DA ALFANO AL FANGO - IL BANANA, CHE HA COSTRUITO IL PDL GRAZIE ALLE SUE USCITE DEGNE DEL CABARET, ADESSO È IL PRINCIPALE PROBLEMA DEL PARTITO - ORMAI LA SITUAZIONE È DISPERATA: LO SMOTTAMENTO DEI PIDIELLINI È INARRESTABILE, DA FRATTINI A PECORELLA, DA STRAQUADANIO A COSSIGA JR - IN UNO SLANCIO DI ORGOGLIO, ANGELINO HA AFFRONTATO IL POMPETTA DICENDOGLI DI SMETTERLA CON I DISCORSI PARA-GRILLINI - SI PROFILA L'IPOTESI PIÙ CLAMOROSA: FAR FUORI IL GRANDE CAPO SILVIO...

Francesco Bei per "la Repubblica"

A un passo dalla disgregazione del partito, ieri Angelino Alfano ha finalmente affrontato di petto il Cavaliere. Un faccia a faccia teso, a palazzo Grazioli, durante il quale, riferiscono i pochi che sanno, il segretario ha posto una condizione precisa per proseguire il suo mandato: «Ora basta parlare di liste civiche e di spezzatino del Pdl. Se non vuoi che salti tutto devi fermare immediatamente queste voci».

La situazione è critica, l´esplosione finale è dietro l´angolo. Ed è tanto grave da aver costretto un solitamente prudente Schifani a vergare una lettera accorata contro lo «sfilacciamento» del Pdl e l´ondivagare fra tentazioni grilline, Santanché, ribellismi vari e sostegno imbarazzato a Monti. Un documento in cui si invita il segretario a «guadagnarsi l´autonomia necessaria», che suona come un invito a liberarsi dalla tutela non solo dei vari Verdini e La Russa, ma anche dello stesso Berlusconi.

Nel partito sono certi che, alla base dell´iniziativa del presidente del Senato, ci sia anche la preoccupazione crescente del capo dello Stato per il caos del Pdl e i riflessi negativi che questo getta sul governo. Ma dalla presidenza del Senato arriva una netta smentita: «I rapporti fra Schifani e Napolitano sono ottimi, la lettera al Foglio non c´entra nulla».

Nell´ultima settimana la tensione fra il delfino designato e il padre-padrone del partito ha già raggiunto il livello di guardia quando Berlusconi ha proposto l'uscita dell´Italia dall´euro o la stampa di banconote da parte della Zecca. Una proposta «improvvida» per Alfano che ha preteso dal Cavaliere un´immediata smentita.

E di fatti la retromarcia c´è stata, seppur tardiva, ma essere stato costretto a smentirsi non è affatto piaciuto all´ex premier. Che, anzi, aveva attentamente calibrato la sua "provocazione" con l´idea di monitorarne l´effetto sull´elettorato di riferimento. «Stavamo avendo un ottimo riscontro - spiega una fonte vicina al Cavaliere - ma poi quella retromarcia imposta dal segretario non è piaciuta a nessuno: sul web è stata una carneficina».

Il fatto è che l´ex premier non ha alcuna intenzione, nonostante le smentite di ieri (non a caso è stato Alfano a comunicare «l´opinione di Berlusconi» circa la sopravvivenza del Pdl in quanto tale), di abbandonare il suo progetto di lista civica. Il "casting" affidato a Maria Rosaria Rossi prosegue, Bertolaso è lanciatissimo nell´organizzazione. Certo anche ieri, nell´incontro con il segretario Berlusconi ha ripetuto che non intende rottamare il partito.

«La mia idea - è il ragionamento proposto davanti ad Alfano - è circondare il Pdl di una ghirlanda di liste civiche che possano essere appetibili per chi non ce la fa più a votare un partito. Faremo una federazione dei moderati ma senza Casini». Rassicurazioni che non hanno convinto affatto. Né il segretario né, soprattutto, i vari capicorrente. I quali hanno ormai avvertito la spiacevole sensazione di avere un bersaglio disegnato dietro la schiena. E si muovono di conseguenza immaginando un futuro in proprio nel caso il Pdl dovesse davvero scomparire. Ignazio La Russa e Giorgia Meloni immaginano ad esempio una sorta di rifondazione missina, una "reunion" di destra aperta a Storace. Anzi, si dice che La Russa sia andato proprio da Storace, dopo l´appello di Marcello Veneziani sul Secolo, a sondarne le intenzioni «nel caso che.. ».

Di Franco Frattini, una colomba sempre più in sofferenza per le prese di posizioni anti-Monti dei suoi compagni di partito, si dice che stia puntando a fare il segretario generale della Nato. Ieri hanno formalizzato la nascita della loro associazione «Per un´altra Italia» undici deputati del Pdl, pronti a mollare gli ormeggi. Tra loro, oltre ai promotori Stracquadanio e Bertolini, figurano Mariella Bocciardo, ex moglie di Paolo Berlusconi,, Giuseppe Cossiga, Giustina Destro e l´ex avvocato del Cavaliere, Gaetano Pecorella. Giuseppe Pisanu, rimasto «avvilito» per l´uscita sull´euro, nelle prossime ore avrà un ultimo confronto con il Cavaliere per capire anche lui la direzione da prendere.

In questa torre di babele, Alfano sa che ha ormai poco tempo a disposizione per provare a immaginare qualche contromisura prima che tutto deflagri. E in realtà un piano d´emergenza il segretario ce l´avrebbe anche, elaborato negli ultimi giorni insieme a Maurizio Lupi, Luigi Casero, Andrea Augello, Maria Stella Gelmini e pochi altri fidati consiglieri. E lo vorrebbe rendere noto a breve. L´idea è quella di convocare un appuntamento largo di partito, una Direzione o l´assemblea nazionale.

In quella sede elaborare e lanciare quattro o cinque condizioni da presentare a Monti per restare in maggioranza. «Un programma degli ultimi 100 giorni», da portare a palazzo Chigi per vincolare il proprio sostegno all´accoglienza o meno di quelle proposte economiche. Oltre a questo, Alfano ormai ha deciso di liberarsi della vecchia guardia. Intende procedere una volta per tutte all´azzeramento di tutti gli incarichi, dai tre coordinatori in giù.

Per poi nominare una segreteria snella, composta dagli attuali quarantenni con innesti di giovani e formattatori. Ma i suoi in queste ore gli stanno consigliando di osare, di abbattere davvero tutti i vecchi totem. «Dobbiamo eliminare anche l´inutile e pletorico ufficio di presidenza, che si rivelerebbe un doppione inutile». Un gesto inaudito, perché significherebbe prendere di petto l´unico vero ostacolo alla sua leadership: Silvio Berlusconi.

 

BERLUSCONI E ALFANO ANGELINO ALFANO E SILVIO BERLUSCONI STRACQUADANIOGIUSEPPE COSSIGA MAURIZIO LUPI DANIELA SANTANCHE MARIA STELLA GELMINI Pisanu Giuseppe

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…