erano i suoi. «Purtroppo – dice Stefania, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi e presidente della Fondazione Craxi – sui social continuano a venire attacchi soprattutto da sinistra, mentre mio padre viene trattato con rispetto dalla destra missina».

 

di pietro colombo davigodi pietro colombo davigo

Lei, la tenace, indomita figlia di Bettino, è la vera artefice del fatto che la memoria di Craxi è sempre viva e presente, rappresentando per l’Italia un conto da regolare. Non solo ha intercettato Alfano che veniva in Tunisia e lo ha invitato sulla tomba del padre, ma nei giorni scorsi ha anche parlato con il sindaco (Pd) di Milano Beppe Sala, il quale si è detto non contrario a dedicare a Craxi una via nella sua città, quella via che finora gli è stata sempre negata.

 

stefania craxi silvio berlusconistefania craxi silvio berlusconi

La speranza è che almeno per il ventennale della scomparsa dello statista socialista quella via ci sia a Milano e a Roma. Craxi, mentre passava i giorni dell’abbandono guardando il mare verso l’Italia, come hanno ricordato Berlusconi e Alfano, ha insegnato all’Italia, del resto, a guardare lontano. Ma iniziò di fatto a morire il giorno dell’assoluzione di Giulio Andreotti. Quando felicissimo naturalmente per lo statista dc, suo alleato al governo, Bettino pensò: «Qui, l’unico delinquente per gli italiani sono rimasto io». L’Italia ha certamente un grande conto da regolare con lui.

bettino craxi andreottibettino craxi andreottiANDREOTTI E CRAXIANDREOTTI E CRAXICRAXI-ANDREOTTICRAXI-ANDREOTTI

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…