CHIAMI GLI IDRAULICI E TI RITROVI LE CIMICI: SAPESSI COM’È STRANO FARE GLI AMBASCIATORI A WASHINGTON

Guido Olimpio per il "Corriere della Sera"

L'ambasciata italiana a Washington è un bell'edificio, circondato dal verde. Si affaccia su una piccola strada in leggera salita e senza uscita, Whitehaven Street, nella zona nordovest della capitale. E' questa la «casa» dove gli «idraulici» della Nsa hanno trafficato. Però non per aggiustare un rubinetto che perdeva. Altri fini. Nel gergo spionistico, gli idraulici sono gli agenti che si infilano in un luogo per prelevare o mettere qualcosa. In questo caso hanno messo.

Le operazioni - che secondo le carte di Edward Snowden sono andate avanti nel tempo - devono aver richiesto un certo lavoro. Per non suscitare sospetti. Circondata da un muro, la nostra ambasciata sorge in un'area sensibile. Davanti c'è quella del Brasile, poco più avanti una fila di belle case, compresa quella dell'ex segretario di Stato Hillary Clinton. Una buona vicina, talvolta ospite quando si celebra la festa dell'isolato. Ad un chilometro di distanza vive, nel Number One Observatory Center, il vicepresidente Joe Biden.

Gli americani, per l'osservazione remota, di arnesi ne hanno. Satelliti, furgoni attrezzati o soluzioni tradizionali quali postazioni camuffate. A questo è servita una villetta con una luce perennemente accesa all'esterno e le tende abbassate nei pressi dell'ambasciata russa. Sembrava disabitata. Senza vita. Fintanto che un curioso non si è accorto di un teleobiettivo al piano superiore, un occhio dell'Fbi puntato sul palazzone di Wisconsin Avenue. Chiunque entrasse o uscisse era immortalato. Un po' più complicato nel caso della rappresentanza italiana.

A Whitehaven Street, se le rivelazioni sono fondate, hanno usato metodi diversi. E dai laboratori hanno tirato fuori le «cimici», miniaturizzate. Ben lontane dalla famosa antennina che il Kgb nascose in un emblema. Un piastrone con il disegno dell'aquila che campeggiava su una parete della sede diplomatica americana a Mosca. Altra tecnologia rispetto alla Guerra Fredda.

Per violare la nostra le spie possono aver sfruttato uno dei tanti ricevimenti. Gli inviti all'ambasciata sono sempre graditi. Dagli americani e dagli stranieri che vivono a Washington: è un bel posto, gli eventi sono interessanti e il cibo è ottimo. Una talpa ha colto l'occasione di un party per salire negli uffici del primo piano? E' qui, lungo un corridoio ad anello, che si aprono gli uffici, compreso quello del nostro ambasciatore Claudio Bisogniero.

Sono zone sorvegliate ma quanto è emerso in questi giorni ha mostrato che l'Nsa è riuscita a infiltrarsi in decine di obiettivi, tutti di Paesi amici. Che, in questi anni, hanno dato per scontato che il Grande Fratello ascoltasse ma non fino a questo punto. Possibile anche che l'intelligence Usa si sia servita di un visitatore. La palazzina non è un bunker, è relativamente accessibile, a tenerla d'occhio i carabinieri insieme a guardie private, metal detector, telecamere. Difesa tradizionale che si integra con altre forme di tutela.

«Tutte le nostre sedi all'estero vengono sottoposte ad attività di bonifica per scoprire eventuali microspie. Un compito che ricade sui servizi d'intelligence e sull'Ucs, Ufficio centrale di sicurezza, unità che dipende dalla presidenza del Consiglio», spiega una nostra fonte che si muove spesso tra le due sponde dell'Atlantico.

«I controlli vengono svolti ogni tanto e molto dipende dall'ambiente esterno - aggiunge -. Se si teme di essere "illuminati" da 007 stranieri si possono chiedere ispezioni supplementari». Gli apparati per scoprire gli «insetti elettronici» esistono, però è anche vero che l'equivalente di «Q», l'ingegnere senza nome che fornisce le affascinanti diavolerie a James Bond, ha mezzi senza limiti.

Con questi l'Nsa ha puntato la nostra ambasciata chiamata in codice «Bruneau», un posto nell'Ohio, e «Hemlock», una serie tv sull'horror. Nomi di fantasia, partoriti da una macchina o pescati in una lista precostituita, dietro i quali si è celata la pugnalata alle spalle. Ed è così che un luogo di incontro è diventato un avamposto assediato da mille occhi. Invisibili.

 

 

 

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