donald trump kim jong un

AMERICA FATTA A MAGLIE - IL PROSSIMO MISSILE DELLA COREA DEL NORD SARÀ ABBATTUTO DAGLI USA? QUESTO SI INTUISCE DALLE FRASI DI TRUMP. ‘GLI STATI UNITI HANNO DIALOGATO CON LA COREA DEL NORD E PAGATO DENARO FRUTTO DI ESTORSIONE PER 25 ANNI. IL DIALOGO NON È LA RISPOSTA’. UN MESSAGGIO SOPRATTUTTO ALLA CINA - ARRIVERÀ UN ACCORDO COL GIAPPONE E CHIEDERANNO L’APPOGGIO DI TUTTI. ANCHE DELL’UNIONE EUROPEA CHE SI NASCONDE…

Maria Giovanan Maglie per Dagospia

 

The U.S. has been talking to North Korea, and paying them extortion money, for 25 years. Talking is not the answer!

KIM TRUMPKIM TRUMP

Gli Stati Uniti hanno dialogato con la Corea del Nord e pagato denaro frutto di estorsione per 25 anni. Il dialogo non è la risposta.

 

Twitta così il presidente Donald Trump lasciando il Texas devastato da Harvey,e  preparando il viaggio di questa sera in Missouri dove va a parlare finalmente di riforma delle tasse, e tenterà di convincere i riluttanti, non si capisce a quale titolo e con quale ragionamento, che abbassare drasticamente le tasse alle imprese significa dare un'ulteriore spinta all'economia e alle condizioni di vita di tutti.

 

Le tasse sono il vero provvedimento che può riportare ai massimi livelli la popolarità e il consenso al presidente, e se un errore ha commesso Trump è stato quello di non occuparsene come primo punto dell'agenda, lasciando la disastrosa riforma della Salute di Obama al proprio destino, e anche i repubblicani che non sanno che pesci prendere al proprio.

 

Ora però è arrivato il momento o non si farà il tempo per le elezioni di metà mandato del 2018. Ora però la Corea del Nord incombe, e una risposta va trovata. Presumibilmente quando il presidente dice che il dialogo non è più un'opzione, intende dire che dalla prossima volta al lancio di missili di Pyongyang  risponderà facendoli abbattere,e la risposta varrà come avviso per la Corea del Nord ma anche e soprattutto per la Cina.

 

KIM JONG UN DONALD TRUMPKIM JONG UN DONALD TRUMP

Il Giappone nel suo piccolo si è veramente incazzato dopo l'ultimo lancio di un missile balistico da parte di Pyongyang che martedì ha sorvolato il Paese, e a detta dei portavoce del dittatore coreano  rappresenta solamente il primo passo  di una più vasta operazione militare nel Pacifico. L'obiettivo naturalmente è Guam,  l'isola sulla quale  c'è una base militare degli Stati Uniti  che la Corea del Nord definisce  una base avanzata di invasione.

 

 

Alla richiesta  alle Nazioni Unite da Giappone e Corea del Sud di una nuova serie di sanzioni contro la Corea del Nord per il momento non è stato dato ascolto. Anche se l'affare si allarga perché l'Australia valuta la possibilità di incrementare la flotta navale proprio per "far fronte al comportamento molto irregolare della Corea del Nord". Lo ha dichiarato il ministro della Difesa e dell'Industria Christopher Pyne ai giornalisti ad Adelaide, spiegando che i nuovi cacciatorpediniere della Marina potrebbero essere dotati di scudi di difesa missilistica.

 

kim jong un osserva il missile  intercontinentale  nordcoreano luglio 2017kim jong un osserva il missile intercontinentale nordcoreano luglio 2017

Che cosa intende fare Donald Trump? Ha minacciato una furia di fuoco attirandosi le critiche dei cinesi, i veri interlocutori fantasma della vicenda, gli unici che potrebbero in pochi giorni far fuori il dittatore nordcoreano. Si fa presto a dire che la questione cinese è il vero problema cruciale dei prossimi 10 anni per gli Stati Uniti perché  e’ così veramente, e niente e’ più velenoso del ruolo internazionale della Cina comunista, pensate solo ai finanziamenti massicci al Venezuela che ora il Venezuela non onora più, perché non paga le rate dei prestiti, e a quanto poco ci vorrebbe a strangolare il tiranno Maduro.

 

 

Per intanto sta arrivando a Seul il nuovo ambasciatore americano che si chiama Victor Cha, era direttore degli affari asiatici del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Di origini coreane, ha partecipato ai colloqui multilaterali sul programma nucleare nordcoreano durante l'amministrazione Bush, autore di saggi importanti sull'area,  e’ convinto che contro la dinastia dei Kim non siano possibili soluzioni pacifiche.

 

gittata del missile  intercontinentale  nordcoreano luglio 2017gittata del missile intercontinentale nordcoreano luglio 2017

 

Si affrettano ancora a fare dichiarazioni distensive il segretario di Stato Rex Tillerson, è quello alla difesa, John Mattis, secondo tutti e due soluzioni pacifiche sono sempre possibili. Non vuol dire che siano in disaccordo con la linea dura di Trump, nell'impazzimento  dei media nel seguire la presidenza Trump questo è un errore diffuso. In realtà se è vero che gli uomini dell'Amministrazione si sentono autorizzati nel clima generale di caos a prendere pubblicamente le distanze in alcuni casi dal Presidente, in specie sul tasto dolente del politically correct che tutti avvelena e corrompe, non è così per la politica dell'Amministrazione. Diciamo che giocano a socio buono e socio cattivo.

 

Ma la sintesi la offre Nicki Halley, valentissima ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, una che non è nata trumpiana ma si è perfettamente adeguata, quando alla fine della riunione del Consiglio di Sicurezza dice “qualcosa di importante  veramente deve succedere”. Non se ne esce in altro modo.

 

Ovvero bisogna trovare il modo di bucare la pelle d'elefante di Kim Jong Un, di fargli sentire una qualche sofferenza. Costui vive in una sorta di regno mostruoso fatato, dove il suo volere non è solo ordine, è terrore. Chiunque abbia visitato il Paese  descrive un luogo di povertà miseria e paura, nelle prigioni i dissidenti ridotti a scheletri.

MISSILE COREA DEL NORDMISSILE COREA DEL NORD

 

E’ bene ricordarlo e ricordare l'imprevedibilità di un dittatore che si è sentito totalmente libero per troppi anni. Dopo aver dichiarato che si sarebbe astenuto da altri lanci di missili, ne ha lanciato uno su un'isola giapponese perché vuol tentare di mettere in discussione l'alleanza tra Stati Uniti e Giappone, spaventare il Giappone facendolo sentire solo. Al tempo stesso ha l'obiettivo di spaventare gli Stati Uniti dimostrando di poter arrivare sul suolo americano. La escalation è talmente evidente che persino quei banditi dei cinesi ammettono che si è arrivati molto vicini al punto di non ritorno.

 

Ma siccome quando Trump dice che tutte le opzioni sono sul tavolo non è la prima volta che Kim Jong Un se lo sente dire, il punto è il proprio il passaggio, e la possibilità di farlo, dalle dichiarazioni alle azioni. L'effetto di alcune sanzioni è irrilevante per uno che se ne frega delle condizioni di vita del suo popolo, per esempio l'embargo sul petrolio.

 

kim jong un  kim jong un

E allora? Scartata l'ipotesi di un'invasione della Corea del Nord, lontana per il momento la possibilità che la Cina faccia il lavoro sporco, ci sono misure che Donald Trump e i suoi generali stanno esaminando in tempo breve. A partire dall' esplicitare che cosa si intende con  le parole “il dialogo non serve”: minacciare chiaramente la Corea del Nord che qualsiasi missile a medio raggio Intercontinentale che dovesse costituire in futuro un pericolo per gli Stati Uniti per i suoi alleati sarà intercettato e abbattuto.

 

È una decisione che gli Stati Uniti possono prendere autonomamente ma preferiscono un accordo con il primo ministro del Giappone Shinzo Abe dimostratosi un alleato affidabile del presidente. Un accordo di questo tipo bilaterale riuscirebbe ad avere l'appoggio sostanziale anche dell'Unione Europea ed altre nazioni sarebbero costrette a seguire, perché deve valere per tutti che non si possa tollerare un'aggressione con missili balistici.

 

missile della corea del nord sorvola il giappone missile della corea del nord sorvola il giappone

Si lavora alla definizione di minaccia ovvero qualsiasi lancio che colpisca o passi sopra un alleato americano, che arrivi alla distanza di 700 miglia da un territorio americano come Guam. In questo modo secondo gli esperti alla Corea del Nord verrebbe impedito di mettere insieme i dati tecnici di cui ha bisogno per perfezionare il programma. Insomma, non ci provate piu ovi buttiamo giù tutto, avvertimento che vale anche per l'Iran. Come ripetono gli esperti, siamo in un'era di escalation e proliferazione di missili balistici e l'America ha bisogno di una deterrenza credibile.

 

La soluzione diplomatica  sempre possibile di cui continua a parlare John Mattis, il segretario alla Difesa, ha una possibilità di successo se la Cina si convince che l'alternativa è un'azione militare americana contro la Corea del Nord. Paradossalmente, continuando a esitare, l'azione militare diventa inevitabile. Su questo puzzle ci si esercita a Washington e dintorni

 

 

Ultimi Dagoreport

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. LA QUESTIONE DELLA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA SI INGARBUGLIA – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…