LE AMBIZIONI DI RENZI TRA DUE FUOCHI: LA LONGEVITÀ DEL GOVERNO E IL RINVIO DEL CONGRESSO

Maria Teresa Meli per "Corriere.it"

Nel Pd, affannato e ancora vincolato all'alleanza con Silvio Berlusconi, si aspetta il prossimo tormentone. Non è che ci sia da attendere troppo. Già la prossima settimana andrà in scena l'ennesimo dramma democrat. Questa volta il pomo della discordia è la mozione dei grillini che prevede l'abolizione della tranche di luglio del finanziamento pubblico ai partiti. Su questa battaglia Matteo Renzi ed Enrico Letta sono uniti. Chiedono entrambi chiarezza e invocano tutti e due lo stop a questo sistema. Perciò Epifani e Bersani, che pure sono contrari all'abolizione tout court dell'attuale legge, hanno cercato il compromesso.

Il messaggio a Renzi è stato spedito direttamente dal capogruppo alla Camera Roberto Speranza: «Troviamo una posizione univoca, non possiamo dividerci su questo». Il sindaco di Firenze è stato chiaro nella risposta che ha affidato ai suoi: «Io non voglio destabilizzare niente, non ne ho la minima intenzione, però non potete chiedermi rinvii dell'abolizione del finanziamento o soluzioni pasticciate. Per carità, sono prontissimo a preparare un documento di tutto il Pd, ma prima voglio leggerlo bene, voglio che su questo ci sia la massima chiarezza». E poi, con i suoi Renzi è stato più esplicito: «Su questo tema dobbiamo continuare a incalzare il partito, non dobbiamo lasciar andare la presa, perché è un tema troppo importante».

Insomma, Renzi sa bene che nel Pd c'è ancora chi vorrebbe metterlo alle strette e isolarlo, ma sa anche che ogni qual volta i maggiorenti del partito danno l'impressione di volerlo ingabbiare la sua popolarità sale. Per questa ragione tranquillizza i suoi, preoccupati per il pressing della maggioranza interna che li accusa di voler far cadere il governo Letta: «Figuriamoci, non è per quello che facciamo noi che l'esecutivo va avanti o cade. Può procedere solo se sbroglia nodi e offre soluzioni e comunque nel nostro gruppo non c'è nessuno, a cominciare da me, che vuole contrastare Letta. Dopodiché, se la nomenklatura del Pd è convinta di salvare se stessa isolando me, chi se ne importa».

Tanta apparente flemma nasconde però una preoccupazione. E cioè che il governo vada avanti per altri due anni, come ha lasciato intendere ieri lo stesso Letta. Fino al 2014 e oltre. In questo caso è chiaro che Renzi dovrebbe giocarsi tutto sul piatto della segreteria del partito, anche se dalle parti di Largo del Nazareno continua a spirare vento di rinvio. Perché, come dice un autorevole dirigente bersaniano: «Se la situazione politica si complica noi non possiamo certo tenere il congresso del partito in autunno. Sarà inevitabile farlo slittare all'inverno inoltrato».

Quello del rinvio è un pericolo reale, di cui Renzi ha contezza. Il sindaco di Firenze conosce i sondaggi di Berlusconi, quelli che rivelano come il centrodestra sia condannato a perdere nel caso in cui il primo cittadino del capoluogo toscano capeggiasse lo schieramento di centrosinistra.

Stando a quelle rilevazioni il fronte guidato dal Pd vincerebbe sia alla Camera che al Senato. Vittoria piena, insomma. Ed è per questo, secondo Renzi e i suoi, che Berlusconi farà di tutto pur di non provocare la caduta del governo. Ed è sempre per questo che, vista la possibilità di un dilatarsi ulteriore dei tempi, il sindaco rottamatore deve giocare per forza la partita della segreteria.

Glielo ha detto anche Walter Veltroni che pare non abbia apprezzato affatto che i suoi si siano uniti a Bersani ed Epifani nel tentativo di isolare Renzi. «Non puoi non avere dietro il partito, altrimenti non riuscirai a fare niente». Lezione che, a quanto pare, Renzi ha mandato giù a memoria. Perciò da qualche tempo in qua i sondaggi lo confortano ma non gli bastano. Il 59 per cento degli italiani, stando all'ultimo sondaggio Swg lo vorrebbe come leader, mentre solo il 33 ha fiducia nell'attuale governo.

Enrico Letta ha maggior appeal dell'esecutivo da lui guidato, perché veleggia intorno al 46 per cento, ma è tuttora sotto il sindaco di Firenze che, pure, nelle ultime settimane ha perso punti. Il che, vedendo come si muove in questi giorni, non deve preoccuparlo oltre misura. Tant'è vero che ha programmato una serie di viaggi nelle capitali europee per accreditarsi con i governanti della Ue (la prima visita data all'altro ieri).

Una decisione che la dice lunga sulle sue future intenzioni: lo dirà quando lo dirà, ma, di fatto, il tormentone «Renzi si candida o non si candida», è già finito. Renzi si candida. E tutto nel Pd prenderà il via dal quel momento .

 

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