DOPPIO SCOGLIO PER LA “TRIPLA A” - OBAMA E I REPUBBLICANI DEVONO TROVARE L’ACCORDO PER LA RIDUZIONE DEL DEBITO ALTRIMENTI ARRIVANO DUE CETRIOLI: IL TESORO ENTRERÀ TECNICAMENTE IN BANCAROTTA E LE AGENZIE TAGLIERANNO IL RATING DEL RISCHIO USA, CON CONSEGUENZE A CASCATA SULL’ECONOMIA MONDIALE - C’È TEMPO FINO A FINE FEBBRAIO: ALLORA NON CI SARANNO PIÙ FONDI CON CUI FRONTEGGIARE IL FABBISOGNO FINANZIARIO AMERICANO…

Mario Platero per il "Sole 24 Ore"

John Boehner ce l'ha fatta: è stato rieletto con 220 voti alla presidenza della Camera. Con l'insediamento ieri del nuovo Congresso c'è dunque un ramoscello d'ulivo in casa repubblicana dopo le spaccature sul fronte degli accordi fiscali a cavallo dell'inizio dell'anno.

Un "raggruppamento" delle forze in campo è importante, perché la nuova partita, quella che dovrebbe puntare a una vera riduzione del disavanzo pubblico, questa volta con tagli di spesa, e autorizzare un nuovo tetto al debito è un'altra bomba a orologeria con scadenze molto precise tra febbraio e marzo e con una nuova minaccia molto concreta: in mancanza di un accordo ci sarà un rischio di bancarotta del governo e, come hanno annunciato mercoledì le agenzie di rating, quello molto concreto di un downgrading del rischio americano.

La prima scadenza è alla fine di febbraio. Avendo già superato tecnicamente il tetto sul debito, dopo le ingegnerie tecniche del segretario al Tesoro Tim Geithner di fine dicembre, per fine febbraio non vi saranno più fondi speciali con i quali far fronte al fabbisogno finanziario americano. Il Tesoro a quel punto, in mancanza di un accordo per aumentare il tetto sul debito, non potrà più far fronte alle spese ed entrerà tecnicamente in bancarotta.

Il primo marzo, sempre in mancanza di un accordo per i tagli della spesa, scatteranno i meccanismi automatici, tagli indiscriminati di spesa dal Pentagono a qualunque minima erogazione per complessivi 110 miliardi di dollari. Il 27 marzo infine ci dovrà essere l'autorizzazione per gli approvvigionamenti di spesa da parte del Congresso fino alla fine dell'anno fiscale 2013 che scade a fine settembre. Se anche questo terzo problema fosse irrisolto, la risposta sarà semplice: il governo americano chiuderà i battenti.

La battaglia è politica ovviamente, ma queste tre scadenze "monstre" a cavallo di un mese tra fine febbraio e fine marzo sono pericolose: per i mercati, per l'economia e per gli stessi politici americani. Non stiamo parlando infatti di semplici schermaglie politiche per le quali alla fine si troverà di certo una soluzione. Tra il novembre 1995 e il gennaio del 1996 Bill Clinton e Newt Gingrich si trovarono in un'impasse simile.

Non ci fu accordo, Clinton utilizzò il veto per un progetto su medicare e altre spese sociali e il governo, tutto il governo, dovette chiudere per 28 giorni. Ventotto giorni senza salario per milioni di dipendenti pubblici. Alla fine il confronto politico lo vinse Clinton. Questa volta? Come abbiamo visto i repubblicani sono pronti a tutto, persino a farsi una guerra senza quartiere al loro stesso interno.

E le tre scadenze sono strettamente legate le une alle altre: i repubblicani hanno già detto che non approveranno il rinnovo del tetto sul debito in mancanza di tagli adeguati alla spesa: «Abbiamo un debito di oltre 16mila miliardi di dollari. Un disavanzo pari al 10% del Pil: occorre porre un freno, lo faremo tagliando la spesa in modo tale da poter consentire un responsabile aumento del tetto» ha dichiarato un paio di giorni fa Eric Cantor, il capo della maggioranza alla Camera.

Senza concessioni per i tagli alla spesa sociale da parte di Obama dunque i repubblicani non rinnoveranno il tetto al debito e poi il diritto di approvvigionamento. I termini della partita sono molto semplici, il gioco sarà molto difficile e molto pesante. Avremo altri due mesi di lotta senza quartiere e questa volta in gioco non ci sarà un aumento del 5% dell'imposta sul reddito, ma la bancarotta del governo e la perdita del salario - magari anche per un mese - di milioni di statali.

 

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